La montagna resiste al Covid nei dati Istat sul turismo nel 2020. Il turismo nelle Terre Alte, infatti, non cala come succede per altre mete.
A confermarlo i dati Istat relativi al “Movimento turistico in Italia” da gennaio a settembre 2020.
Resiste la montagna, resistono i borghi
Resiste la montagna, resistono i borghi. Secondo l’Istat, la preferenza dei turisti italiani, infatti, si indirizza, più che in passato, sulle località montane. Ad agosto raggiungono gli stessi livelli dello scorso anno (-0,4%). E soprattutto sui Comuni a vocazione culturale, storico, artistica e paesaggistica. Dunque i borghi in particolare, che registrano addirittura un incremento (+6,5%) rispetto al 2019. Unica variazione positiva registrata in tutto il dossier che confronta 2019 con l’anno della pandemia
Le Regioni
Le stime a livello regionale confermano questa preferenza: incrementi delle presenze dei clienti italiani si verificano solo in Umbria e nella Provincia autonoma di Bolzano (entrambe con valori intorno al +15% rispetto al 2019); valori negativi, ma migliori della media nazionale, si registrano solo in Veneto, in Friuli- Venezia Giulia, nelle Marche, in Molise e nella Provincia autonoma di Trento. Ciò sembra indicare che ad agosto 2020 la scelta degli italiani si sia orientata più verso destinazioni meno consuete, presumibilmente meno affollate e con una più ampia ricettività di tipo extra-alberghiero (agriturismi, open air, ecc.) a discapito delle destinazioni estive più tradizionali, ossia le località balneari e le grandi città, solitamente caratterizzate da un maggior affollamento.
Gli stranieri
Nonostante la riapertura delle frontiere dopo il lockdown, le presenze di stranieri continuano a registrare flessioni molto negative, con un trimestre estivo che riesce a realizzare solo il 40% delle presenze di clienti stranieri rilevate nel 2019.
La metà tedeschi
Dei turisti stranieri presenti nel trimestre estivo del 2020,
quasi la metà (47,4%) è rappresentata dai tedeschi
(storicamente i principali clienti esteri delle strutture ricettive italiane)
Seguono i clienti provenienti da Svizzera e Liechtenstein (con una quota dell’8,6%), Paesi Bassi (8,0%), Austria (6,8%) e Francia (5,6%). Praticamente nulle le presenze dei clienti provenienti dagli Stati Uniti (0,7%) che erano una delle prime tre nazionalità di provenienza della clientela estera.
Anche per i clienti stranieri, così come per quelli italiani, nei mesi estivi si registrano cali minori nelle strutture extra-alberghiere (-53,6% delle presenze) rispetto a quelle alberghiere (-65,6%)
LEGGI ANCHE Cinque nuovi borghi si colorano con la Bandiera Arancione
Le mete degli stranieri
Simili anche le scelte delle destinazioni. Le grandi città anche nel trimestre estivo vedono l’assenza pressoché totale dei clienti stranieri (-86,1% le presenze rispetto allo scorso anno); cali sostanziali, inoltre, nelle strutture ricettive dei comuni a vocazione marittima (-65,5%) e in quelli a vocazione culturale e paesaggistica (-63,6%), decisamente più contenuta la flessione per le strutture ricettive ubicate nei comuni a vocazione montana (-38,7%).
A forte rischio la stagione invernale
Le limitazioni agli spostamenti sul territorio, alle attività commerciali e di ristorazione e all’apertura degli impianti sciistici stabilite dai decreti dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020 stanno generando un nuovo forte impatto negativo sui flussi turistici dell’ultimo trimestre dell’anno, soprattutto nei comuni a vocazione montana e nelle grandi città, che assorbono gran parte del turismo invernale (in particolare il Dpcm del 3 dicembre 2020 ha stabilito la chiusura degli impianti nei comprensori sciistici dal 4 dicembre al 6 gennaio 2021).
Se si fa riferimento all’andamento della scorsa stagione turistica, nel periodo da ottobre 2019 a febbraio 2020, il turismo invernale ha mobilitato 95,2 milioni di presenze, di cui 17,7 milioni (pari al 18,5% del periodo) concentrate nel solo mese di dicembre e, ancora più nello specifico, 4,2 milioni nelle sole località montane. Si tratta di volumi che con alta probabilità risulteranno fortemente ridimensionati a causa del persistere dell’emergenza sanitaria determinata dalla pandemia.