L’Osservatorio sul Cerro Pachón apre all’era dell’astrocinematografia
Il nuovo sito sulle Ande cilene a 2682 metri dedicato all'astronoma Vera Rubin era atteso da tanto dagli astronomi di tutto il mondo in quantro esplora il cosmo in una nuova dimensione, quella temporale

Ecco le prime immagini che giungono dall’osservatorio Vera Rubin, atteso a lungo dagli astronomi di tutto mondo, costruito a quota 2.682 metri sul Cerro Pachón, sulle Ande cilene. Le nebulose Laguna e Trifida, vere e proprie culle di stelle, le galassie dell’ammasso della Vergine distanti 60 milioni di anni luce e uno sciame di oltre 2.000 asteroidi. E questo è solo un assaggio di ciò che può fare il nuovo telescopio che si candida a studiare e a svelare gli aspetti più misteriosi dell’universo.
Per tale motivo è dedicato a Vera Rubin, l’astronoma apripista delle ricerche sulla materia oscura.
L’Osservatorio Vera Rubin
Il telescopio è finanziato dalla National Science Foundation degli Stati Uniti e dall’Ufficio scientifico del Dipartimento Usa dell’Energia. E’ al centro di una vasta collaborazione internazionale guidata da NoirLab e lo Slac National Accelerator Laboratory, alla quale l’Italia partecipa dal 2017 con l’Istituto Nazionale di Astrofisica, che coordina il contributo italiano all’analisi scientifica dei dati. Importante anche il ruolo dell’industria italiana, con l’azienda Eie Group, che ha progettato, costruito e installato la cupola dell’osservatorio, che protegge e accompagna i movimenti del telescopio, permettendogli di osservare l’intera volta celeste in tre notti.
Presentate in eventi in diretta streaming negli Stati Uniti e in Italia, a Palermo e a Mestre.
L’astrocinema
Entriamo nell’epoca dell”astro-cinematografia’, esplorando una nuova dimensione: quella del tempo”, dice il presidente dell’Inaf Roberto Ragazzon. Ci aspettiamo di studiare il cosmo con una nuova prospettiva, che oggi è possibile grazie anche all’uso di nuove tecnologie informatiche per trattare una mole di dati altrimenti imperscrutabile”.
Come è possibile? Grazie alla fotocamera astronomica più grande mai costruita, da 3.200 megapixel, in grado di coprire un’area del cielo grande come 45 volte la luna piena. Per ammirarla in tutta la sua risoluzione servirebbero 400 monitor televisivi da 4K. Puntando una nuova porzione di cielo in meno di 5 secondi, il telescopio può osservare l’intero cielo australe in circa 3-4 notti e nei suoi dieci anni di attività potrà riprendere ogni regione del cielo circa 800 volte, ottenendo un vero e proprio film del cosmo ad altissima risoluzione.
Tutto è pronto, scrive l‘ansa, per iniziare la più estesa mappatura continua del cielo australe mai tentata grazie alla Legacy Survey of Space and Time (Lsst), la campagna osservativa che per i prossimi dieci anni raccoglierà ogni notte circa 20 terabyte di dati sull’universo, l’equivalente di 6.000 film in HD.
“Rubin produrrà un vero e proprio film multicolore del cielo, lungo un’intera decade. Un film che ci permetterà di vedere l’universo come mai prima: non solo attraverso immagini statiche, ma in evoluzione dinamica”, ha detto Sara (Rosaria) Bonito, che rappresenta l’Inaf nel comitato direttivo della Lsst Discovery Alliance dell’osservatorio vera Rubin.