Majella, il sentiero delle capanne pastorali

majella tholos

È quasi fine aprile ed ancora una abbondante nevicata ha aumentato la coltre nevosa già alta. C’è più di un metro di neve. Con la temperatura rigida notturna, la qualità della neve si mantiene ottima sino a metà giornata, poi diventa acquosa, ma ancora sciabile.
Da Passo Lanciano, 1350 metri, ci si dirige ad ovest verso il bosco, che corre parallelo alla strada di Lettomanoppello PE. Bisogna seguire la segnaletica del parco CP (capanne pastorali). Il bosco è fitto, ben segnato, con molte tracce di animali selvatici, (volpe, lepre, cinghiale, capriolo), ti fanno compagnia, è come andare insieme.
Ad una radura, 1240 metri, è visibile in località Arcarelli, la più bella testimonianza di pietra della Maiella, la Valletta. Risalendo il colle si incontrano altri tholos coperti dalla neve.
Sciare sulla neve da solitario è faticoso, ma l’ambiente ovattato, rilassa e ti carica.
A quota 1200 metri, bisogna fare un cambio di direzione ad angolo retto, verso sud, nella direzione della strada che sale da Roccamorice. Qualche tronco di albero ostruisce la carrareccia, ma la dura e impegnativa salita nel bosco, viene compensata dall’ampio panorama sul Gran Sasso, il Morrone, paesi e valli. A 1582 metri si esce dal bosco e si arriva a colle REMACINELLI. Direzione Nord, si raggiunge lo stazzo di Roccamorice,1509 metri. Ora si entra sulla pista da sci della Panoramica e con una bella sciata, finalmente…, si torna a Passo Lanciano.
Questa escursione è un anello molto interessante sia per il periodo storico, che culturale, paesaggistico, montano. I tholos sono insediamenti silvo pastorali realizzati in pietra, senza l’uso di cemento, con una tecnica intelligente ed originale. Ogni giro di pietre, viene appoggiato su quello inferiore, spostato leggermente verso l’interno di qualche centimetro, in modo che alla fine dà la forma a cono. Infatti la costruzione è rotonda con copertura conica. I tholos erano costruiti dai pastori e contadini, destinati a dormitorio e a mungitoio. Sono stati descritti per la prima volta nel 1876, dal teatino Giovanni Chiarini, prima di partire nel mese di agosto per la spedizione ai laghi equatoriali in Africa, organizzata dalla Società Geografica Italiana. Nelle immediate vicinanze delle costruzioni, sono presenti ancora antichi terrazzamenti, perché il terreno era usato come area coltivata. Chi abitava i tholos non erano i pastori transumanti che accompagnavano le greggi, ma gli agricoltori locali che si trasferivano in montagna per coltivare i campi e portavano al pascolo il poco bestiame che possedevano. Diversi tholos hanno i magazzini dove venivano conservati gli arnesi per lavorare il terreno. Interessante perché non l’avevo notato altre volte, l’ingresso di un tholos a forma gotica.
La riflessione è dove avranno trovato le rocce così modellate?

Difficoltà EAI (escursione in ambiente innevato)
Dislivello totale 500 m
Distanza 10 KM
Tempo 3 ore senza soste

>>> I LETTORI: Luciano Pellegrini

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