Alex Bellini attraversa il Vatnajökull, ghiacciaio più grande d’Europa

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foto: Alex Bellini & Matteo Zanga (redbull.com)

Alex Bellini ci ha impressionato nelle sue mission. Tante, belle. Due oceani (Atlantico e Pacifico) attraversati in solitaria in barca a remi. Ultramaratone di ogni tipo, tra cui l’Alaska Ultrasport Impossible (1.400 chilometri a piedi in autonomia), conclusa al terzo posto in 27 giorni, e la LA-NY Footrace, la corsa a piedi di oltre 5.000 chilometri da Los Angeles a New York attraverso gli Stati Uniti.

E ora “Freeze the Moment”, la traversata in solitaria del Vatnajökull: si tratta del ghiacciaio più grande d’Europa, trainando una slitta di 60 chilogrammi in condizioni meteo estreme.

“Sto molto bene come dopo una bella vacanza”, racconta Alex a Red Bull. “Non che la traversata sia stata una passeggiata. Anzi, tutto il contrario, ma diciamo che mi ha rigenerato. Non facevo spedizioni e avventure da diversi anni (nel frattempo mi sono dedicato ad altri progetti) e ultimamente avvertivo una profonda necessità di tornare a scuola. Non quella sui banchi, ma quella a contatto con me stesso e con la natura”.

Alex Bellini ha 38 anni, è originario della Valtellina ma vive in Inghilterra.

“È il ghiacciaio più grande d’Europa e come tutte le altre masse di ghiaccio rimaste sul nostro pianeta vive momenti di grande crisi a causa del riscaldamento globale”, spiega Bellini. “Con questo viaggio volevo fermare il tempo (“Freeze the Moment” è proprio il nome del progetto), il tempo che per questo ghiacciaio sembra ormai volgere a una fine: gli esperti stimano che non sopravvivrà al prossimo secolo”.

Alex ha attraversato il ghiacciaio da ovest a est con gli sci e una slitta. In totale ha percorso 180 chilometri. La traversata è durata in totale 13 giorni: Alex ha dovuto trascorrere 5 giorni in tenda a causa del tempo pessimo. Nei giorni in cui si è potuto muovere ha percorso una media giornaliera di 18 chilometri: “Avevo con me un’abbondante scorta alimentare che corrispondeva a circa 6000 kcal giornaliere. Pasti liofilizzati 2 volte al giorno (colazione e cena), 4 barrette super energetiche e mandorle durante le ore di marcia”, dice Bellini. “La mattina e la sera consumavo anche un prodotto alimentare in forma di composto liquido come un milkshake, molto innovativo e da molti considerato il futuro del cibo. Seguo da due anni un regime alimentare vegano e alcuni ingredienti nutrienti per me sono più facili da assimilare attraverso un’integrazione naturale”.

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foto: Alex Bellini & Matteo Zanga (redbull.com)

“Durante questa spedizione invernale ho trovato le temperature più fredde dell’anno, che però non sono scese mai sotto i -20 °C”, spiega Bellini. “La grande minaccia è stata il vento che nei giorni peggiori ha soffiato a 100km/h. A -20°C il windchill factor di vento a 10km/h è pari a -6°C. Si fa presto a fare due conti per capire che in certe condizioni l’unica maniera per sopravvivere era restare chiuso in tenda. Inoltre, a gennaio le ore di luce erano circa sette e l’escursione termica tra giorno e notte era molto limitata”.

Durante i 13 giorni di traversata Alex ha vissuto diversi momenti difficili: dalla caduta in un crepaccio, da cui fortunatamente ne è uscito con le proprie gambe, a una notte spaventosa con vento a 100 km/h. “Quella notte ero pronto a essere portato via dal vento con tutta la mia attrezzatura. In tasca avevo una borraccia d’acqua, delle barrette e il PLB (personal locator beacon) per essere rintracciato dagli eventuali soccorritori. Alle due di mattina il vento è cessato improvvisamente”. Per realizzare la sua impresa Alex si è avvalso di un team di supporto, perché crede fortemente nel valore della collaborazione. “L’eccellenza è spesso il prodotto della cooperazione e anche quei successi che paiono individuali sono costruiti sulla base dell’impegno di altre persone. Nel mio caso si tratta di un coordinatore, normalmente questo ruolo è ricoperto da mia moglie, un meteorologo, un addetto alla sicurezza, uno alla comunicazione e un digital strategist”.

In questa impresa Alex si è messo in gioco per una causa ecologista: “Serve responsabilità. Secondo me c’è un problema che impedisce alle persone la piena presa di responsabilità: la distanza tra azioni e conseguenze”, sostiene Bellini. “Tanto più c’è separazione tra l’azione che compio oggi – diciamo un’attività inquinante – e la sua conseguenza, tanto più continuerò a fare quell’azione perché mi dico: qualcuno se ne occuperà. Con la traversata del Vatnajökull, raccontandone la sua esistenza e il suo stato di salute, ho voluto colmare la distanza tra uomo e conseguenze”.

C’è sempre qualcosa di mistico nelle imprese di Alex perché il suo rapporto con la natura è totale: “È questa sorta di misticismo che mi attrae”, rivela Bellini che nel corso della sua carriera ha adottato diversi motti in base alle imprese che affrontava. “’Avanti, bastardo’ è quello a cui mi sento più vicino in questo momento”.

fonte: redbull.com

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