Montagna e ipertensione arteriosa

Domenica 21 giornata di sensibilizzazione in sette rifugi. Ci si potrà misurare la pressione arteriosa e avere consigli dal personale medico

montagna

Sensibilizzare i frequentatori della montagna rispetto all’influsso dell’ipossia in alta quota su eventuali patologie cardiovascolari, in particolare per quanto riguarda l’ipertensione arteriosa. È questo l’obiettivo dell’iniziativa organizzata da Club Alpino Italiano e Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa nella giornata di domenica 21 agosto in 7 rifugi, dove per l’occasione escursionisti e alpinisti potranno misurare la pressione arteriosa dalle ore 10 alle ore 17. Per ogni singola misurazione verrà compilato un questionario e, ove possibile, una ossimetria cioè una misurazione delle percentuale di Ossigeno nel sangue per valutare eventuali stati di iniziale ipossia.
L’iniziativa si basa sui risultati recenti della ricerca sugli effetti cardiovascolari della esposizione acuta all’alta quota, in gran parte basati su una serie di studi effettuati nell’ambito dei progetti HIGHCARE sull’Everest, sulle Ande e sulle Alpi dall’Istituto Auxologico Italiano di Milano e dall’Università Milano-Bicocca. Questi studi hanno dimostrato che l’esposizione acuta alla ipossia (ridotta disponibilità di ossigeno) che caratterizza l’alta quota può far salire la pressione arteriosa in modo significativo, sia in chi solitamente ha una pressione normale, sia nei oggetti che già soffrono di ipertensione arteriosa, con differenze legate ad alcune caratteristiche individuali tra cui l’età. Conoscere il comportamento della pressione in quota può pertanto consentire a chi ama la montagna di effettuare ascensioni con maggiore sicurezza, mettendo in atto semplici misure protettive adeguate in collaborazione con il proprio medico e/o presso ambulatori specializzati coordinati da SIIA e CAI.
La giornata del 21 agosto, la cui parte logistica ed organizzativa sul campo è stata curata in prima persona dal Presidente della Commissione Medica CAI, Dott Luigi Fiorenzo Festi, sarà inoltre caratterizzata dal coinvolgimento del Club Alpino Svizzero Ticino, preludio ad una più stretta collaborazione con il CAS nazionale e con la Società Svizzera di Medicina di Montagna. Il progetto è assolutamente sperimentale ed è funzionale ad un più ampio interessamento del CAI e del CAS, con la prospettiva di arrivare a pubblicazioni scientifiche di rilevanza internazionale, sfruttando la numerosità di casi e misurazioni, in collaborazione con SIIA.
Altrettanto importante il coinvolgimento dei Club Alpini regionali Alto Adige e Lazio e della Commissione Medica del CAI Lombardia e Lazio.

I rifugi coinvolti saranno:

– Rifugio Curò, Orobie Bergamasche, presenti il Dott. Agazzi, segretario della Commissione Medica Centrale del CAI e il Dott. Pellegrini, Ospedale S. Luca, Istituto Auxologico Italiano e Università Milano-Bicocca, inviato dalla SIIA;
– Rifugio Michela Motterascio, Canton Ticino, presente il Dott. Beppe Savary Borioli, figura di rifermento nel campo dell’emergenza in ambito svizzero;
– Rifugio Kostner al Vallon in Alto Adige, presente il Dott. Sala ed altro medico specializzando di cardiologia, Ospedale S. Luca, Istituto Auxologico Italiano e Università Milano-Bicocca, inviati dalla SIIA;
– Rifugio Città di Milano in Alto Adige-Val Solda, presente il Dott. Dario Benedini, presidente della Commissione Medica del CAI Lombardia;
– Rifugio Martello in Alto Adige, presente il Prof. Tozzi e il Dott. Fanchin, chirurghi vascolari dell’Università dell’Insubria-Ospedale di Circolo Varese;
– Rifugio Rinaldi, Monte Terminilletto, presenti il Prof. Ferri e il Dott. Tocci, della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa;
– Rifugio Duca degli Abruzzi, Monte Portella, L’Aquila, presente il Prof. Desideri della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa e il Dott. Garufi.

Club Alpino Italiano

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