“Macroregione Alpina, la montagna rischia di scomparire”

Riceviamo e pubblichiamo una disamina del vicepresidente di Cipra Italia, Luigi Casanova, all’indomani della presentazione della Macroregione Alpina…

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Il dibattito che ha fatto seguito alla presentazione della Macroregione alpina (Lubjana) è stato debole sia come intensità che nei contenuti. Eppure l’Italia copre il 46% delle Alpi ed è il territorio più abitato della catena montuosa. Diversi partiti hanno poi costruito attorno alla Macroregione confusione proponendo delle Alpi uno spezzatino. Da noi si continua a discutere di Euroregione del Tirolo senza mai specificarne gli obiettivi. In Veneto la Lega investe nell’area del Triveneto (Friuli, Veneto e Trentino) con un obiettivo niente altro che misero: alzare una barriera per fermare l’immigrazione, vedi recente convegno di Longarone. In nessun caso i politici, nemmeno quelli locali, hanno messo in evidenza la specificità e la forza della montagna.

 

Con la Macroregione alpina la montagna rischia di scomparire: l’intera catena alpina conta 14 milioni di abitanti. Includendo nel progetto le grandi pianure della Baviera, la Padania e quella francese è evidente che in assenza di un programma ben delineato le esigenze delle città, Milano, Torino, Monaco, Lione, Grenoble, Vienna, 70 milioni di persone, schiacceranno ogni bisogno reale della montagna alpina. Se non riusciamo a costruire un percorso solidaristico e condiviso nella programmazione la montagna sparirà da ogni attenzione  nella politica dell’Unione Europea. Le Alpi sono un patrimonio naturale e culturale che va valorizzato e conservato seguendo le linee guida dei protocolli della Convenzione delle Alpi. E’ compito della politica mettere in rilievo questo patrimonio: stiamo parlando di una riserva strategica di acque pulite, di un territorio che ha grandi capacità di fornire energia rinnovabile, di spazi naturali ancora capaci di offrire emozioni, scoperta, di offrire un turismo che permette ricreazione basata sull’aria pulita, su specificità e  diversità culturali uniche, un territorio che produce alimenti di qualità e genuini. Stiamo parlando di una catena montuosa che vanta parchi nazionali in Francia, Italia, Svizzera, Austria e Slovenia, laboratori questi che stanno preparando le basi per poter vivere nelle Alpi in modo sostenibile senza più consumare spazi liberi e paesaggio. La dimostrazione più evidente di quanto sia strategico questo valore lo stiamo leggendo nel piano di gestione che Dolomiti patrimonio naturale dell’Umanità sta inviando all’UNESCO.  Le Alpi da sempre sono luogo di convivenza e non di separazione, di accoglienza e di condivisione: chi oggi pensa di utilizzarle per alzare nuove barriere violenta non solo un territorio complesso, ma anche la storia dei popoli che hanno vissuto e ancora vivono nelle vallate alpine. Le Alpi sono state e sono luogo di transito, di comunicazione fra le culture del Nord Europa e quelle provenienti dal mare Mediterraneo. Le Alpi, se vissute, se ben coltivate e gestite, se rispettate, garantiranno alle metropoli e alle pianure non solo le risorse idriche sempre più strategiche, non solo spazi naturali e paesaggi favolosi, ma anche e specialmente sicurezza idrogeologica. E’ quindi negli interessi di chi vive ai confini delle Alpi fare in modo che questo patrimonio non venga disperso o ulteriormente umiliato da aggressioni, che questo territorio rimanga vissuto. Per rimanere vissuto va alimentato con servizi efficienti e di alta qualità, dal settore scolastico fino alla sanità, dalle comunicazioni al sostegno  di una economia sostenibile. Chi vive in montagna ha e avrà sempre più bisogno delle città: per trovarvi formazione di alto livello, per attingere in ricerca, per mantenere attivo uno scambio, collaborazioni sempre più intense.

 

Un simile progetto può essere realizzato solo attraverso una pianificazione partecipata e condivisa delle azioni che la Macroregione alpina sosterrà. In un periodo nel quale troppe forze sostengono divisioni e separazione c’è invece sempre più bisogno di reciprocità, di alleanze, di condivisioni culturali, di comprensione e difesa delle diversità e della biodiversità. Sono in grado i politici regionali e nazionali di sostenere simili percorsi, di difendere la specificità delle montagne presso l’Unione Europea? Da quanto è emerso fino ad oggi e da quanto abbiamo letto sulla stampa l’ impressione è negativa, sono emerse banalità o sono stati illustrati percorsi egoistici e di chiusura. I nostri politici non sembrano attrezzati ad affrontare un futuro di collaborazione e rispetto fra le esigenze delle genti delle grandi pianure e quelle di chi vive in montagna e sulle Alpi.

 

Luigi Casanova – vicepresidente CIPRA Italia

 

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