Dolomiti, lotta serrata al bostrico

Allarme bostrico sulle Alpi orientali. Ad essere colpite soprattutto, come vederemo, le aree distrutte dalla Tempesta Vaia. In Val di Fassa, fa sapere la Provincia di Trento, si è tenuto un incontro allargato promosso dall’assessore provinciale alle foreste, Giulia Zanotelli. Hanno partecipato amministratori locali, proprietari boschivi e operatori forestali.

 

Sinergia

Zanotelli La situazione è complessa ed appare dunque fondamentale una sinergia tra tutti i soggetti interessati: per questo motivo l’Amministrazione provinciale ritiene strategico il confronto con i territori in cui questa problematica è particolarmente forte.

Zanotelli ha evidenziato come una serie di fattori predisponenti (foreste indebolite dalla tempesta Vaia e caldo anomalo) abbiano causato una diffusione dell’insetto che attacca in particolare i boschi di abete rosso.

Un po’ di dati

Nel Distretto forestale di Cavalese, che comprende le Valli di Fiemme e Fassa, Vaia ha avuto un impatto di 1,3 milioni di metri cubi di legname (su una superficie di 6.290 ettari), su un totale di 4 milioni di metri cubi schiantati in tutto il Trentino. Ad oggi il bostrico ha invece causato un danno di circa 690mila metri cubi diffuso su 3.270 ettari nel Distretto, su un totale di 1,47 milioni di metri cubi (8.350 ettari) in tutta la provincia. Guardando nello specifico alla Val di Fassa, sono circa 116mila metri cubi di legname colpito dal bostrico, per una superficie complessiva interessata di 600 ettari, con un’evoluzione della situazione in peggioramento di anno in anno: i comuni più colpiti sono quelli di Moena (65.500 metri cubi e 250 ettari) e San Giovanni di Fassa (27.500 metri cubi e 190 ettari).

Le iniziative messe in campo

Le necessarie iniziative di gestione sono state messe a punto con l’obiettivo di garantire la sicurezza delle comunità locali e contrastare il rischio di dissesto idrogeologico, anche in considerazione dei cambiamenti climatici.
L’obiettivo è dunque quello di favorire un coordinamento nella pianificazione degli interventi sul territorio, anche per valorizzare al meglio la filiera, attraverso il Tavolo legno.
L’assessore Zanotelli ha parlato dunque della necessaria interlocuzione con il Governo – anche attraverso il lavoro della delegazione parlamentare trentina – oltre che della collaborazione con le altre Regioni dell’arco alpino.

 

Monitoraggio

Prosegue intanto l’attività di monitoraggio attraverso 229 trappole distribuite in tutto il Trentino per verificare la diffusione del bostrico. All’interno del Distretto forestale di Cavalese le catture appaiono in costante aumento negli ultimi anni. L’evoluzione della situazione appare ora difficilmente prevedibile, in quanto legata alle condizioni meteorologiche. L’individuazione di nuovi focolai è inoltre garantita dal personale forestale, che garantisce in modo continuativo la sorveglianza sul territorio.

 

Piano Bostrico

Il Piano bostrico, aggiornato costantemente dall’Amministrazione provinciale, riassume le strategie messe in campo per la gestore dell’emergenza. L’individuazione precoce degli alberi infestati e il loro immediato abbattimento ed esbosco, che in condizioni endemiche costituiscono la forma ordinaria di lotta contro il bostrico, in situazione di pullulazione diffusa perdono efficacia. Allo stresso tempo, va detto che l’asportazione delle piante colpite riduce la possibilità che si sviluppino organismi antagonisti all’insetto. A fronte di una situazione tanto complessa, sono peraltro in corso attività di prevenzione e individuazione precoce degli attacchi, attraverso sperimentazioni che vedono coinvolti Fondazione Edmund Mach, Università di Vienna e MeteoTrentino.
Particolare attenzione viene inoltre posta agli aspetti protettivi, evitando la creazione di margini deboli. Per il ripristino delle aree colpite, la strategia prioritaria è quella della rinnovazione naturale, accompagnata comunque da quella artificiale nelle zone più sensibili. Aspetto prioritario è infatti quello della sicurezza. Per questo motivo, al fine di scongiurare il pericolo costituito da rotolamento di sassi o da valanghe e frane, si preferisce in alcuni casi evitare l’asportazione delle piante o adottare particolari sistemi di abbattimento con rilascio di ceppaie alte. La presenza di piante in piedi (anche se secche) garantisce infatti una funzione protettiva per alcuni anni.

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