Il Fuji è più di una montagna

Il Fuji (富士山?, Fuji-san) è un vulcano alto 3776 mt, ed è la montagna più alta del Giappone. Una vetta iconica, tra le più belle della Terra per la sua forma piramidale.
Il Fuji è considerato una delle “tre montagne sacre” del Paese insieme al monte Tate e al monte Haku, a tal punto che gli shintoisti considerano doveroso almeno un pellegrinaggio sulle sue pendici nella vita.

Il Fuji

Con la sua cima innevata per dieci mesi all’anno è uno dei simboli del Giappone, luogo speciale di bellezza paesaggistica e uno dei siti storici del Giappone, nonché patrimonio mondiale come sito culturale (l’UNESCO riconosce venticinque siti di interesse culturale all’interno del monte Fuji).
Si trova al confine tra le prefetture di Shizuoka e Yamanashi, vicino alla costa sull’oceano Pacifico dell’isola di Honshū, tra Hamamatsu e Tokyo, da cui dista 100 km  e da dove è visibile quando il cielo è limpido. Alle sue pendici sorgono le tre cittadine di Gotemba a est, Fujiyoshidaa nord e Fujinomiya a sud-est, oltre alla pianura di Kantō, la più grande zona pianeggiante del paese nipponico. È circondato da cinque laghi: il lago Kawaguchi, il lago Yamanaka, il lago Sai, il lago Motosu e il lago Shōji.
L’area della montagna è compresa nel territorio del parco nazionale Fuji-Hakone-Izu, raggiungibile dalle cittadine vicine con l’autobus e da Tokyo con la linea shinkansen.

Un vulcano

L’origine del Fuji è strettamente legata all’attività vulcanica. Secondo la tradizione popolare la montagna si formò in seguito a un terremoto avvenuto nel 286 a.C., ma in realtà esso è classificabile come uno stratovulcano e la sua forma conica regolar  e quasi simmetrica è la conseguenza della sovrapposizione di vari strati di lava solidificata e ceneri vulcaniche. I vulcanologi hanno infatti appurato che l’attuale Fuji è il risultato di quattro distinte fasi nell’attività vulcanica che ne hanno caratterizzato forma e struttura. La prima, chiamata Sen-komitake, è caratterizzata da un nucleo di andesite recentemente scoperto nella sua parte più interna. La seconda, detta del Komitake Fuji, è uno strato di basalto formatosi diverse decine di migliaia di anni fa. Circa 100 000 anni fa si formò quindi lo Hurui Fuji sulla cima del Komitake Fuji. L’attuale Fuji, Shin Fuji, si ritiene si sia formato intorno ai 10 000 anni fa sulla cima del vecchio monte.

Salita al Monte Fuji

In tanti ogni anno arrivano in vetta al Fuji. Ancora di più alle stazioni alla base (il 90% dei turisti). Ogni anno sono circa 300mila gli escursionisti che raggiungono i 3776 metri del Monte Fuji. Il Governo giapponese ha pensato a varie soluzioni per arginare il sovraffollamento turistico.
La salita è facile, non comporta alcuna difficoltà tecnica, solo un buon livello di allenamento fisica. Il periodo consigliato è tra la metà di giugno e la fine di agosto. Le strutture ricettive sono aperte solo da luglio a metà settembre circa.
Sono quattro i sentieri principali per la vetta, più o meno tutti di eguale difficoltà.

  • Il più frequentato è il sentiero Yoshida (versante Prefettura di Yamanashi), ed è facilmente raggiungibile con autobus da Tokyo (circa 2 ore). Qui ci sono la maggior parte dei rifugi, attenzione alla tanta gente e quindi calcolate bene i tempi. Durata: salita circa 6 ore, discesa circa 3.
  • Il sentiero Fujinomiya è più ripido ed anche tecnico, richiede circa 5 ore per la salita e 2 ore e mezza per la discesa.
  • Il sentiero Subashiri, sul versante orientale, è quello meno affollato.
  • Il sentiero Gotemba è il più lungo. Durata: circa 7 le ore per la salita.

