Henry Worlsey è morto inseguendo la sua missione di vita

L’esploratore britannico è morto mentre tentava di attraversare a piedi l’Antartide in solitaria e senza assistenza. Diceva: Prova qualcosa in cui potresti fallire. Tutti facciamo le cose nelle quali sappiamo di poter avere successo senza difficoltà, ma di rado puntiamo a obiettivi più difficili di quelli che ci riteniamo in grado di raggiungere. Ed è questo che mi spinge ad andare avanti

henry worsley primo piano

 

E’ morto a modo suo, sfidando l’impossibile. E alla fine il Polo Sud ha avuto la meglio. Non ce l’ha fatta nella sua impresa, ha chiuso gli occhi per sfinimento e disidratazione l’esploratore britannico Henry Worsley mentre cercava di attraversare a piedi in solitario e senza assistenza l’Antartide, tentando un’impresa mai riuscita.

Secondo la Bbc, l’ex militare 55enne amico dei giovani reali William ed Harry era in viaggio da 71 giorni, ormai a pochi chilometri dalla meta, ma stremato dalle condizioni proibitive è stato costretto a lanciare un ‘sos’. I soccorsi lo hanno recuperato e portato in un ospedale a Punta Arenas, in Cile, ma le sue condizioni fisiche erano già troppo deteriorate e i medici non sono riusciti a salvarlo. Fra i primi ad esprimere il proprio dolore per la morte del tenente colonnello reduce dell’Afghanistan, scrive l’Ansa, è stato il duca di Cambridge, che ha parlato anche a nome del fratello Harry. “Aveva mostrato grande coraggio e determinazione e siamo incredibilmente orgogliosi di aver collaborato con lui”. E William ha aggiunto: “Abbiamo perso un amico ma resterà una fonte di ispirazione per tutti noi”. Anche l’ex calciatore David Beckham si è unito al cordoglio dei reali affermando di essere stato “fortunato ad incontrare Henry”.

Worsley, residente a Londra, con la sua impresa voleva raccogliere denaro per Endeavour Fund, organizzazione che aiuta i militari malati e feriti e viene gestita dalla Royal Foundation dei duchi di Cambridge e del principe Harry (ha riscosso 142mila euro). Era previsto che non ricevesse alcuna assistenza nel corso della sua traversata a piedi e non poteva nemmeno contare sui cani che tirassero la slitta coi viveri e l’equipaggiamento.

FILE - This is a  Oct. 19, 2015  file photo dated 19/10/15 of former Army officer Henry Worsley, right, with Britain's Prince William as they hold the British flag in London.  A British adventurer Henry Worsley has died after suffering exhaustion and dehydration while attempting to cross the Antarctic alone. Former army officer  Worsley was just 30 miles (48 kilometers) from the end of the almost 1,000-mile (1,600 kilometer) trek when he called for help and was airlifted off the ice Friday Jan. 22, 2015 . (John Stillwell/PA via AP) UNITED KINGDOM OUT  NO SALES NO ARCHIVE

L’impresa doveva durare in tutto 75 giorni e Worsley aveva a disposizione cibo per soli 80. E’ arrivato a 48 chilometri dal ‘traguardo’ dopo averne percorsi 1600, sopportando temperature di -40 e i venti gelidi dell’Antartide. Nel suo ultimo messaggio si rammaricava di non poter concludere l’impresa quando ormai ne vedeva la conclusione. Le sue condizioni fisiche già precarie erano aggravate da una peritonite batterica che i medici non sono riusciti ad arrestare. Worsley per il coraggio e la determinazione ricorda gli altri grandi esploratori del passato che avevano sfidato il Polo Sud, come Ernest Shackleton, Roald Amundsen e Robert Falcon Scott, altro britannico che proprio in Antartide perse la vita, nel 1912, mentre tornava al campo base con la sua spedizione.

Doug Stoup, un esploratore polare che ha partecipato a 38 spedizioni in Antartide tra le quali 15 al Polo Sud, ha seguito con interesse tutto il viaggio di Worsley fino a quando ha sentito la terribile notizia. “Era uno degli ultimi grandi esploratori della nostra generazione e un uomo genuinamente umile”, ha commentato Stoup al telefono da Charlottesville, in Virginia. “Si potrebbe pensare che intraprendere un viaggio del genere sia più difficile se lo si fa da soli, ma per un uomo come lui era più sicuro. Era un professionista e avrebbe finito per fare da guida a chiunque avesse portato con sé”.

Quando gli hanno chiesto perché volesse intraprendere un viaggio così pericoloso da solo, Worsley ha risposto, “Nelle spedizioni precedenti ero sempre parte di un team, stavolta volevo poter prendere da solo tutte le decisioni. Bene o male ho sempre vissuto in base al detto “Prova qualcosa in cui potresti fallire. Tutti facciamo le cose nelle quali sappiamo di poter avere successo senza difficoltà, ma di rado puntiamo a obiettivi più difficili di quelli che ci riteniamo in grado di raggiungere. Ed è questo che mi spinge ad andare avanti”.

 

Tra l’altro Worsley era discendente dello skipper di Shackleton, Frank Worsley. Nel 2009 il tenente colonnello, assieme a due compagni di avventura che avevano lontani legami di parentela con Shackleton, portò a compimento un’impresa che nel 1909 non era riuscita all’esploratore di Sua Maestà: raggiungere a piedi il Polo Sud. In quel caso i tre percorsero 1500 chilometri in 66 giorni prima di concludere il viaggio fra i ghiacci.

 

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