Ancora crolli sulle Dolomiti

Ancora frane e crolli sulle Dolomiti in questa estate. Un altro crollo di roccia si è verificato l’altra mattina dalle Punte di Campiglio, in zona cima Tosa, nel Gruppo delle Dolomiti di Brenta occidentale.
Il fenomeno non ha coinvolto persone, come appurato anche dai sopralluoghi effettuati in elicottero, e avrebbe come causa probabile lo scioglimento del permafrost in alta quota.
Ricordiamo che lo scorso agosto è stato registrato un nuovo record di zero termico a 5.328 metri.

A giugno scorso il crollo dell’Omo sulle Piccole Dolomiti. Pochi giorni fa altro crollo sul Teston della Schiara con notevole distacco di roccia, il crollo ha interessato le ferrate sottostanti.

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La situazione è delicata anche sulle Alpi occidentali. Pochi giorni fa una frana registrata in zona Monte Rosa. La frana si è staccata dalle Torri di Castelfranco, ai margini della parete Est del Monte Rosa sino alla morena del Ghiacciaio del Belvedere.

Anche i rifugi sono a rischio

A rischio anche i rifugi alpini. In Svizzera la situazione non è rosea, e non lo è nemmeno in Italia. Il Cai svizzero ha parlato chiaro: un terzo dei rifugi è a rischio. Il CAS ha realizzato recentemente uno studio sulle sfide del turismo ad alta quota. I rifugi sono a rischio a causa del caldo che minaccia il permafrost. Gli stabili hanno danni strutturali, e molte volte provoca il loro slittamento a valle. Un esempio su tutti. Il Rifugio del Rothorn che, dicono dal CAS, presenta spaccature un po’ ovunque  e dove sono stati montati blocchi in metallo per tenere assieme le pareti. Misure provvisorie che non basteranno per il futuro, tanto che un nuovo rifugio è in costruzione pochi metri più a valle.
La Mutthornhütte (Canton Berna) è stato chiuso, stessa sorte, dice il Club Alpino Svizzero, che toccherà ad almeno altre tre capanne nel prossimo futuro. In Italia, come detto, la situazine non è migliore. Pochi giorni fa il Cai Torino segnalava la chiusura della Capanna Quintino Sella sul Monte Bianco per un sospetto cedimento strutturale. La scorsa estate crollò il Bivacco Alberico-Borgna al Col de la Fourche sulla cresta Sud-Est del Mont Maudit che separa il bacino della Brenva dal Cirque Maudit. Il mese scorso stessa sorte è toccata al Bivacco Meneghello, di proprietà del Cai Vicenza, situato nel tratto di cresta fra la Punta Cadini (m.3524) ed il S. Matteo (m.3678) in Valfurva; è crollato a causa del cedimento dello sperone su cui è poggiato.

La frana sulle Dolomiti di Brenta

Per quanto riguarda il fenomeno registrato sulle Dolomiti di Brenta le verifiche sull’area sono state condotte dalla Protezione civile trentina, dopo la segnalazione arrivata da un vigile del fuoco volontario che era in montagna per un’escursione. Sul posto si è prima recato l’elicottero sanitario dei Vigili del fuoco di Trento, per verificare che non ci fossero escursionisti feriti, mentre successivamente si è svolto un altro sopralluogo aereo con a bordo il geologo della Provincia. Secondo gli accertamenti, il volume di roccia si è staccato da una parete verticale che si sviluppa all’incirca tra quota 2.830 e 2.850 metri di quota. Il prisma crollato aveva verosimilmente un’altezza intorno ai 15 metri, una larghezza e uno spessore di 5 metri, per un volume totale di roccia di 300-400 metri cubi. Una buona parte del materiale si è probabilmente fermato subito sotto al punto di distacco, mentre la parte restante è caduta arrestandosi nell’accumulo a grossi blocchi alla base della parete.

 

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