Mauro Corona: “Basta, è una schifezza. Le Dolomiti vanno aperte a ore”

Dopo la presa di posizione di Reinhold Messner, anche Mauro Corona interviene nel dibattito sul caos “motorizzato” sui Passi Dolomitici

Mauro-Corona

Va avanti il dibattito sui passi dolomitici. Dopo la presa di posizione di Reinhold Messner (leggi qui) che avanzava, nei giorni scorso, la proposta di chiuderli per 5-6 ore al giorno, ora ad intervenire è Mauro Corona. Lo fa sul Trentino.

E dice:

«Qui da noi, sugli Spalti di Toro-Monfalconi, c’è una strada che sale al rifugio Pordenone, alla base del celebre Campanile di Val Montanaia. Hanno ben messo il pedaggio, ma non serve quasi a niente. È sempre e comunque un bordello. Duecento o trecento auto al giorno. Fosse per me, bisognerebbe chiudere tutte le strade in quota e basta, però mi rendo conto che al mondo ci sono anche gli altri e soprattutto che c’è chi in val Cimoliana sopravvive – non vive, sopravvive – gestendo un rifugio. E allora dico questo: apriamole a ore, le strade delle Dolomiti. Dalle-alle, per permettere ad alpinisti arrampicatori e camminatori di andare alla base delle pareti e all’inizio dei sentieri. Però attenzione: non è facile come sembra. Intanto, se vogliamo fermare le auto in fondovalle o a un certo punto dei passi, servono i parcheggi. Tanti, grandi. Altrimenti non può funzionare. E poi servono le navette coi mezzi pubblici e tanta informazione. Perché così non si può andare avanti, è una schifezza. Sono stato di recente al Gardena: migliaia e migliaia di automobili, pullman, moto.

La gente andrebbe educata. Per tanti, troppi, la montagna è un mordi e fuggi. Vorrebbero arrivare fino alla porta del rifugio col loro Suv, entrare, mangiare e bere all’inverosimile e poi scendersene di nuovo a valle sempre col Suv. Noi amiamo la montagna, ma forse siamo anche più fortunati perché abbiamo più tempo per andarci, magari perché ci abitiamo sotto. Chi viene da lontano o ha meno tempo libero a disposizione… Non possiamo certo negargli di andare sulle Dolomiti.

Ci si deve venire incontro, rinunciando tutti a una parte di ciò che ci sta a cuore. Qualcuno andrà meno in auto, qualcun altro accetterà di vedere più mezzi motorizzati di quanti gli piacerebbe incontrare. All’inizio ci saranno un po’di brontolii, del disappunto, ma poi, credetemi, ci si abituerà. L’uomo, col tempo, si abitua. Il divieto deve essere spiegato, divulgato, si devono pubblicare gli orari sul web, tutti devono sapere».

fonte: trentino.it

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