Nanga Parbat: Nardi al cb, Bielecki e Czech no stile alpino, JfA al campo 1

Tutti al lavoro sul Nanga Parbat. Le spedizioni hanno installato i campi base e sono tutte al lavoro. Ma ci sono interessanti novità…

daniele Nardi nanga parbat Nardi Txikon Sapdara

Txikon, Sapdara e Nardi

 

Tutti al lavoro sul Nanga Parbat. Daniele Nardi, Alex Txikon e Ali “Sapdara” (International Team) sono giunti da alcuni giorni al cb sul versante Diamir. I polacchi Adam Bielecki e Jacek Czech rinunciano a salire in stile alpino e collaboreranno con Nardi & C. Il team Justice for All hanno già installato il campo 1 a 5.500 metri. Al lavoro in montagna anche il duo Moro-Lunger, così come Mackiewicx e Revol.

Arrivano le prime news dalle spedizioni invernali sul Nanga Parbat. Il team polacco formato da Adam Bielecki e Jacek Czech (Nanga Revolution) è giunto al campo base a 4.200 metri sul versante Diamir per tentare la salita sulla via Kinshofer. La notizia è che, a quanto pare, hanno abbandonato l’idea di salire in stile alpino. Si erano acclimatati bene per salire senza corde fisse e bombole d’ossigeno, ma hanno fatto dietro front per vari motivi, comprese le previsioni meteo per i prossimi giorni e lo stato della montagna. Al campo base sono arrivati anche Daniele Nardi, Alex Txikon e Ali Sapdara. Pare che le due spedizioni stiano studiando insieme il da farsi. L’intenzione di Nardi & C. pare quella di darsi una mossa per arrivare subito al c3.

 

justice for all

Il campo base della spedizione Justice for All

 

Altra notizia:  la spedizioni Justice for All, sulla montagna già da un bel po’ (prima dell’inizio dell’inverno, il 21 dicembre) hanno già installato il campo 1 a 5.500 metri. Il team, capitanato da Marek Klonowski, salirà la via Schell sul versante Rupal.  La spedizione è composta da Marek Klonowski, Karim Hayat, Pawel Dunaj, Pawel Witkowski, Michal Dzikowski, Safdar Karim, Tomasz Dziobowski, Piotr Tomza e Pawel Kudla.

Sul versante Diamir anche Simone Moro e Tamara Lunger (The North Face Team). Loro proveranno la via Messner-Eisendle e hanno deciso di dare poco spazio alla comunicazione durante la spedizione. Oggi, però, Moro si è rifatto sentire con un post su Facebook al “vetriolo” e lo riportiamo senza filosofeggiare, come egli stesso rimarca sparando nel mucchio: “Scegliere di non comunicare durante questa spedizione al Nanga Parbat è stata una scelta dettata da numerosi motivi e necessità, tra cui la volontà di stare tranquillo e concentrato e al tempo stesso mandare un bel vaffa a tutte le critiche e le menate di coloro che devono sempre dire la loro opinione (non richiesta) su ciò che faccio e non faccio come alpinista, pilota o recente conduttore televisivo.
Esprimere un opinione costa tempo e questo dovrebbe essere impiegato nel FARE e non nel filosofeggiare.
Nonostante io non abbia ancora comunicato nulla nel mese che mi sono lasciato alle spalle, noto che vengono pubblicate delle notizie frutto di conversazioni private o da report di altre spedizioni che sono qua con noi al Campo base.
Il risultato è che si dice e scrive comunque, indipendentemente che io non pubblichi nulla. Si veicola dunque interesse e traffico su notizie che non sono mie e alcuni si lasciano tentare da lavori coreografici o interpretativi che non fanno altro che confezionare informazioni che provano a creare interesse. La gente che mi scrive “ti seguo da questo e quel sito” insomma mi fa capire che è meglio che non mi faccia fottere ne raccontare da altri che non sono qua o che non sono autorizzati
Per questo motivo continuerò a starmene tranquillo e trasformare solamente le comunicazioni private come unici sporadici comunicati. Questi e solo questi sono le informazioni che arrivano da Simone Moro, il resto spero sia opera di copia incolla o condivisione.

