Morto a 34 anni l’orso Sandrino, simbolo del Parco nazionale d’Abruzzo

Considerata l’età l’Ente Parco aveva predisposto il trasferimento dall’area faunistica  dell’orso  di Villavallelonga al Centro Visita di Pescasseroli, per poterlo assistere quotidianamente con le cure del veterinario. 34 anni sono un record di vita per un orso, che in natura spesso non arriva neanche alla metà degli anni di Sandrino. Così chiamato in onore dell’ex Presidente della Repubblica, Sandro Pertini

Parco d'Abruzzo - morto orso Sandrino

 

Ieri mattina, sulla soglia dei 34 anni, è morto l’orso Sandrino, che da qualche anno aveva iniziato ad accusare tutti gli acciacchi delle sue moltissime primavere e per il quale l’Ente Parco aveva predisposto un trasferimento dall’area faunistica  dell’orso  di Villavallelonga al Centro Visita di Pescasseroli, per poterlo assistere quotidianamente con le cure del veterinario, grazie alle quali è stato possibile alleviare le sofferenze legate al fisiologico invecchiamento.

Trentaquattro anni sono un record di vita per un orso, che in natura spesso non arriva neanche alla metà degli anni di Sandrino.

 

Sandrino, così chiamato in onore dell’ex Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, è stato per oltre tre decenni un vero e proprio ambasciatore, sia per la sua specie, permettendo a molti di conoscere più da vicino le caratteristiche dell’orso marsicano, sia per il Parco, che ne ha fatto, suo malgrado, un testimonial d’eccezione, diventando una vera e propria star con migliaia di fans ed appassionati.

L’orso era diventato talmente celebre e conosciuto che potrebbe risultare inutile raccontare la storia della sua vita, passata per la quasi totalità all’interno dell’area faunistica dell’orso di Villavallelonga, ma così non è, perché in effetti la storia di Sandrino è un punto di riferimento per la conservazione della specie.

Sandrino venne recuperato dalle Guardie del Parco nell’agosto del 1982, pesava circa 10 kg.
Cucciolo di pochi mesi, fu trovato in evidente stato di denutrizione con diarrea, disidratazione e febbre perché abbandonato dalla madre che, evidentemente, non era in grado di allevare l’intera cucciolata ed aveva selezionato, come accade spesso in natura, i cuccioli più robusti abbandonando al proprio destino quello più debole. L’orsetto venne ricoverato presso le strutture del Parco a Pescasseroli, sottoposto a cure specialistiche e salvato da morte sicura. Fu così, che dopo un periodo lungo di cure per farlo crescere, passato presso il Centro di Pescasseroli nel 1999 e precisamente il 28 maggio venne trasferito nell’area faunistica di Villavallelonga dove è rimasto fino al 23 dicembre del 2014.

 

L’esperienza di Sandrino, con tutte le luci e le ombre legate ai diversi punti di vista, è stata però molto importante per mettere a punto quelle procedure che hanno consentito al Parco di avviare il tentativo in atto con l’orsetta Morena, anch’essa trovata abbandonata sui monti del Parco, ma destinata ad un tentativo di rilascio in natura, evitandole cioè, oltre alla morte certa, anche la condanna ad una vita in cattività.

Per questo, con un pizzico di fantasia e tanta passione per le storie a lieto fine, ci piace, dicono dal Pnalm, legare il destino di questi due animali: Sandrino se n’è andato quando “ha sentito” che il suo sacrificio era servito a salvare altri orsi.

 

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