Barmasse: Urubko è un fuoriclasse. Non un pazzo

denis urubko

Denis Urubko tornerà a piedi a Skardu, attraverso il ghiacciaio del Baltoro. Urubko ha raccontato, per sommi capi (al ritorno se ne saprà di più) del suo tentativo solitario sul K2. Meteo proibitivo, venti forti, gran freddo e visibilità a zero tanto che è caduto in un crepaccio. Insomma, se l’è vista brutta. Ma è tornato sano e salvo al campo base. Dove è stato oggetto anche di uno scherzo da parte del team polacco: la modifica della password della connessione wifi che giocava sulla fine dell’inverno il 28 febbraio. Lui ha risposto, nel momento di andarsene, con un post nel quale augurava a tutti Buona Primavera.

Molto si è detto in questi giorni sulla sua decisione di tentare da solo il K2, su regole e istinto, tra danni alla spedizione e altro.

Riportiamo, in quanto interessante, l’opinione dell’alpinista valdostano Hervé Barmasse:

Denis Urubko è un fuoriclasse, non un pazzo.
Considerazioni sui recenti fatti al K2

Ci sono gli alpinisti, e poi ci sono i fuoriclasse. Per esserlo si devono esprimere qualità fisico-atletiche al di sopra della norma, coerenza con i propri ideali, rispetto di valori, etica e soprattutto la capacità di gestire da soli scalate che molti ritengono impossibili ad una squadra.
E anche se non condivido lo stile himalayano usato dalla spedizione polacca sul K2 in questi mesi freddi, come in genere sugli 8000, ritengo Urubko, un fuoriclasse d’altri tempi. Potrei spingermi a dire il nuovo Jerzy Kukuczka, per citare un altro dei grandi alpinisti himalayani. E non solo ho rispettato la sua scelta di partire da solo ma in cuor mio speravo andasse a buon fine. Perché Denis insegue l’impossibile, fa sognare e rende affascinante un alpinismo oramai troppo spesso enfatizzato dagli stessi protagonisti e da molti giornalisti. Riguardo invece all’inizio e alla fine dell’inverno, ancora oggi leggo persone che si divertono a schernirlo per la sua idea che reputa valido il calendario nepalese (1 dicembre – 28 febbraio) e non quello europeo (21 dicembre- 21 marzo). In difesa di Denis, anche per la coerenza delle sue azioni, ci terrei a sottolineare che non è una sua invenzione, come letto più volte negli ultimi giorni. E il team polacco che oggi prende in giro il kazako con l’ironia della password internet negatagli lo sa meglio di tutti. Denis, come altri fuoriclasse della storia dell’alpinismo Himalayano (cito ad esempio, tra i tanti, Jean Troillet, P-A Steiner ed Erhard Loretan), hanno sempre sostenuto che la data del calendario invernale segue quello delle regioni in cui le grandi montagne sorgono. Date (1dic/28feb) che furono messe in discussione quando, per l’edizione del Piolet d’Or 2005, fu nominato il solitario francese Christophe Lafaille per la prima invernale sullo Shishangma 8027 m (maggiori info sul link http://www.mountain.ru/eng/climb/2005/piolet.shtml). Il 24/25 febbraio 2005 ero al Piolet d’Or come spettatore e conduttore di Qui Montagne, e il presidente della giuria, Krzysztof Wielicki (che guarda caso è lo stesso Wielicki capo spedizione al K2), pose un deciso veto negativo sul considerare invernale la salita di Lafaille avvenuta l’11 dicembre 2004. Prima invernale poi riconosciuta alla cordata italo/polacca (Moro e Morawski) per la salita avvenuta a gennaio 2005. Questi sono fatti che pongono Denis e Krzysztof decisamente su posizioni differenti, e rendono ovvio lo scontro tra i due grandi alpinisti. Ma vedere preso in giro uno scalatore del calibro di Denis, da chi fa finta di non conoscere la storia dell’alpinismo o non la conosce affatto, devo essere sincero mi ha profondamente deluso. Anche perché se esiste una persona genuina e sincera nel nostro mondo di “conquistatori dell’inutile”, quella è proprio Denis. Oggi gli interessi sono così grandi per via di sponsor e primati che tutto viene messo in discussione attraverso l’informazione spesso superficiale e approssimativa che viaggia veloce su internet. Nessuno ha più voglia di informarsi a dovere. Ma al di là delle ragioni dei protagonisti di questa vicenda, per uno come me abituato a pensare che la montagna unisca le persone e non le divida, oggi ne esco sconfitto e amareggiato. L’alpinismo da sport nobile rischia di trasformarsi in spazzatura.

fonte: pagina Facebook Hervé Barmasse

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