Montagna, come prevenire e affrontare gli attacchi di panico

Una tesi al master "Prevenzione ed emergenza in territorio montano e d'alta quota" all'Università di Padova

Evento sempre più frequente nella nostra società, l’attacco di panico si è reso, negli ultimi anni, protagonista anche nell’ambito delle attività praticate in montagna. In quest’ottica, diventa dunque fondamentale far conoscere agli utenti le caratteristiche più comuni di questo fenomeno, in modo che possa essere più riconoscibile e di conseguenza affrontato nel modo corretto.

L’attacco di panico si caratterizza con la comparsa improvvisa di paura o disagio, che raggiunge il suo massimo picco entro pochi minuti. I sintomi principali dell’attacco di panico sono palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia, sudorazione, tremori e scosse, dispnea o sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto, nausea, sensazione di vertigine, brividi o vampate di calore, parestesia (sensazioni di formicolio), paura di perdere il controllo o di impazzire e paura di morire.

Cercando di ipotizzare una situazione reale, è possibile immaginare una persona bloccata da un attacco di panico in una situazione di pericolo, ad esempio durante un’arrampicata o in un passaggio ripido e/o scivoloso.

Innanzitutto bisogna cercare di mettere in sicurezza sia la persona in difficoltà, sia se stessi. Inoltre è importante creare un contatto visivo con la persona, se ci sono più individui con la persona in difficoltà, è importante che uno solo parli, per rendere la comunicazione più chiara possibile.
È consigliato l’utilizzo di frasi brevi e semplici, utilizzando una strategia rassicurante, ricordandogli che questi sintomi sono passeggeri e che non rappresentano una minaccia per la sua salute, cercando sempre tuttavia di non sminuire la crisi.
Sempre mantenendo il contatto verbale, una volta ottenuta l’attenzione, si dovrebbe cercare di stimolare un pensiero logico e concreto. In questo modo il pensiero si concentrerà sui processi logici, cercando di vincere la parte emotiva.

La respirazione gioca un ruolo essenziale, poiché è la causa di molteplici sintomi, e dunque è importante cercare di concertarsi sul ritorno ad una respirazione controllata. La tecnica più facile, per aiutare il soggetto a riprendere una respirazione controllata è sicuramente quella della respirazione all’interno di un sacchetto di carta. Di facile reperibilità, è molto semplice da utilizzare: far eseguire dei respiri all’interno del sacchetto, in modo che l’anidride carbonica espulsa venga inalata nuovamente e ripristini l’equilibrio all’interno del nostro organismo.
Infine è importante ricordare di non lasciare mai sola la persona che sta avendo la crisi, anche quando i sintomi si sono ridotti.
Qualora la situazione non dovesse migliorare, o qualora si verificasse una situazione di pericolo, chiamare i soccorsi

a cura della dott.ssa Micol Dal Farra

(Tesi di Master “Prevenzione e Gestione dell’attacco di panico in attività di montagna”)

 


L’Università di Padova ha da alcuni anni attivato il Master in PREVENZIONE ED EMERGENZA IN TERRITORIO MONTANO E D’ALTA QUOTA rivolto a figure professionali sanitarie di area tecnica preventiva, infermieristica d’emergenza-urgenza e psicologica e si tiene nella bella cittadina di Feltre. Tale corso si avvale anche della collaborazione del CNSAS per la parte tecnica e di docenti.
Capita di dover gestire, nelle persone che vanno in montagna, situazioni di ansia che si possono trasformare in attacchi di panico, classico le “vertigini” che bloccano una persona su certi tratti di sentiero o i compagni spaventati di un ferito: la dott.ssa Micol Dal Farra ha scritto una tesi proprio su questo, sviluppando anche ‘volantino’ molto semplice e chiaro con alcune indicazioni per riconoscere e gestire queste situazioni.

Mario Milani (Relatore)

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