Lettera a Chiamparino: “Proibisca l’eliski in Piemonte”

 

Inviata al presidente da un nutrito gruppo di scialpinisti dopo la missiva della Regione a società, Comuni e Parchi nella quale si richiama tutti al rispetto delle regole e ad attivare la Procedura di valutazione di incidenza

 

chiamaparino

 

Va avanti da tempo e gli incidenti registrati quest’inverno sull’arco alpino ha sicuramente rinfocolato il vespaio. Parliamo dell’Eliski, pratica che sta prendendo sempre più piede ma che ha numerosi detrattori puntando il dito, tra l’altro, sul modo di vivere la montagna, sui rischi per la fauna oltre al problema delle valanghe. A livello nazionale, purtroppo, non c’è, ad oggi, una legge ad hoc che regolamenti tale pratica e ogni Comune può deliberare in merito. Tranne dove vi sia una legge regionale che lo vieti (vedi Trentino Alto Adige).
In Piemonte, una rete di appassionati di montagna ha presentato, come riportato dal Blog di Alessandro Gogna (sul sito www.banff.it)  una lettera al presidente della Regione Sergio Chiamparino. Ben 209 co-firmatari, la lettera è ideata e firmata dall’avvocato torinese e istruttore di scialpinismo Matteo Guadagnini. La lettera, comunque, arriva all’indomani della nota della Regione Piemonte indirizzata alle società interessate, Comuni, Parchi , WWF, Forestale, per richiamare tutti al rispetto delle regole e precisamente ad attivare la “Procedura di valutazione di incidenza” compresa un’indagine sulla fauna.
Insomma, in poche parole, la deregulation pare abbia le ore contate. L’intento è quello di smuovere le acque affinché si giunga ad un quadro chiaro e preciso. In Piemonte la macchina si è messa in moto; gli scialpinisti chiedono che, una volta per tutte, venga vietata la pratica dell’eliski.

 

Il testo integrale della Lettera al Presidente Chiamparino

 

 

Egr. Sig. Dott. Sergio Chiamparino

Presidente Regione Piemonte

Piazza Castello n. 165

10100 Torino

 

Egregio Presidente,

Le riporto di seguito il contenuto di un’iniziativa che ci auguriamo veda il Suo interessamento. Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà riservarci, Le porgo i migliori saluti.

Matteo Guadagnini

matteo@skivolo.it

 

La notizia dell’apertura di servizi di eliski in Valle Varaita e Valle Stura mi costringe a qualche considerazione con amici e persone che vivono ed agiscono a Torino, in Piemonte e non solo. Perché il tema dell’eliski è tema della montagna ed il Piemonte è contornato dalle montagne per una buona parte.

La montagna, mi riferì un amico poco tempo fa, può essere lasciata lì, per quel che è, per consentire a chi lo desidera di essere contemplata, ammirata, vissuta, nel rispetto della sua natura; a beneficio di bisogni replicabili da chiunque e dai residenti.

Può essere, invece, utilizzata per edificare, per transitarvi, quando e per il tempo necessario a soddisfare bisogni individuali di imprenditore ovvero di turista; meno, di residente.

Nel primo caso non si cerca l’impatto sul territorio, nel secondo l’impatto è giustificato come necessario a quei bisogni individuali.

Un ben noto esempio del secondo: la pista di bob di Sansicario.

Costruita con un altissimo impatto ambientale non solo per il mutamento delle caratteristiche di una zona di particolare bellezza, ma per la sua necessaria manutenzione e l’inevitabile necessità di demolizione e di smaltimento è stata giustificata in funzione dell’evento Olimpico vantato a beneficio di investitori legati al medesimo ed a quelli prossimi all’edilizia ed alle costruzioni. Durata dell’intervento e dei benefici, cinque-sei anni; effetti dell’intervento: irreversibili almeno sino al ristabilimento pieno delle aree devastate.

Non credo che si possano affrontare ipotesi simili, se non chiedendosi, prima delle scelte, quale posizione si intenda assumere.

Tornando all’eliski occorre quindi partire dalla scelta di fondo del rispetto assoluto e totale della montagna per adottare comportamenti compatibili con tale rispetto, coscientemente orientando l’agire del privato e del pubblico.