Ieri primo giorno dell’anno è stato quello di rientro dalla prima tappa di acclimatamento. Tre giorni e due notti passati lungo i crinali e la cresta est del Ganalo Peak fino a 6000 metri. Le due notti le abbiamo passate a 5500 metri, inclusa quella di capodanno, dove non abbiamo dormito a causa del forte vento. La salita a 6000 metri è stata decisamente bella, con progressione su una cresta in alcuni punti ghiacciata ed affilata. Da quel punto la vista era fantastica, soprattutto sul Diama Glacier e sulla nostra potenziale Via di salita, che amiamo chiamare Messner-Esisendle perché tentata ed individuata per primi dai due amici altoatesini nell’estate del 2000.
Ora le previsioni danno qualche giorno di tempo incerto e noi ne approfitteremo per riposare e pianificare la seconda tappa di acclimatamento. Questa fase era prevista allo Spantik ma non è mai iniziata. I portatori hanno cercato di fare i furbi e richiesto quando già eravamo al villaggio di Bisil, ben 5 volte il prezzo pattuito e siglato all’inizio della spedizione. Moltiplicato per tutti i portatori una somma folle.
Ora hanno imparato che a non rispettare gli accordi e tirare troppo la corda, questa si spezza.
Il clima con le altre spedizioni al campo base è buono e collaborativo. Nessuno finge, qua tutti hanno lo stesso obbiettivo e non è chi arriva per primo in cima ma provare ad arrivarci. Chiunque dovesse riuscire, primo o secondo o decimo, avrebbe realizzato un sogno storico, che ha messo alla prova i migliori alpinisti d’alta quota degli ultimi trent’anni. Intanto mentre scrivo il Nanga domina indisturbato sopra di noi e ci sta a guardare. Lui non ha nessuna fretta…

Al lavoro, sul versante Diamir, anche Tomazk Mackiewicz, Elisabeth Revol e Arslan Ahmed Ansari (Rubber Duck Team). Anche loro proveranno la via Messner-Eisendle.

 

simone moro

simone moro

tamara lunger

Il campo base di Moro-Lunger ed entrambi sulla montagna

 

mackiewicz

Tomek Mackiewicz verso il campo base

 

Questo invece, il dispaccio di Daniele Nardi, che vi proponiamo integralmente: Ciao, siamo arrivati al campo base! Domani finiremo di fissare il campo base e passeremo il primo dell’anno a guardarci intorno. Abbiamo molto da sistemare anche se oggi abbiamo fatto un grande lavoro. Abbiamo montato la tenda mensa e la tenda cucina e messi al riparo del freddo tutti i bidoni e le borse. Dormiremo nella tenda mensa perché non abbiamo fissato ancora le nostre tende personali. Il trekking è stato fantastico e veloce, due giorni al posto dei 3 o 4 normali.
Generalmente il trekking prevede di arrivare in jeep fino a Diamiroi e lo stesso giorno partire per Ser.

Altaf mio grande amico, ha affrontato un attacco armato mentre tentava un arresto al confine con l’Afghanistan mentre era in missione per conto delle Army pakistane, in questo momento è in cura medica e anche se voleva salire con me non ha potuto. Tanta è la voglia di salire che il 12 o 15 gennaio appena ristabilito darà il cambio alla scorta che abbiamo recuperato all’ultimo momento. Il capo della polizia locale è un mio amico, Mr. Walik e alla fine ci ha rimediato due poliziotti da mandarci su. Ho fatto amicizia con loro…piano piano si abitueranno al freddo.

Siamo partiti tardi la mattina cosi che non abbiamo potuto cominciare lo stesso giorno il trekking ma ci siamo fermati a Diamiroi il villaggio dove si fermano le jeep. Una serata carina nell’unica guest house del villaggio che conta 600 anime. La mattina dopo alle 6,30am siamo partiti per Ser ma ci siamo fermati da alcuni amici del villaggio solo per prendere un tè. Poi siamo ripartiti e abbiamo dormito in una tappa intermedia, Cachall a circa 3300m di altitudine dopo aver fatto 1800mdsl in giornata….una bella tappa insomma.

La mattina dopo il freddo si è fatto sentire, anche la nottata nella casupola che abbiamo rimediato tra i proprietari portatori. A terra sopra un telo abbiamo prima ballato alla musica dei portatori e poi finalmente abbiamo preso sonno immersi nel fumo del fuoco acceso durante la notte per scaldarci. Diversi spifferi che arrivavano dai buchi tra le pietre ci hanno reso la notte divertente e gelata. La mattina siamo partiti e con un balzo felino siamo arrivati prima a Gutgali la tappa normale del trekking e poi al campo base. Anche a Gutgali da altri amici portatori abbiamo solo preso un tè e poi via di nuovo. Appena arrivati al campo base abbiamo salutato Adam Bieleki e preso un tè con lui.

Abbiamo cominciato subito a montare le tende e all’ora di pranzo il cuoco di Simone Moro e Tamara Lunger, che conosco da anni, ci invita a pranzo. Simone e Tamara non ci sono, sono su in montagna, ma la cosa mi fa molto piacere e ringrazio Simone per l’invito. Quando si arriva al campo base stanchi ed infreddoliti, e si deve montare tutto, un invito a pranzo è molto gradito. Ti scaldi e prendi energie per montare l’accampamento. Ora invece ci prepariamo a festeggiare “capo d’anno” con il prosciutto di Bassiano, Parmigiano Reggiano ed anche un paio di bottiglie di spumante oltre che un comodissimo tappeto nella tenda mensa che ci separa dal gelo della neve sottostante.

Per me è un grande piacere augurare a tutti voi, qui dal campo base del Nanga Parbat, una bellissima fine d’anno ed un inizio straordinario affinché a tutti noi il 2016 porti tante soddisfazioni”.

 

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