Cresce la colonia di camosci sui Sibillini

Il 25 ed il 31 ottobre scorsi si è svolto nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini il 9° censimento autunnale del Camoscio appenninico. L’attività rientra nel progetto di interesse comunitario per la conservazione dei mammiferi dell’Appennino centrale, realizzato in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e quello del Gran Sasso e Monti della Laga, nell’ambito della direttiva “biodiversità” del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.Il Camoscio appenninico è endemico dell’Appennino centrale e ha rischiato seriamente di scomparire nella prima metà del ‘900, quando ne sopravvivevano appena poche decine solo in Abruzzo.

Oggi, grazie all’istituzione dei Parchi Nazionali e ai progetti, anche comunitari, di conservazione, non è più a rischio immediato di estinzione, sebbene sia ancora considerato vulnerabile, soprattutto a causa della sua scarsa variabilità genetica. La sua popolazione all’interno del Parco è in crescita da quando, nel 2008, i primi individui furono rilasciati in natura. Infatti, a fronte di 31 individui rilasciati tra il 2008 e il 2014, 77 sono i camosci osservati il 23 ottobre, mentre il 31 ne sono stati osservati 88; ma la stima complessiva, basata anche sul monitoraggio durante tutto l’anno effettuato anche mediante video-trappole, è attualmente di circa 150 individui, per lo più concentrati sull’area del Monte Bove dove, evidentemente, il camoscio ha trovato un habitat idoneo ed ancora sufficientemente capiente per consentire un ulteriore sviluppo della colonia.

Il censimento autunnale, effettuato dai tecnici faunisti con la collaborazione del Reparto Carabinieri del Parco e la partecipazione di volontari (11 nella prima sessione e 15 nella seconda), ha assunto un significato particolare anche per la ripresa delle attività e del territorio del Parco nel suo complesso, duramente colpito dai gravi eventi sismici del 2016.

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