Gli strumenti, anche giuridici, per muoversi in quella direzione esistono già: la Convenzione delle Alpi 7 novembre 1991 entrata in vigore nel 1995 riunendo i Paesi che delle Alpi condividono il territorio (Austria, Franca, Germania, Italia, Slovenia, Liechtenstein, Svizzera, cui poi si è aggiunto il Principato di Monaco) con la Comunità Europea, ha enunciato una serie di principi che dovrebbero ispirare gli Stati aderenti nella loro azione locale “per la conservazione e la protezione delle Alpi” (art. 2 del testo).

Esaminando tra i nove campi d’azione quelli che più sembrano avvicinarsi al tema eliski si trovano quello della Protezione della natura (lett. f. dell’art. 1, 2° comma), del Turismo (lett. i.) e dei Trasporti (lett. j.).

Vediamo il contenuto di tali campi, costituendosi obiettivi della Convenzione:

f.: Protezione della natura e tutela del paesaggio “al fine di proteggere, di tutelare e, se necessario, di ripristinare l’ambiente naturale e il paesaggio, in modo da garantire stabilmente l’efficienza degli ecosistemi, la conservazione della flora e della fauna, e dei loro habitat, la capacità rigenerativa e la continuità produttiva delle riserve naturali, nonché la diversità, l’unicità e la bellezza della natura e del paesaggio nel loro insieme”.

i.: Turismo e attività del tempo libero “al fine di armonizzare le attività turistiche e del tempo libero con le esigenze ecologiche e sociali, limitando le attività che danneggiano l’ambiente e stabilendo, in particolare, zone di rispetto”.

j.: Trasporti “al fine di ridurre gli effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico interalpino e transalpino ad un livello che sia tollerabile per l’uomo, la fauna, la flora e il loro habitat, tra l’altro attuando un più consistente trasferimento su rotaia dei trasporti e in particolare, del trasporto merci, soprattutto mediante la creazione di infrastrutture adeguate e di incentivi congrui al mercato, senza discriminazione sulla base delle nazionalità”.

La Convenzione ha visto l’emanazione di Protocolli, aperti all’adesione dei singoli Stati, per l’attuazione della Convenzione stessa.

Tra questi Protocolli, e per quanto interessa i campi accennati, sono stati predisposti quello sulla Protezione della natura e la tutela del paesaggio (ratificato da tutti gli Stati tranne la Svizzera e la U.E.), quello sul Turismo (ratificato da tutti gli Stati tranne la Svizzera), quello sui Trasporti (ratificato da tutti gli Stati tranne la Svizzera ed il Principato di Monaco).

Il Protocollo relativo alla Protezione della natura e tutela del paesaggio enuncia una serie di obiettivi quali l’efficienza degli ecosistemi, la conservazione del paesaggio e delle sue specie animali e vegetali, la diversità, bellezza e peculiarità del paesaggio (art. 1) con l’adozione da parte degli Stati di misure per la protezione, la cura, il ripristino della natura e del paesaggio (art. 2).

Ogni intervento nel territorio deve evitare compromissioni alla natura ed al paesaggio e, se la compromissione è inevitabile, l’intervento deve essere negato di fronte al prevalere di esigenze di protezione della natura e di tutela del paesaggio (art. 9).

Il Protocollo riguardante il Turismo vede enunciata, tra le tante “premesse”, la presa di coscienza dei firmatari della “esigenza di incentivare i turisti a rispettare la natura, di portarli a capire meglio le popolazioni che abitano e lavorano nelle regioni frequentate e di creare le migliori condizioni per una effettiva scoperta della natura dell’area alpina in tutta la sua diversità.”

Dispone poi che gli Stati “tengano conto delle esigenze di protezione della natura e di salvaguardia del paesaggio” e “si impegnino a promuovere, nella misura del possibile, solamente progetti che rispettino i paesaggi e siano compatibili con l’ambiente” (art. 6).

Gli impianti di risalita devono vedere attuata una politica che risponda ad esigenze ecologiche e paesaggistiche e realizzata la rimozione degli impianti fuori esercizio con rinaturalizzazione dei luoghi (art. 12). I Trasporti devono vedere ridotto il traffico a motore e l’incentivazione del trasporto pubblico (art. 13).

