Nanga Parbat, il trailer del documentario di Daniele Nardi

“Il documentario “Nanga Parbat – Lo scacco della Regina” è il racconto di un’avventura unica. Al rientro della spedizione abbiamo raccolto alcune testimonianze e montato un breve filmato in attesa di completare il documentario di 50 minuti, attualmente in post produzione”

 

“Il documentario “Nanga Parbat – Lo scacco della Regina” è il racconto di un’avventura unica. In uno spettacolare scenario di panorami mozzafiato, sfide al limite del possibile e amare rinunce. Al rientro della spedizione abbiamo raccolto alcune testimonianze e montato un breve filmato in attesa di completare il documentario di 50 minuti, attualmente in post produzione”.

La spedizione invernale sul Nanga Parbat sappiamo che è fallita per un soffio – lui, Ali Sapdara e Txikon sono giunti a 7.830 mt, lì dove in inverno mai nessuno è salito – a causa di problemi fisici (mal di montagna) ad Ali “Sapdara”. Ma la spedizione era cominciata in tutt’altro modo, con un’altra squadra (Revol, Manchiewicz e Delle Monache) ma anche su questo sappiamo come è andata col tentativo della francese e del polacco di raggiungere la vetta e coi problemi alla schiena di Roberto Delle Monache.

 

Daniele Nardi ha un chiodo fisso: si chiama Nanga Parbat. Lo vuole. Lo vuole in inverno. E probabilmente ci riproverà ancora. Anche se la montagna non viene davanti a tutto: “Anni fa scelsi di fare l’alpinista, feci una scelta verso la vita. Per me scalare le montagne vuol dire conoscermi e conoscere la vita. La responsabilità nei confronti di Ali ha superato di gran lunga qualsiasi cieco desiderio di vetta. E’ per questo che siamo scesi. Fossimo stati  anche ad un solo passo dalla vetta la Vita è sempre più importante di qualsiasi altra cosa”.

 

Anche se Nardi inizialmente aveva un’altra idea, aveva in testa di salire per il Mummery. E ci ha provato. Ma poi da solo sarebbe stato impossibile. Quindi nuova squadra, nuova via. “Sullo sperone Mummery c’è una storia bellissima da raccontare. Un tentativo solitario che quest’anno si ferma a 6200m solo perché una valanga aveva distrutto il campo 3 poco più in basso. Ma questa storia preferisco raccontarvela attraverso le immagini che la SD Cinematografica metterà insieme nel  documentario di prossima uscita”.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio