Trump, via libera al disboscamento delle foreste selvagge dell’Alaska
A pochi giorni dalle elezioni presidenziali arriva l'ok al progetto che riguarda il Parco nazionale Tongass; un'area protetta da decenni da un regolamento voluto dall'ex presidente Clinton. Per ora via libera al legname, domani al petrolio?
A pochi giorni dall’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti, il presidente uscente Donald Trump ha messo nero su bianco su un progetto di cui si parlava da un po’ di tempo.
La possibilità di sfruttare i terreni incontaminati dell’Alaska. Ora per il legname, domani, chissà, per il petrolio.
Il Parco Tongass
L’amministrazione Trump ha reso esecutivo un piano per aprire al disboscamento vaste porzioni della più grande foresta nazionale dello Stato, il Tongass. L’ok riguarda un’area grossa quanto il Belgio. La decisione cancella così un precedente provvedimento del presidente Bill Clinton (Regolamento Roadless), che aveva proibito il disboscamento, la costruzione di strade e l’estrazione mineraria nelle foreste dell’Alaska.
La foresta di Tongass
è l’Amazzonia degli Stati Uniti:
assorbe l’8% delle emissioni di CO2
prodotte ogni anno dal paese.
Oggi il legno, domani…
Il dado è tratto: l’industria del legno potrà mettere le mani sulla più grande area boschiva degli Stati Uniti. Che è anche la più grande foresta pluviale temperata al mondo.
Per ora il legno, ma in un secondo momento si possono aprire le porte a uno sfruttamento diversificato e su più larga scala della foresta di Tongass. Petrolio e settore minerario in generale in primis.
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Metà della superficie della foresta, circa 35mila km2, da 20 anni è protetta dal Roadless Area Conservation Rule. In poche parole, nel caso di Tongass, il Regolamento impedisce che le zone riconosciute come ‘selvagge’ possano essere oggetto di qualsiasi attività antropica di sviluppo.
L’alleato Alaska
Trump ha avuto un alleato dalla sua parte. L’Alaska. Il paese più a nord degli States da tempo battevano per una decisione del genere. Da quelle parti hanno sempre pensato che il regolamento voluto da Clinton è costato posti di lavoro e ha tarpato le ali a settori come energia, industria mineraria e turismo.
Trump ci ha provato anche lo scorso anno. Ma è stato bloccato da un tribunale americano.