Gli Stati “si impegnano a limitare al massimo e, ove sia il caso, a vietare, al di fuori degli aerodromi il deposito di aeromobili a fini sportivi.” (art. 16).

Il Protocollo Trasporti, infine, mira a ridurre gli effetti negativi del traffico intralpino e transalpino (art. 1).

Si stabilisce che gli Stati debbano impegnarsi “a ridurre per quanto possibile l’impatto ambientale e acustico prodotto dal traffico aereo” e “si adoperano affinché venga limitato e, all’occorrenza vietato, il lancio da aeromobili” limitando altresì il traffico aereo non autorizzato nel tempo libero (art. 12) mirando, altresì, alla creazione di zone a bassa intensità di traffico o vietate al traffico, e l’istituzione di località turistiche vietate al traffico favorendo l’accesso ed il soggiorno senza automobili (art. 13).

Riesce assai arduo ritenere che un servizio di eliski possa porsi nel solco degli obiettivi della Convenzione.

Credo si debba tornare a quella scelta di fondo: vogliamo conservare e valorizzare la montagna per quello che la natura ci offre, vogliamo salvaguardarla come bene collettivo destinato a soddisfare bisogni profondi, duraturi ed essenziali, vogliamo assumerci la responsabilità di detenere un bene prezioso e delicato e di consegnarlo alle generazioni future, vogliamo credere che anche verso la montagna abbiamo dei doveri e non dei diritti?

Oppure vogliamo soddisfare le richiesta per un’attività stagionale, saltuaria, legata al capriccio del fare comunque e non al desiderio del sentire la montagna, collegata alle possibilità economiche e non alla ricerca della sintonia con i luoghi, totalmente indifferenti a questi, oggi e domani?

Le risposte mi paiono assolutamente ovvie: sì alle prime domande, no alle seconde. Dimostrando coraggio, lungimiranza, intelligente programmazione del futuro e dello sviluppo sul territorio.

Chi di noi ha la possibilità di influenza politica in Regione, si faccia parte diligente di provare a sensibilizzare chi di dovere.

Va tenuto conto che l’anno 2012 ha visto proposta una legge regionale per consentire l’eliski su autorizzazione del Comune competente per territorio. Per fortuna l’iniziativa non ha avuto fortuna (si veda la notizia data da Dislivelli.eu il 3 ottobre 2012, Free eliski in Piemonte, fortemente critica).

Per parte mia ho proposto una raccolta di firme per l’introduzione di norme regionali specifiche che proibiscano una volta per tutte, come nella vicina Francia e come nel Trentino Alto Adige, l’eliski in tutta la Regione.

Alla luce del contenuto programmatico e dispositivo della Convenzione delle Alpi ed in particolare del fine in essa enunciato “di proteggere, di tutelare e, se necessario, di ripristinare l’ambiente naturale e il paesaggio in modo da garantire stabilmente l’efficienza degli ecosistemi, la conservazione della flora e della fauna e dei loro habitat, la capacità rigenerativa e la continuità produttiva delle risorse naturali; nonché la diversità, l’unicità e la bellezza della natura e del paesaggio nel loro insieme (art. 2, comma 2, lett. f.), i sottoscriventi formulano richiesta alla destinataria Regione Piemonte affinché introduca nella propria legislazione un divieto assoluto di utilizzo di elicotteri per impieghi ludici e del tempo libero nel territorio montano regionale, salvaguardandone gli impieghi a soli fini di soccorso, ricerca e lavori autorizzati.

 

Torino, 27 gennaio 2015

Un Commento

  1. SIGNOR PRESIDENTE CHIAMPARINO,A QUESTA LODEVOLE INIZIATIVA AGGIUNGO LA MIA PROPOSTA: QUELLA DI PORRE FINE ALLA TOTALE GRATUITA’ DELLE COSTOSE OPERAZIONI DI SOCCORSO ALPINO FACENDO PAGARE AL CITTADINO IMPRUDENTE IN EMERGENZA LE OPERAZIONI DI SALVATAGGIO IN MONTAGNA! ! PAOLO DE LUCA MAESTRO DI SCI E ACCOMPAGNATORE DI MEDIA MONTAGNA PIETRACAMELA ( TE ).

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