Messner dopo la valanga killer: “Sulle Alpi più vittime che in Himalaya”

Ieri un gruppo di esperti ha effettuato un sopralluogo in elicottero sul tremila (Monte Nevoso) in Alto Adige dove si è staccata la valanga che ha causato sei morti, 5 italiani ed un austriaco. Concause a monte del distaccamento. L’Alto Adige piange le sue vittime…

valanga

 

La valanga che ha provocato sei morti ieri l’altro sul Monte Nevoso (Valle Aurina, Alto Adige) è stata causata dallo scivolamento di uno strato di neve fresca su uno di neve vecchia. Lo ha stabilito un gruppo di esperti che ieri, fa sapere l’Ansa, ha effettuato un sopralluogo in elicottero sul tremila. “Si è trattato – spiega Matthias Hofer, istruttore capo del soccorso alpino sudtirolese Avs – del cosiddetto fenomeno di ‘neve vecchia’”, tra l’altro evidenziato dal bollettino valanghe.
In queste condizioni anche per lo scialpinista esperto è quasi impossibile valutare il rischio, perché non è visibile ma si nasconde in profondità. A innescare la slavina è stato poi il sovraccarico del pendio, causato dalla presenza di ben 15 scialpinisti. Alcuni procedevano a piedi ed altri con gli sci e le pelli di foca, ‘tagliando’ il strato di neve fresca che si è così messo inarrestabilmente in movimento. “Nei prossimi giorni saranno sentiti gli scialpinisti sopravvissuti, che attualmente sono ancora sotto shock e in lutto per la perdita di amici e parenti”, spiega Hofer.

 

Reinhold Messner punta il dito contro l’improvvisazione, e in un’intervista a “La Repubblica” sostiene che sulle Alpi “contiamo più vittime rispetto a quelle censite sull’Himalaya”. Il motivo, spiega, è che “le persone non hanno la giusta esperienza e non si accorgono della grande responsabilità che devono avere. Viviamo di turismo, ma i rischi devono essere chiari”.

 

“La valanga di Monte Nevoso non è nient’altro che una tragica fatalità. Era del tutto imprevedibile”. Lo dice il noto alpinista e guida alpina Hans Kammerlander, che abita in valle Aurina ad Acereto, a pochissimi chilometri di distanza dal tremila che ha scalato innumerevoli volte, teatro ieri della slavina con sei morti.
“Non avrei avuto dubbi – dice all’Ansa – e avrei portato con me anche dei clienti. E’ stato un caso che ieri non fossi lì. Le condizioni meteorologiche e il bollettino valanghe non lasciavano presagire nulla del genere”. Kammerlander, titolare di una scuola di alpinismo a Campo Tures, assolve pienamente chi ieri si era messo in cammino: “Chi dice che con grado 2 si doveva restare a casa, non capisce proprio niente, non conosce le montagne e non onora i morti”. “Si è trattato di una immensa e tragica fatalità, che poteva colpire chiunque”, conclude Kammerlander.

 

L’Alto Adige, intanto, è in lutto per le vittime. Matthias Gruber, 16 anni, inghiottito dalla valanga davanti agli occhi del papà. Heinrich – raccontano i soccorritori – non è voluto tornare a valle senza la salma di suo figlio.
Era della valla Aurina anche Margit Gasser, infermiera 32enne, attiva nel mondo delle associazioni. C’è poi la storia di Alexander Patrick Rieder, 42 anni di Chienes, che lascia la moglie e tre figli piccoli, come anche Bernhard Stoll.
L’imprenditore-scalatore aveva nel suo palmares l’Ottomila Manaslu. Villabassa piange Stoll e il suo giovane compagno di cordata Christian Kopfsguter, boscaiolo 21enne.
La sesta vittima della valanga è Horst Wallner, 49enne direttore generale della Camera di Commercio del land austriaco Tirolo, amante delle montagne altoatesine.

 

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