Due anni fa la valanga su Hotel Rigopiano: 29 morti. Le inchieste

Sono trascorsi due anni da quelle ore di inferno alle pendici del monte Siella, sul Gran Sasso. Ore di disperazione. Di morte. 120 mila tonnellate di neve e ghiaccio, la valanga parte, come detto, dal Monte Siella e travolge l’hotel Rigopiano di Farindola. Era appunto il 18 gennaio 2017. Nel resort, posto proprio alla fine del canalone, c’erano 40 persone: 28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 dipendenti. Bloccati lì. Isolati.  Isolati per via della neve e terrorizzati dalle quattro scosse di terremoto, di magnitudo 5.1, con epicentro nell’Aquilano.

29 morti. Tanti coloro che persero la vita in quella immane tragedia.

Ore concitate, i soccorritori lavorarono senza sosta per cercare di salvare vite umane. L’Italia tutta si fermò dinanzi a quella tragedia.

Poche ore prima che avvenisse l’irreparabile, partirono telefonate di richiesta di aiuto dall’hotel. Dall’amministratore, da un cameriere. Niente. Anche la sorella del proprietario della struttura si recò personalmente in Provincia a chiedere aiuto. Tutto vano.

Le inchieste vanno avanti. Gli indagati sono 25 e sono accusati, a vario titolo, di disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione di atti d’ufficio, abuso di atti d’ufficio. Sono invece 18 le richieste di archiviazione

Poi c’è l’inhicesta bis per i reati di frode in processo penale e depistaggio a carico di sette persone, che all’epoca dei fatti lavoravano in Prefettura. L’accusa è di aver occultato il brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio 2017 alla squadra Mobile di Pescara per nascondere la chiamata di soccorso fatta alle 11.38 dal cameriere D’Angelo, una delle 29 vittime, al Centro coordinamento soccorsi.

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