La ‘Ndocciata, il fiume di fuoco che accende Agnone
foto: molisiamo
La Ndocciata, il fiume di fuoco. Il 24 dicembre (ma da diversi anni anche l’8 dicembre) ad Agnone, in provincia di Isernia (la città delle Campane), con l’arrivo della sera centinaia di portatori di tutte le età accendono le cosiddette ‘ndocce’ per incamminarsi lungo il corso principale del paese che così diventa un gigantesco fiume di fuoco. In piazza poi si accende un grande falò. Le ‘ndocce’ sono realizzate con legno di abete e fasci di ginestre secche.
È l’evento molisano che richiama ogni anno migliaia di visitatori da mezza Italia. La ‘Ndocciata, che quest’anno rende omaggio ai 20 anni della manifestazione in Piazza San Pietro, quando migliaia di torce infuocate stupirono Papa Giovanni Paolo II, torna a riscaldare con il rito del fuoco più grande del mondo la serata dell’8 dicembre. Quest’anno vi è anche una “sfida” fotografica #scattalandocciata.
Storia
Le radici della tradizione risalgono all’epoca romana, al tempo della tribù del Sannio; i Sanniti usavano ‘ndocce come fonte di luce durante gli spostamenti tribali che si verificavano durante la notte. La tradizione da allora, dopo il XVIII secolo, è stata tramandata dai contadini che cercavano di illuminare il percorso dei vari quartieri per raggiungere le numerose chiese nella notte di Natale. Ulteriori differenti credenze sono state accostate alla ‘Ndocciata nel corso degli anni; per esempio, se il vento soffiava da nord durante i falò ci si aspettava un buon anno. Durante il Medioevo, si credeva, inoltre, che il fuoco aiutasse ad allontanare le streghe, mentre secondo altri studi, questo rito era legato ad antichi riti della rinascita della luce, collegati al solstizio d’inverno. Vi sono ulteriori ipotesi per cui la ‘ndocciata fosse legata a un sincretismo in cui al centro erano il fuoco e i culti arborei. Le torce dovevano crepitare perchè tale crepitio scacciava le streghe. Secondo un’antica credenza, infatti, la strega prima di entrare in casa doveva contare tutti gli aghi dei rami d’abete e, più i rami erano numerosi, più lei impiegava tempo e finiva col non entrare.
Il motivo principale perchè le ‘ndocce sono realizzate con l’abete, è che il legno di questa pianta è leggerissimo e quindi facile da portare, anche se estremamente secco. Si preferisce l’abete anche per la facilità con cui si lascia spaccare. Il tipo di legname seccoasciutto e la presenza della resina lo rendono facile oggetto di combustione. Ed è proprio la resina a creare il classico scoppiettìo della ‘ndòccia. Una volta pronti, gli alberi vengono caricati sui trattori dagli stessi costruttori e portati davanti alle proprie case di campagna. La ‘ndoccia si giudica dall’altezza, dalla bellezza, dalla consistenza (deve essere ben fatta, robusta e compatta) e, soprattutto, una volta accesa, da come arde. Se la ‘ndòccia è buona deve scoppiettare. Nelle serate che precedono la Vigilia fra una ‘ndòccia e l’altra, si consumano allegre bicchierate di Moscatello e assaggi di ostie e pizzelle. I componenti del gruppo di Sant’Onofrio da sempre allestiscono i torcioni nella mattinata della Vigilia, dopo aver consumato una tradizionale colazione a base di baccalà arrosto, baccalà indorato e fritto e baccalà preparato con aglio, olio, prezzemolo e mollica di pane, una pietanza tipica delle famiglie dell’alto Molise. Una volta pronte le ‘ndocce, si aspetta l’imbrunire della Vigilia per trasformare il corso come la brace del fuoco.