Il Fuji come simbolo religioso

Le prime fonti che descrivono il culto legato alla figura del monte Fuji risalgono a prima dell’inizio del periodo Heian (794-1185). Infatti la letteratura e i racconti mitologici di questo periodo, si legge su wikipedia, narrano di un dio chiamato Miogi-no-Mikoto che, avendo chiesto inutilmente ospitalità per la notte al monte Fuji, fu costretto a cercare un’altra sistemazione presso il monte Tsukuba. In seguito il dio decise di vendicarsi, condannando il Fuji a essere sempre ricoperto di neve e a passare la sua esistenza in isolamento. Nella raccolta di poesie Man’yōshū (seconda metà dell’VIII secolo) si possono trovare invece i primi riferimenti alla montagna in qualità di kami. Infatti il Fuji, essendo stato un vulcano attivo fino al 1708, ha suscitato fin dall’antichità timore e rispetto nei giapponesi finendo per essere venerato come una vera e propria divinità. Secondo l’Associazione dei santuari shintoisti in Giappone vi sono più di 1300 jinja dedicati all’adorazione dei kami legati alla montagna. Essi sono chiamati santuari di Asama (浅間神社? una lettura alternativa è “santuari di Sengen”), benché l’origine certa della parola “Asama” sia oggetto di dibattito; si pensa che il suo significato originario possa essere collegato ai vulcani, alle eruzioni vulcaniche o alla presenza di sorgenti d’acqua sulle pendici della montagna stessa. La principale divinità è Konohanasakuya-hime, manifestazione ultraterrena della vetta del Fuji. Secondo la tradizione è la figlia di Ōyamatsumi, dio della montagna, e sposa di Ninigi-no-Mikoto, dio del cielo. Per via della sua fedeltà è considerata un modello per le donne giapponesi, adorata come protettrice delle donne in gravidanza e dei navigatori, oltre a essere riconosciuta come la divinità della pesca, dell’agricoltura e della tessitura. Il principale santuario di Asama è il Fujisan Hongū Sengen Taisha, situato nella città di Fujinomiya, prefettura di Shizuoka. Fu fatto costruire da Sakanoue no Tamuramaro nell’anno 806, su ordine dell’imperatore Heizei. In seguito all’eruzione dell’864 che colpì la regione di Kai (l’attuale prefettura di Yamanashi), il suo governatore si convinse a fondare un ulteriore sito adibito all’adorazione del Fuji nella sua giurisdizione, aumentando così la popolarità del culto. Nel corso dei secoli successivi numerose altre istituzioni dedicate al culto del Fuji sorsero non solo in prossimità della montagna, ma anche in altre regioni del Giappone.
Dalla fine del periodo Heian il culto shintoista legato al Fuji finì per fondersi alle pratiche e le nozioni della fede buddhista, quando nel 1149 l’asceta di fede Shugendō Matsudai Shōnin (末代上人?) costruì il primo tempio dedicato a Dainichi Nyorai sulla vetta del monte, predicando il credo secondo il quale quest’ultimo si manifestasse sulla montagna in qualità di kami del Fuji. Nei successivi due secoli iniziarono le prime ascensioni al monte, considerate un atto di fede indispensabile nella venerazione della divinità. Tuttavia solo dal periodo Muromachi (1336-1573) i pellegrinaggi al monte divennero davvero popolari, grazie soprattutto all’istituzione di numerose confraternite al capo delle quali vi era la figura dei cosiddetti sendatsu, praticanti religiosi che facevano da tramite tra i santuari e il monte, e degli oshi, figure semi-sacerdotali che fungevano da guida durante le scalate. Grazie a queste figure i pellegrini potevano raggiungere la vetta sacra del vulcano, pregare presso i templi dedicati alle divinità del Fuji e abbeverarsi presso le due sorgenti sacre di Kinmei-sui e di Ginmei-sui.
Nel periodo Edo (1603-1868) i credi e le pratiche relative al culto del Fuji furono riprese e unificate da Kakugyō (角行?)[66] che, secondo la tradizione, ricevette questo incarico da En no Gyōja (役小角?), leggendario fondatore della fede Shugendō e uno dei primi a compiere l’ascensione al Fuji. In obbedienza alle rivelazioni divine egli dedicò la propria vita al culto della montagna, predicando il credo secondo cui il Fuji era la fonte di nutrimento di tutte le cose, e tramite esso riavvicinare i fedeli e stabilizzare il Paese allora afflitto dalla guerra. Questi insegnamenti acquisirono notevole popolarità tra la gente di Edo nei secoli XVIII e XIX, in cui le confraternite raggiunsero il numero di 808. Inoltre la stessa città fu dotata di fujizuka, ovvero colline, sia naturali sia costruite dai fedeli, che fungevano da surrogati del Fuji e quindi adorate allo stesso modo.
Durante il periodo Meiji (1868-1912), con il diffondersi delle idee nativiste della scuola Kokugaku (國學?), si assistette a un’opera di suddivisione e separazione della fede shintoista da quella buddhista, suddivisione che comportò l’eliminazione di ogni riferimento ai rituali buddhisti dal culto del monte Fuji. Un ruolo importante in ciò lo ebbe Shishino Nakaba, sommo sacerdote del santuario Fujisan Sengen di Fujinomiya, che elevò il Fuji a go-shintai, ovvero oggetti fisici nei quali risiedono i kami. Da ciò Nakaba trasse ispirazione per la creazione di un nuovo movimento chiamato Fusōkyō, basato sulle idee del Fuji-shinkō e attivo tuttora.

Curiosità sul Fuji

  • Fino al 1868 il Monte Fuji era vietato alle donne, la dea del fuoco che dimorava sulla cima, era gelosa di qualunque altra donna.
  • È raffigurato sulla banconota da 1000 yen.
  • Dal 2008 sulle targhe automobilistiche di alcuni distretti.
  • Negli anni Sessanta ci fu un progetto di realizzare un tunnel sul lato sud-ovest e una funivia che avebbe permesso di raggiungere la vetta in 13 minuti. Il progetto fu abbandonato dopo le proteste degli ambientalisti.
  • Nei romanzi, luogo di suicidi.
  • La cima del Fuji non si trova in nessuna Prefettura del Giappone.

MAGGIORI INFO

 

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