Dhaulagiri, il team sulla cresta NO torna a casa

La montagna è in condizioni impraticabili. Due giorni fa Hamor, Colibasanu e Gane sono stati travolti da una valanga nella loro tenda

Si torna a casa. Due giorni fa, scrivevamo che Horia Colibasanu, Marius Gane e Peter Hámor erano sopravvissuti a una valanga che li ha seppelliti mentre dormivano nella loro tenda. Ora Colibasanu ha annunciato che torneranno a casa piuttosto che avventurarsi di nuovo sulla cresta nord-ovest del Dhaulagiri in queste condizioni.

 

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Così il loro tentativo, finisce qua. Il tentativo che li ha portati più in alto, rispetto ai precedenti.

Colibasanu Non avevamo mai sperimentato una valanga dall’interno … Ci ha letteralmente schiacciati nella tenda. Abbiamo cercato di tenere una piccola sacca d’aria intorno alla bocca … Quando la valanga si è fermata, era completamente buio. Anche se eravamo tutti e tre nella stessa tenda, non riuscivo a sentire i miei colleghi. Ho cercato il mio coltellino tascabile. Sapevo che questa era la procedura in caso di caduta di una valanga su una tenda. Se non apri la tenda, non puoi uscire. Ho sentito che non c’era più aria. Ho estratto il coltello e ho aperto la tenda. Poi ho dovuto spingere quel metro di neve per scappare, carico di adrenalina. Sono riuscito a tirare fuori la mia prima mano, quella con il coltello … e infine respirare.

La decisione presa è stata dettata anche dalle previsioni meteo oltre che dai pericoli oggettivi sulla montagna.

I tentativi sulla cresta

È un sogno che dura da tempo. È il sogno dello slovacco Peter Hámor (14 Ottomila senza ossigeno supplementare) e i rumeni Horia Colibasanu e Marius Gane.
Ci hanno provato nella primavera 2019, niente da fare. Nemmeno a lanciare un attacco alla vetta.

Poi sono ripartiti l’anno successivo (con loro anche un altro slovacco, Michal Sabovcik) ma arrivati a Kathmandu è stata dichiarata la pandemia da Covid-19 e il Paese ha chiuso tutto. Alla fine si sono dovuti arrendere.

Nel 2008 ci provarono i russi Valery Babanov e Nikolay Totmyanin. Non raggiunsero i 5000 mt a causa del maltempo.

La via

La cresta Nord-Ovest – la sola – è ancora inviolata. Mai percorsa integralmente. È una via lunga, circa 7 km, e molto ripida. Partenza dal Japanese Camp (4.200 mt) e da qui su per altri 4000 mt circa. Sino in cima. La parte tecnica è all’inizio della via, con contrafforti di roccia. Poi la via si “addolcisce” per passare per la difficile zona denominata “Cime della Cattedrale”. Una volta superato questo passaggio si sale in vetta…

Al cb del Dhaulagiri

Nel frattempo, al campo base ai piedi della via normale, la situazione nei giorni scorsi è stata nel caos. Carla Pérez e Topo Mena sono stati respinti dalla montagna. Hanno abbandonato il loro tentativo per i troppi pericoli. Ma a farla da padrone è la crescente minaccia di Covid-19.
Anche Stefi Troguet ha abbandonato il campo base in elicottero. È risultata positiva anche lei al test, attualmente è a Katmandu. Tutti pare stiano in procinto di abbandonare il campo base, Carlos Soria intenzionato a restare, invece di aspettare la riapertura degli aeroporti a Kathmandu preferisce attendere al cb del Dhaulagiri; e chissà…..

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