Basta rifiuti sull’Everest!

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Come scritto qualche giorno fa in altro articolo (QUI) l’Everest questa primavera sarà preso d’assalto da oltre 500 alpinisti/turisti. Con tale numero si aggrava il problema rifiuti sul Tetto del Mondo. Così  gli addetti ai lavori hanno messo a punto soluzioni per salvaguardare l’ambiente montano.
La prima spedizione della stagione, composta da 15 scalatori statunitensi, è già partita dalla località Lukla per raggiungere il campo base I di acclimatazione: può contare come guida sull’alpinista Dallas Glass e annovera tra i suoi membri un altro scalatore d’esperienza come Jim Davidson. Ang Jangbu Sherpa della “Beyul Adventure Pvt” ha anche aggiunto che un altro gruppo di stranieri formato da 17 persone è pronto a partire non appena avrà completato le procedure di autorizzazione. E a conferma che l’Everest è una delle mete più gettonate, c’è anche la testimonianza di Mingma Sherpa della compagnia “Seven Summit Treks”, che ha sottolineato come delle 15 spedizioni che sta organizzando ben otto (per un totale di 65 persone) riguardano la vetta più alta al mondo.
Be’, si diceva dei rifiuti. Secondo quanto indicato dalla “Expedition Operators Association of Nepal” saranno utilizzati grandi sacchi per raccogliere l’immondizia delle spedizioni, che viaggeranno insieme agli scalatori. Si tratta di contenitori in grado di trasportare fino a 80 chilogrammi di materiale di scarto, che potranno poi essere affidati agli elicotteri che fanno la spola tra il Campo 2 (posto a 6.400 metri di altezza), dove portano provviste ed equipaggiamento, e il Campo base dove normalmente tornavano invece scarichi. Una soluzione economica, che evita alle guide il rischio di tornare al campo base con pesanti sacchi carichi di immonidizia: gli sherpa verranno comunque ricompensati con 2 dollari ogni chilogrammo di rifiuti se porteranno al Campo base ciò che gli scalatori hanno lasciato sulla montagna.

Il problema rifiuti negli ultimi anni è peggiorato, dato anche dal fatto che nelle stagioni 2014 e 2015 le spedizioni sono state interrotte prematuramente a seguito rispettivamente di una valanga che uccise 16 guide nepalesi e del devastante terremoto che colpì la zona due anni fa.

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