Nanda Devi, individuati i corpi di 5 dispersi

Nanda Devi: due elicotteri hanno individuato cinque corpi e materiale vario della spedizione dispersa da giorni sulla montagna indiana. A comunicarlo è il funzionario distrettuale Vijay Jogdande.

I corpi sono stati individuati dalla guida Mark Thomas, l’uomo che guidava il team intenzionato a salire sulla cima est. Il ritrovamento lungo la via di una cima vicina, inviolata, il Peak 6447.

Thomas faceva parte dei soccorsi e dall’elicottero ha scattato foto della zona. Il gruppo è stato colpito da una valanga che ha colpito l’area dove avevano montato il campo.

Nanda Devi (in italiano: Dea dispensatrice di beatitudine) è un massiccio montuoso della catena himalayana situato nel Garhwal, una regione amministrativa dello Stato indiano di Uttarakhand, in prossimità del confine tra India e Tibet.

Le sue due vette principali sono: Nanda Devi che si eleva 7.816 metri di altitudine e che rappresenta la seconda più alta montagna dell’India e Nanda Devi Est a 7.434 metri di quota. Le due cime s’innalzano al centro di un complesso montuoso noto come “santuario del Nanda Devi” e che conta almeno 12 cime sopra i 6.400 metri.

Il massiccio è anche un parco naturale (Nanda Devi National Park) e per il suo elevato interesse botanico e paesaggistico, è entrato a far parte, dal 1992, del Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO con il nome di Nanda Devi and Valley of Flowers National Parks. Dal 2004 è entrato a far parte della rete mondiale di riserve della biosfera.

La morfologia del “santuario” rende molto difficile raggiungere il Nanda Devi: la prima via d’accesso all’anello montuoso venne scoperta solo nel 1934 dagli alpinisti ed esploratori inglesi Eric Shipton e Bill Tilman e passa attraverso lo stretto canyon Rishi Gorge; tutte le altre vie sono più difficoltose e si trovano ad un’altitudine molto elevata: il passo di montagnapiù basso è situato a 5.180 metri.

Nel 1936 la cima più alta del Nanda Devi, dopo cinquant’anni di tentativi infruttuosi, fu conquistata per la prima volta da una spedizione angloamericana guidata dal succitato Tilman e dall’alpinista e geologo inglese Noel Odell che raggiunsero la cresta meridionale della cima principale. Nel 1939 una spedizione polacca guidata da Adam Karpinski raggiunse, sempre da sud, la cima secondaria.

Le ascensioni alpinistiche subirono un’interruzione tra il 1965 e il 1974 quando il governo indiano regolò rigidamente l’accesso alla zona per coprire alcune spedizioni, avvenute tra il 1965 e il 1968, a cui avevano preso parte agenti statunitensi della CIA che avevano collocato ad alta quota dispositivi di spionaggio per monitorare eventuali test nucleari compiuti dalla Cina in Tibet. L’operazione, rimasta a lungo segreta, fu un fallimento a causa delle avverse condizione climatiche: gli strumenti, che erano alimentati con dei generatori termoelettrici a radioisotopi (RTG), vennero distrutti da una valanga. L’entità della contaminazione ambientale prodotta dalle barre di plutonio 238, che alimentavano gli RTG e che non vennero mai recuperate, non è stata ancora valutata.

Dal 1974 il Nanda Devi venne riaperto alla frequentazione regolare di escursionisti ed alpinisti indiani e stranieri. Spedizioni francesi, giapponesi e cecoslovacche si distinsero per l’apertura di nuove vie. Oltre alla via normale di salita aperta da Odell e Tilman, va menzionata anche quella aperta nel 1981 da due cordate di alpinisti cecoslovacchi (Svronal, Kadlicik, Horka; Palecek e Karafa; Rakoncaj e Sulovsky) che sale, con quattro campi alti, la cresta al centro della parete nord-orientale.

L’elevato interesse alpinistico ha, tuttavia, condotto questa zona ad un rapido declino ecologico che ha indotto il governo indiano, nel 1983, a chiudere nuovamente al turismo alpinistico tutta l’area del santuario.

fonte: wikipedia

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