Il triste caso del falco Giacomo. Wwf: Petizione contro i crimini di natura in Italia

falco pellegrinoValpredina (Bergamo) – Ennesimo caso di uccisione di animali protetti e stavolta il caso è da riportare alla ribalta della cronaca nazionale perché Giacomo, così si chiamava il falchetto “freddato” era già stato ferito e curato una volta ed ora ci ha lasciato le “penne.
“Non è nostra consuetudine emettere un comunicato stampa per ogni animale ferito (da pallini da caccia) ricoverato in questo centro. Perché, purtroppo, – dicono dal WWF – ne dovremmo farne quasi uno al giorno. Ma la storia di questo meraviglioso esemplare maschio di falco pellegrino consegnato per la seconda volta dopo essere stato ferito per l’ennesima fucilata, è un fatto che non deve passare inosservato”.
La storia di Giacomo
Giacomo – così era stato chiamato dai volontari – era giunto al CRAS WWF di Valpredina il 25 marzo 2013 dopo aver subìto una fucilata (peraltro in periodo di caccia chiusa) nella zona del Comune di Trescore Balneario. I pallini avevano provocato delle ferite superficiali alla testa e alle zampe oltre al danneggiamento completo di una parte importante delle penne remiganti dell’ala sinistra. L’animale, costretto a terra, veniva così ritrovato e prontamente trasportato al CRAS WWF. Dopo un intervento di trapianto delle penne (“imping”) danneggiate e la verifica delle sue condizioni generali, il 1 aprile 2013 veniva liberato nella Riserva naturale di Valpredina con un l’anello di riconoscimento Euring CJ5124.
Il ritorno…
Purtroppo, dopo la buona notizia della perfetta reintroduzione nel 2013 in ambiente naturale di questo falco pellegrino – tornato nella sua zona ove certamente già nidificava sulle pareti delle cave di Zandobbio – grande è lo sdegno e la rabbia nel vederlo riconsegnare al CRAS WWF a distanza di oltre un anno e mezzo, dopo aver subìto l’ennesimo atto criminale che questa volta non gli ha dato scampo.
Infatti l’animale, grazie al ritrovamento casuale nel Comune di Zandobbio ai confini con Trescore Balneario da parte di alcuni cittadini sensibili, è stato di nuovo ricoverato il 14 novembre scorso, dove le analisi radiografiche hanno impietosamente riscontrato, oltre alle decine di pallini da caccia in tutto il corpo, fratture multiple ad entrambe le ali (foto) con una diagnosi di irrecuperabilità.
Ogni intervento per mantenerlo in vita è risultato vano e il falco è deceduto dopo due giorni. L’appartenere ad una specie particolarmente protetta non ha salvato questo falco pellegrino dall’azione dei criminali di natura che troppo superficialmente vengono identificati come bracconieri, mentre è noto a tutti che nell’area imperversano da tempo alcune persone senza scrupoli che, armati di doppietta e vestiti da “rambo”, vagano con il solo intento di abbattere qualsiasi animale che giunga loro a tiro. Gli accertamenti e le denunce di questi ultimi anni e fino ad oggi operati dalle esigue forze di controllo (Polizia provinciale, Corpo Forestale dello Stato e Guardie venatorie) ne sono la conferma.
Proprio in questi giorni il WWF ha chiesto di inasprire le sanzioni per i reati contro la fauna protetta con una proposta innovativa di modifica del Codice Penale che introduca la categoria giuridica di “fauna selvatica protetta”, sostieni anche tu, firma la petizione STOP ai crimini di natura in Italia.

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