Stangata Imu sulle funivie, la parola passa al Governo

Dopo la sentenza della Cassazione la Provincia di Trento ha interpellato Roma per dire no all’introduzione di tale tassazione per evitare il tracollo di tante aziende e di riflesso scongiurare pesanti ricadute sul turismo alpino

funivia

“Abbiamo subito interpellato il Governo nazionale e siamo comunque pronti ad esercitare le nostre prerogative in materia di tributi locali”. Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi  aggiorna  così la situazione all’indomani della sentenza della sezione tributaria della Corte di Cassazione che ha stabilito, per tutto il territorio nazionale, l’applicazione dell’Imu per gli impianti di risalita.

 

“Siamo in contatto con esponenti della maggioranza di Governo – aggiunge Rossi- ed abbiamo già espresso le nostre preoccupazioni allo scopo di individuare una soluzione a salvaguardia dell’area alpina. In ogni caso – conclude il presidente della Provincia autonoma di Trento – siamo pronti a mettere in campo le competenze primarie che il nostro statuto ci garantisce in materia di tributi locali per evitare ricadute negative sull’economia turistica che, come ben sappiamo, svolge un ruolo fondamentale nella nostra economia in termini di impatto diretto ma anche in ragione dell’indotto di filiera che ne consegue.

 

Le cifre?  Si aggirano sui 25mila euro all’anno per una seggiovia a sei posti ai 50mila per una telecabina a otto posti.
La sentenza che spaventa i gestori degli impianti a fune è la numero 4.541 del 21 gennaio 2015 e riguarda un ricorso dell’Agenzia del Territorio-Agenzia delle Entrate contro la società Funivia Arabba Marmolada-Sofma Spa.

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