All’imbrunire della vigilia di Natale, alle 17,30 quando si ode il suono del campanile di Sant’Antonio, i protagonisti, radunati nella periferia nord di Agnone nei pressi dell’ospedale, accendono le ‘ndocce e si incamminano a turno verso la Chiesa di Sant’Antonio, percorrendo gran parte delle strade del paese che diventano simili ad un gigantesco fiume di fuoco. Provenienti dalle maggiori contrade e quartieri agnonesi, i portatori, tutti uomini, con indosso un mantello a ruota di panno nero come protezione, recano sulle spalle singole fiaccole o strutture a ventaglio che racchiudono fino ad un numero di venti elementi di fuoco, per un peso di circa 150 kg ed un’altezza che sfiora i 4 metri. Pastori, pecore, cavalli, buoi e maiali; interni di stalle, di masserie e scene di vita contadina integralmente riprodotte su enormi carri, completano una sfilata di grande suggestione, il cui protagonista principale è il fuoco. La sfilata si conclude in piazza Plebiscito quando finiscono di ardere i residui delle ‘ndocce in un gigantesco falò detto della “fratellanza”, che brucia simbolicamente quanto di negativo c’è stato durante l’anno che sta per finire e dà man forte al nuovo sole (solstizio) affinchè propizi luce e calore. Il fuoco natalizio suggerisce un messaggio cristiano invitando tutti alla pace ed alla fratellanza. Nel 2000, (anno del Giubileo), hanno sfilato 1000 torce l’8 Dicembre e altre 1000 la notte della vigilia.
La tradizione
La ‘ndocciata di Agnone del 2006
Le “‘ndocce” (torce) hanno una forma a “ventaglio” (raggiera) e sono fatte utilizzando l’abete bianco reperito nel bosco di Montecastelbarone; vi possono essere torce singole o multiple, che arrivano fino a 20 fuochi. Le contrade di Agnone che partecipano alla ‘ndocciata sono cinque (Capammonde e Capabballe, Colle Sente, Guastra, Sant’Onofrio, San Quirico) e le file sono costituite ognuna da centinaia di portatori di torce vestiti in abiti tradizionali (cappe), che sfilano per il corso principale del paese illuminandolo con una lunga scia di fuoco. Vi sono cori ed esibizioni di zampognari per le vie di Agnone, oltre a competizioni per stabilire quale sia la più grande e la più bella “‘ndoccia”. La processione si conclude con un falò chiamato “Falò della Fratellanza” a Piazza Plebiscito dove vi è un presepe.
Questo rito, oltre che ad Agnone si è conservato, in misura minore, anche a Santo Stefano di Sante Marie (in provincia dell’Aquila) ed ha assunto una diversa valenza legandosi alla festività del Natale.
Riferimenti e celebrazioni della ‘ndocciata
L’8 dicembre 1996, vi è stata una ‘nodcciata in Piazza San Pietro a Roma, per celebrare il 50º anniversario del sacerdozio di Giovanni Paolo II, di fronte a circa 30 000 persone. Il pontefice ha celebrato l’evento, dicendo:
Grazie per questo magnifico spettacolo, grazie per questo Falò della Fratellanza. Le crepitanti fiaccole splendono nella notte, ricordando che Cristo è la vera Luce che rischiara le tenebre dal Mondo. Recando sulle spalle le gigantesche torce di abete e formando quasi un fiume di fuoco, voi proclamate l’amore di Colui che è venuto a portare sulla Terra il Fuoco del Vangelo.
Nel 2004, gli Agnonesi hanno effettuato una ‘ndocciata speciale per celebrare il 600º anniversario della proclamazione di Agnone a “Città Regia” avvenuta il 15 settembre 1404, da parte di re Ladislao di Durazzo. Nel 2006, per il passaggio della torcia olimpica verso i XX Giochi olimpici invernali di Torino, è stato organizzato a Campobasso uno speciale rito.
Il 26 settembre 2015, in occasione dell’Esposizione universale di Milano 2015, la ‘ndocciata si è svolta lungo la Darsena del capoluogo lombardo davanti a circa cinquantamila spettatori.
fonte: wikipedia, moliseturismo