Quel luglio ’61: la tragedia del Pilone centrale del Freney

Una delle pagine nere dell'alpinismo, una delle prime sotto la lente dei media. Scalatori guidati da Walter Bonatti e Pierre Mazeaud si trovarono intrappolati in una terribile bufera: morirono in 4, Andrea Oggioni, Pierre Kohlman, Robert Guillaume e Antoine Vieille

Alcune tragedie sportive lasciano il segno. Una di queste è quella del luglio 1961 su Pilone centrale del Freney. La tragedia del Pilone è stata una pagina nera della storia dell’alpinismo, che ha concentrato su di sé l’attenzione pubblica, mettendone a nudo per la prima volta i rischi mortali. I media seguirono per la prima volta in diretta lo svolgersi dei fatti. Seguirono polemiche, sia sulle responsabilità degli alpinisti stessi sia sulle squadre del soccorso.

La tragedia

In quel luglio scalatori guidati da Walter Bonatti e Pierre Mazeaud si trovano intrappolati in una terribile bufera. Per giorni le squadre di soccorso tentano di raggiungerli mentre l’Italia del miracolo economico, curiosa e partecipe, attendeva gli sviluppi. Bonatti, con Oggioni e Gallieni, effettua un tentativo di scalata alla cima fino ad allora inviolata, facente parte del gruppo del Monte Bianco, sul versante sud. Lungo il percorso, al Bivacco della Fourche (era il 10 luglio) incontra la cordata francese guidata da Pierre Mazeaud (comprendente anche Pierre Kohlmann, Robert Guillame e Antoine Vieille) e le due cordate decidono di unirsi ed effettuare insieme l’ambizioso tentativo.

Ma una violenta tormenta di neve, che continuerà per più di un’intera settimana, blocca le due cordate a soli 100 m dalla cima del Pilone. A dare l’allarme sono le guide alpine Gigi Panei e Alberto Tassotti, che non avendo avuto più notizie di Bonatti si recano al Bivacco della Fourche e scoprono, leggendo il libro del rifugio, qual è la destinazione dell’inedita cordata franco-italiana. Intanto, Bonatti e gli altri suoi compagni, impossibilitati per tre giorni sia a salire che a scendere (Kohlmann fu anche colpito da un fulmine che si scarica sul suo apparecchio acustico – era parzialmente sordo – incidente al quale sopravviverà ma che lo farà sprofondare in un totale isolamento acustico e che probabilmente darà il via alla pazzia che gli causerà la morte), decidono di tentare la discesa, ma solo tre di loro (Bonatti, Gallieni e Mazeaud) riusciranno a giungere vivi a valle.

Su questo dramma Marco Albino Ferrari nel 1996 ha scritto un libro di successo, “Freney 1961“.

Gli altri quattro moriranno per lo sfinimento, mentre nella neve fresca si aprono la via verso la salvezza. Vieille morirà ai Rochers Gruber; Guillaume cadrà in un crepaccio del Ghiacciaio del Freney; al Canalino dell’Innominata sarà la volta di Oggioni, bloccato da un nodo delle corde ghiacciate sull’ultima parete di ghiaccio, a meno di un’ora dalla salvezza.

Kohlmann a soli 10 minuti dalla Capanna Gamba, con metà volto da giorni ustionato e reso pazzo dalla scarica del fulmine, vedendo Gallieni mettersi le mani in tasca per ripararsi dal freddo, pensa che questo voglia estrarre una pistola per ammazzarlo e lo aggredisce.

Gallieni e Bonatti, ormai sfiniti, dopo essere riusciti a bloccarlo si vedranno costretti a fuggire verso la capanna Gamba per chiamare i soccorsi.

Giunti alla capanna (che faticheranno a trovare dato che non era stato lasciato alcun segnale luminoso da chi vi dormiva) troveranno le mal organizzate squadre di soccorso addormentate…

 

 

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