Giornata mondiale Leopardo delle nevi. Ma c’è poco da festeggiare

Una specie a rischio con un futuro incerto per una serie di cause. Ogni anno uccisi tra i 220 e i 450 esemplari

Oggi, sabato 23 ottobre 2021, è la Giornata mondiale del Leopardo delle Nevi. Una specie a rischio, con un futuro incerto. È il conflitto tra la fauna selvatica e le comunità umane la principale causa del declino del leopardo delle nevi in tutto l’areale. Ogni anno vengono uccisi tra i 220 e i 450 leopardi delle nevi (quasi una media di uno al giorno) e il 55% di queste uccisioni è dovuto a ritorsioni per la predazione di questo felino sul bestiame. La maggior parte dell’areale del leopardo delle nevi, oggi ridotto dagli effetti del cambiamento climatico, è infatti abitata dalle comunità locali, che dipendono dall’allevamento.

 

Adotta un Leopardo delle Nevi

Isabella Pratesi, direttore Conservazione WWF Italia Per secoli, popolazioni locali e leopardi delle nevi hanno vissuto in pace, come parte dello stesso ecosistema. Religione e convinzioni culturali hanno contribuito ad una armoniosa convivenza tra umani e grandi felini nei loro territori. Ma negli ultimi 40 anni il conflitto tra uomini e leopardi delle nevi ha avuto un’escalation che è arrivata a minacciare la sopravvivenza del fantasma delle montagne.

Cambiamento climatico. In 20 anni il numero di leopardi delle nevi è diminuito del 20% e oggi ne restano in natura meno di 3.400, minacciati anche dal cambiamento climatico. La crescita delle temperature porta infatti una contrazione dell’habitat di questa specie, aumentando le occasioni di conflitto con l’uomo. I modelli climatici stimano che entro il 2070 solo il 35% dell’attuale areale di distribuzione di questi felini rimarrà stabile: l’habitat dei leopardi delle nevi diminuirà dell’8-23% e diventerà sempre più frammentato (Forrest et al., 2012; Li et al., 2016).

 

Pressione antropica. L’area di presenza del leopardo delle nevi vede un’intensa presenza dell’uomo, le cui principali attività di sostentamento sono la pastorizia e l’agro-pastoralismo. Negli ultimi due decenni, porzioni crescenti dell’areale del leopardo delle nevi sono state soggette una notevole pressione antropica, come estrazioni minerarie (Snow Leopard Network, 2014), allevamento di bestiame commerciale come capre per la lana cashmere (Berger et al., 2013), estrazione su larga scala di prodotti non forestali come una specie di fungo (Cordyceps) utilizzato in medicina (Wangchuk & Wangdi, 2015) e il turismo.

Difficile ricerca sul campo. Secondo il rapporto del WWF, più del 70% dell’areale del leopardo delle nevi – che si estende su 12 paesi – rimane ancora inesplorato. E appena il 14-19% è sottoposto a tutela. Il leopardo delle nevi è un animale sfuggente, elusivo, solitario, nomade, capace di mimetizzarsi perfettamente con l’ambiente circostante e per questo viene chiamato “il fantasma delle montagne”. Questo grande felino vive in terreni accidentati, in paesaggi tra i più aspri del pianeta, cosa che rende la ricerca sul campo estremamente difficile.

Il WWF è impegnato da anni sul fronte della conservazione: da un lato cercando di acquisire conoscenze più approfondite sulle popolazioni di snow leopard, con indagini scientifiche che fanno uso delle fototrappole e dei collari satellitari, dall’altro per favorire, attraverso informazione e sensibilizzazione rivolte alle popolazioni locali, la convivenza con l’uomo e le attività economiche.

 

 

Mentre l’iniziativa Living with Big Cats mira a promuovere la convivenza tra uomo e grandi felini, il WWF ha sviluppato e intensificato anche iniziative volte a ridurre le perdite di bestiame per le comunità locali e le conseguenti azioni di rappresaglia verso i leopardi delle nevi da parte dei pastori. Vengono così incentivati e promossi strumenti come la protezione di recinti per il bestiame, regimi assicurativi, l’uso di deterrenti per i predatori come le luci e l’incentivazione di una pastorizia vigile.

 

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