Polpette avvelenate sulle Alpi Cozie, scattano le indagini

polpette cani

 

“Sabato 14 marzo, nel tardo pomeriggio, un pastore maremmano e un border colliesono rimasti vittima di polpette avvelenate. È accaduto lungo la strada che da Mompantero conduce al Rocciamelone, meta di passeggiate per molti proprietari di cani e per chi raggiunge nel fine settimana la baita in montagna. Fondamentale per salvare la vita ai due cani sono stati l’attenzione dei loro padroni, che hanno capito subito che cosa era successo ai loro amici a quattro zampe, e il tempestivo intervento del veterinario.

Immediatamente è stata attivata la procedura prevista dall’ordinanza del Ministero della salute del 10 febbraio 2012. Il veterinario dell’ASLTo3 ha avvisato il Sindaco di Mompantero e gli agenti competenti: i guardiaparco dell’ente di gestione dei Parchi delle Alpi Cozie, ente gestore del SIC del Rocciamelone, e gli agenti del Corpo Forestale dello Stato del comando di Bussoleno.

L’intervento dei guardiaparco e degli agenti del CFS, personale addestrato grazie al progetto LIFE WolfAlps a impiegare unità cinofile antiveleno, ha permesso il recupero di altre esche avvelenate in un’area molto ampia. Le esche sono state portate all’Istituto Zooprofilattico di Torino per l’analisi di laboratorio che individuerà con precisione la sostanza tossica usata.

 

È stata inoltre avviata un’indagine di polizia giudiziaria perché “disseminare esche avvelenate” è un reato penale che va perseguito e punito. Non solo illegale, l’uso del veleno è anche un atto irresponsabile che causa ogni anno la morte di moltissimi animali selvatici e domestici e costituisce una seria minaccia per la salute e la vita delle persone. Le polpette – purtroppo è già successo – possono infatti venire accidentalmente maneggiate e assaggiate anche dai bambini: ecco come un atto di bracconaggio può trasformarsi in tentato omicidio.

Il danno ambientale causato dalle esche avvelenate è enorme: il veleno provoca infatti la morte a catena di moltissimi animali selvatici come lupi, volpi, faine, tassi, rapaci notturni e diurni, uccisi direttamente dal veleno o dal consumo della carcassa avvelenata di un animale precedentemente intossicato. Senza contare un rischio poco noto, ma gravissimo: la disseminazione sul terreno di sostanze velenose inquina il suolo e le acque con il rischio che i principi tossici entrino nella catena alimentare tramite assorbimento e vengano ingeriti dalle persone con conseguenze neurologiche devastanti.

Avvelenare è un atto vigliacco perché chi dissemina bocconi avvelenati pensa di colpire “solo” chi gli dà fastidio (il lupo, il cane del vicino che abbaia troppo, i gatti randagi che sporcano), ma in realtà commette un gesto di odio verso tutti e tutto: animali, persone, ambiente. Colpisce crudelmente i padroni degli animali domestici che si imbattono nelle esche, senza curarsi del dolore che provocherà loro la perdita di un cane o di un gatto. È una questione morale prima ancora che legale.

 

È indispensabile isolare e mettere in un angolo chi fa uso di esche avvelenate: per troppo tempo si è usato il veleno con disinvoltura, è ora di dire basta! L’utilizzo di esche avvelenate danneggia l’ambiente e la collettività: va rifiutato e denunciato.

Chi trovasse delle possibili esche avvelenate non deve assolutamente toccarle, ma chiamare immediatamente il Corpo Forestale dello Stato di Bussoleno tramite il 1515, i guardiaparco o il servizio veterinario al 118, che provvederanno a effettuare accertamenti e bonifiche”.

 

Ente di Gestione delle aree protette delle Alpi Cozie partner di progetto LIFE WOLFALPS

 

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