Everest senza acclimatazione: partita la spedizione Xenon

In sette giorni (con questo gas che stimola la produzione naturale di eritropoietina si evita l'acclimatazione) da Londra a Kathmandu, elicottero al campo base, in vetta al Tetto del Mondo con le bombole e ritorno...

Everest: parte oggi la spedizione Xenon. Parliamo della spedizione lampo di una settimana con partenza da Londra e ascesa sul Tetto del Mondo senza passare per acclimatazione e “giri” sulla montagna al fine di abituare l’organismo all’altitudine.
Quattro inglesi, clienti della Furtenbach Adventures, partono oggi. Ma in tanti questa cosa non la vedono di buon occhio. A partire dall’UIAA.

Everest: la spedizione Xenon

Spiccheranno il volo dall’aeroporto di Heathrow per Kathmandu Garth Miller, Alastair Carns, Anthony Stazicker e Kev Godlington. Tutti ex militari. Il progetto si chiama 7 Days Mission Everest. L’aiuto arriva dallo Xenon, ovvero un gas utilizzato come anestetico ed anche come combustibile per razzi. Pare che i quattro si siano sottoposti all’inalazione già a Londra.
Una volta a Katmandu voleranno in elicottero al campo base e poi partiranno subito per un tentativo alla vetta. Con tanto di bombole per l’ossigeno. Poi subito giù sino al campo base dove un elicottero li porterà nella capitale nepalese e da lì un volo sino a Londra. Tutto in sette giorni.

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Doping o sicurezza?

Questo gas, vietato negli sport professionistici dall’Agenzia mondiale antidoping (WADA) in quanto sostanza dopante, stimola la produzione naturale di eritropoietina (EPO). Un ormone che aumenta i globuli rossi, col risultato di migliorare la capacità del corpo di adattarsi all’altitudine. Senza passare, insomma, per la naturale acclimatazione.
Chi ha proposto questo metodo, afferma che l’obiettivo principale è la sicurezza. Ovvero, meno tempo in alta quota significa meno rischi. Costo aggiuntivo: circa 5mila dollari. Stessa agenzia che qualche tempo fa lanciò il progetto Everest Flash, salita senza acclimatazione con l’utilizzo di camere ipobariche. Costo: 95mila dollari.
Il dibattito è aperto. Un dibattito usurato, rinnovato e reinventato. Perché l’alpinismo non è uno sport  e in quanto tale non deve sottostare ad alcuna regola scritta. Solo all’etica. A quella di ogni singolo uomo e al suo rapporto intimo con la montagna.

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La dichiarazione UIAA

La Medical Commission dell’UIAA, lo scorso gennaio, ha pubblicato, in merito, una dichiarazione ufficiale:

“La Commissione medica UIAA ha recentemente ricevuto molti rapporti e corrispondenza da alpinisti che chiedevano se l’inalazione dello xenon ha un effetto positivo sulla risposta del corpo ad adattarsi alla minore disponibilità di ossigeno in quota (acclimatazione).
Alla Commissione medica UIAA vengono poste questo tipo di domande a causa del suo ruolo nel fornire alla comunità alpinistica informazioni scientificamente basate sotto forma di raccomandazioni di sicurezza e salute basate sui fatti, valutate da specialisti e comunemente pubblicate su riviste scientifiche. La Commissione Medica è interessata a nuovi metodi e sviluppi utilizzati dalla comunità di arrampicata e valuta attentamente il loro valore.
Secondo la letteratura attuale, non ci sono prove che l’inspirazione dello xenon migliori le prestazioni in montagna e un uso inappropriato possa essere pericoloso. Sebbene una singola inalazione di xenon possa aumentare in modo misurabile il rilascio di eritropoietina, questo aumento non è sostenuto per quattro settimane di utilizzo, né è associato ad alcun cambiamento nei globuli rossi. Secondo la letteratura, gli effetti sulle prestazioni sono poco chiari e probabilmente inesistenti.
L’acclimatazione all’altitudine è un processo complesso che colpisce i vari organi/sistemi come il cervello, i polmoni, il cuore, i reni e il sangue a diversi livelli. Poiché i cambiamenti fisiologici impiegano giorni o settimane per influenzare l’organismo, da un punto di vista fisiologico, un singolo farmaco una tantum non può essere la chiave per una migliore acclimatazione o una maggiore prestazione. Per l’eritropoietina in particolare, il bersaglio dello xenon, gli effetti richiedono settimane per aumentare i globuli rossi, quindi dall’uso appena prima dell’arrampicata non ci si aspetterebbe alcuna differenza nell’emoglobina, nell’ematocrito o nelle prestazioni.
Inoltre, lo xenon è inserito nella lista proibita delle sostanze vietate dell’Agenzia mondiale antidoping (WADA) dal 2014. Un divieto sull’uso di sostanze che migliorano le prestazioni può essere applicato solo agli sport soggetti alle regole WADA, applicandosi quindi ad esempio all’arrampicata su ghiaccio competitiva ma non all’alpinismo ad alta quota. Lo xenon è un gas anestetico, e quindi un farmaco, con corrispondenti effetti avversi e rischi per la salute, il che significa che in un ambiente non monitorato questo potrebbe compromettere la funzione cerebrale, respiratoria e portare persino alla morte. Uno studio ha mostrato una sedazione significativa nelle persone che lo usano alle dosi raccomandate per l’alpinismo.
Lo xenon è usato raramente in medicina e non è approvato in tutti i paesi. Il suo uso dovrebbe essere riservato alla sala operatoria e alla sedazione procedurale da parte di specialisti con un’adeguata formazione in anestesia. Da un punto di vista medico, l’uso off-label senza una base scientifica e con rischi per la salute sconosciuti deve essere respinto.
Questa dichiarazione della Commissione medica UIAA è sostenuta dalla Commissione per l’alpinismo UIAA che ha recentemente guidato la pubblicazione della nuova Dichiarazione UIAA su escursioni, arrampicata e alpinismo. Uno degli obiettivi di questa nuova dichiarazione è quello di porre norme per il comportamento che l’UIAA considera ottimali. Ciò include l’etica e lo stile con cui saliamo e le considerazioni ambientali e sociali di cui dovremmo essere consapevoli”.

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