Grandes Jorasses: Busom, Fernández e Sanmartín sulla mitica “No Siesta”
I tre spagnoli sulla difficile via di 1200 m (ED, M7/90º) sulla parete nord delle Grandes Jorasses aperta dagli jugoslavi Jan Porvaznik e Stan Glejdura nel 1986
Gli alpinisti spagnoli Bru Busom, Alberto Fernández e Rubén Sanmartín hanno ripetuto “No Siesta”, la mitica via di 1.200 m (ED, M7/90º) sulla parete nord delle Grandes Jorasses. Una via storica, considerata per molto tempo tra le più difficili, più serie, della parete.
Rubén Sanmartín è disceso poi in volo con parapendio.
No Siesta
La via “No siesta” è stata aperta dagli jugoslavi Jan Porvaznik e Stan Glejdura nel luglio 1986 e liberata da Robert Jasper e Markus Stofer nell’inverno del 2003. Da allora, in tanti ci si sono cimentati.
Rubén Sanmartín Era passato troppo tempo dall’ultima volta che ci siamo godute giornate ininterrotte di alpinismo, nello stile delle nostre prime incursioni nelle Alpi.
Lunedì 24 siamo partiti da casa alle 3:30 per arrivare a Courmayeur alle 14:00 e prendere l’ultima funivia alle 15:00. Primo obiettivo raggiunto, siamo arrivati in tempo, facciamo zaini e saliamo.
Il progetto prevede oggi di sciare fino alla base della parete, lasciando lì tenda e sci e iniziando a salire la via alle prime luci fino al calar della notte. Poi monteremo una specie di corrimano con materiale galleggiante per poter appendere delle amache in tessuto e poter così riposare minimamente. Da lì speravamo di salire in vetta e di poter scendere in giornata al rifugio Bocalatte. Martedì 25 abbiamo iniziato a salire all’alba. I primi metri della via si percorrono velocemente, fino a raggiungere le prime difficoltà, dove iniziamo a salire passo dopo passo.
In questa giornata volevamo raggiungere una piccola cengia poco prima di un tiro di roccia già abbastanza alto, ma è iniziata a scendere la notte e abbiamo bivaccato lì. La notte era fredda… non ci siamo lamentati troppo. In ogni caso, raramente siamo stati così restii a cominciare ad arrampicare all’alba.
In questa giornata abbiamo tratti di difficoltà molto mantenuti, che abbiamo risolto con relativa fluidità (tranne il tratto roccioso che, a causa del freddo, era per noi la parte più delicata della via).
Alla fine abbiamo superato tutte le difficoltà, ma quelli che pensavamo fossero tiri rapidi sono fiiti per essere tiri di ghiaccio di 50/60 metri che hanno messo a dura prova le nostre energie ormai quasi esaurite.
Infine, verso le 23:00, siamo usciti sulla cresta di Punta Croz (4.110 m), dove abbiamo scavato delle piccole cenge per bivaccare. Siamo molto contenti, sembrava una via di qualità eccezionale, e siamo riusciti a gestire bene il freddo e la difficoltà.
Abbiamo trascorso una piacevole notte al riparo dal vento, ci siamo svegliati con calma e siamo scesi per circa 150 metri fino al ghiacciaio. Da lì ho avuto la fortuna di poter volare con il mio parapendio che avevo portato con me nei giorni precedenti.
Bru Busom Oh !! Che via! Brutale..! Che bella esperienza…! Sono molto felice di aver avuto l’opportunità di salire questa via..!! Le informazioni sulla via avevano crreato in noi il desiderio. Il desiderio crea bisogno e come utenti di questo mondo consumista mettiamo filo sull’ago e gas sulla spalla gelida della parete nord…!