Il terremoto raccontato dalle spedizioni sugli altri Ottomila

La situazione su Dhaulagiri, Annapurna, Makalu, Cho Oyo: alcuni pronti a continuare la spedizione. Il bilancio delle vittime sale a 4.500, una ventina di italiani sono ancora irreperibili. Il Governo cinese vieta le scalate sul versante tibetano

marco confortola

 

Le vittime del terremoto in Nepal continuano a salire; siamo a 4.500. Si teme che alla fine si possano contare oltre 10mila vittime. Quattro le vittime italiane. Renzo Benedetti, Marco Pojer, Oskar Piazza e Gigliola Mancinelli. Altri 18 italiani sono state rintracciati dalla Farnesina, ma un a ventina risulterebbero ancora «irreperibili». E sono tante le famiglie in tutto Europa che dal sisma di sabato vivono ore di angoscia. Il premier Sushil Koirala che ha lanciato un appello alla comunità internazionale per affrontare l’emergenza dei feriti e degli sfollati. C’è urgente bisogno di tende, medicine e assistenza sanitaria per la cura e la riabilitazione delle vittime. Per l’Onu sono 8 le milioni per le persone colpite del sisma e di queste, 1,4 milioni, sono a corto di cibo.  Questa è la stagione delle scalate e del trekking e si stima che siano circa 300.000 i turisti stranieri che si trovavano in questi giorni in Nepal e sull’Everest. In Francia mancano all’appello ben 676 persone, in Spagna 117 e in Gran Bretagna almeno 90.

 

Qual è la situazione sugli Ottomila himalayani?

Diciamo innanzitutto che gli Sherpa vogliono tornare al più presto giù per aiutare i loro parenti, dicono che la loro montagna è arrabbiata.

La Chinese Tibetan Mountain Association ha vietato per il momento le scalate in Tibet. Il versante tibetano dell’Everest, quindi, è off-limits sino a nuovo ordine.

Sugli Ottomila, versante nepalese, moltissime squadre hanno sospeso le salite ma c’è chi sta decidendo sul da farsi, se salire in vetta o tornare a casa. Altri vogliono ridiscendere al più presto per dare una mano nei villaggi e Kathmandu. Oggi sull’Everest dovrebbe terminare l’operazione di evacuazine dai campi alti con l’ausilio degli elicotteri; ne sono rimasti alcune decine.  Ieri oltre 150 sono stati portati giù al campo base e i feriti in un centro medico.

 

Dhaulagiri  

L’italiano Marco Confortola vuole ridiscendere da solo, senza ausilio di elicottero. Dice che l’emergenza è altrove. “Ieri dopo una ricognizione – scrive sulla sua pagina Facebook – ho potuto verificare che il French Pass al momento non è percorribile e risulta essere troppo pericoloso. L’unica via di discesa è raggiungere il Camp base Italy a 3.600 mt e poi incamminarsi per 3 giorni fino a Beni per poi dirigersi verso Pokhara. Dalle poche notizie che abbiamo avuto e dai nostri contatti abbiamo saputo che la città di Pokhara, non dovrebbe essere messa male. Le costruzioni sono più recenti.
Stiamo aspettando di sapere con esattezza la fattibilità della discesa proprio in queste ore x poter organizzarci al meglio.

 

Makalu

Il 25 aprile, il team belga stava al Campo 2 (6400 m), quando hanno sentito il terremoto. “Improvvisamente il terreno sotto i piedi ha iniziato a tremare. Corriamo dalla tenda mensa e vediamo una valanga di neve e rocce dietro di noi, cadendo dalle pendici del Makalu. D’altra parte vediamo anche alcuni seracchi che cadono ma tutti lontani dal campo. Secondo due austriaci, il muro principale è parzialmente crollato.

Adrian Hayes ha riferito dal Makalu che giovedì vi sarà un vertice per decidere sul da farsi. Ed ha detto: “Personalmente, però, mi sento un po’ inquietato a pensare di continuare una salita dopo la tragedia che ha colpito il Paese, anche se ognuno deve prendere questa decisione per se stessi.”

Martina Bauer ha riferito, che non sa ancora se continuerà la spedizione, il suo Sherpa vuole tornare giù e aiutare i parenti.

 

Annapurna

Alexander Barber ha fatto sapere che sono al sicuro al campo base: “Il terremoto è stato così forte che si sentiva come all’interno di un globo di neve ed essere scossi da Dio.”

Valanghe erano tutti intorno a loro. Stavano salendo quando si è scatenato il finimondo. Visibilità ridotta, valanghe, detriti, blocchi di ghiaccio che venivano giù.  “Ci siamo spostati con il fiato sospeso”, dice. Ma dopo 11 ore di cammino terribile in serata sono giunti al campo base. In salvo. “Tre delle 5 squadre qui al campo base se ne stanno andando.

Carlos Soria ha riferito da BC che aspettano un elicottero che li porterà a Kathmandu per aiutare con il lavoro di soccorso.

Al Hancock ha riferito che erano scesi al campo base dopo un tentativo fallito di vetta quando la valanga ha colpito. Sono rimasti sepolti nelle loro tende, e hanno dovuto usare i coltelli per uscire

 

Cho Oyo

Il team di Amical Alpin (guida, Thomas Laemmle) ha riferito che sono al sicuro al campo. Erano diretti a Campo 1 quando c’è stato il primo terremoto.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio