Nanga Parbat, Daniele Nardi e Alex Txikon ci proveranno insieme
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Nuovo dispaccio di Daniele Nardi dal Nanga Parbat. “Anche stavolta il Mummery resiste”. Daniele Nardi deve rivalutare tutta la situazione. “La squadra iniziale non c’è più – dice l’alpinista laziale -. Avrebbe bisogno di un paio di giorni per recuperare le forze, dopo la rocambolesca discesa, ma arriva il caloroso invito di Alex ad unirsi a loro. Rielabora velocemente e…riparte per una nuova avventura”. Quindi partiti Revol e Manckiwicz, Nardi trova un nuovo compagno di cordata. Si tratta dello spagnolo Alex Txikon. Il quale è giunto sul Nanga dopo aver detto addio al K2.
“Lo sperone Mummery: la via più diretta alla vetta, ma non la più facile”. Daniele se ne era reso conto nelle scorse spedizioni ed ha avuto la conferma in questa quando, il 5 febbraio, dopo il crollo della tenda travolta dalla slavina, è salito a circa 6.200m valutando dall’alto la situazione. “Alcuni tratti in alta quota tecnicamente impegnativi – si legge sul sito di Nardi – richiedono un valido supporto per il trasporto di attrezzature. Anche se la scalata è in stile alpino la quantità di materiale minimo necessario rimane un grande ingombro per l’alpinista. Ecco perché quest’anno Daniele aveva voluto con sé una squadra. Non tutto è prevedibile e nelle decisioni la vita umana è sempre al primo posto”.
Roberto Delle Monache: “Il desiderio e la voglia di accompagnare sullo sperone Mummery il mio amico e compagno di cordata Daniele Nardi supera la paura del dolore per gli infortuni subiti negli ultimi anni . Parto dall’Italia nonostante le controindicazioni del mio medico. Nella prima parte della spedizione riesco ad aiutare Daniele fino a 5.050, a fissare le corde posizionate sopra C2 per scalare il ghiacciaio di accesso al Mummery.
Lo sforzo fatto, dopo la seconda settimana di gennaio , fa infiammare a dismisura schiena e articolazione del ginocchio rendendo impossibile ulteriori salite in alto.
Nella settimana di maltempo, approfitto per fare cure antinfiammatorie e riposarmi.
Daniele nel frattempo si accolla tutto il lavoro di preparazione allo sperone fino a campo 3 ed il posizionamento del campo 4 previsto ad una quota di 6.200m circa.
Il mio aiuto sarebbe stato fondamentale per superare la parete tecnicamente impegnativa che fa accedere al plateu sommitale a 6.600m.
La valanga che ha distrutto campo 3 ( 5.600m proprio sotto l’attacco dello sperone), ha costretto Daniele a scendere al campo base (dai 6.200m raggiunti sullo sperone), dopo aver individuato la piazzola per un eventuale campo 4 e recuperato tenda e materiali che erano andati dispersi con la valanga.
Daniele Nardi: “Il desiderio di condividere il mio sogno (lo sperone Mummery) con l’amico scalatore, alpinista, bulldozzer che non si ferma davanti a nulla, non mi fa mollare la speranza di una sua guarigione.
Nel 2011, in India sul Bhagirathi III , Roberto tirò fuori il coraggio della sopravvivenza tracciando fino alla cresta, dove uscimmo a mezzanotte inoltrata a circa 6.200m. Eravamo in scalata ormai da tre giorni, senza provviste e senza sostegni esterni. Scavammo una truna nella neve della cresta e cercammo di sopravvivere alla notte in attesa del giorno. Non avevamo una tenda, né un sacco a pelo decente, anche il gas stava finendo. Scegliemmo il versante sconosciuto e per 16 ore lottammo per la discesa, il brutto tempo, l’ignoto, la stanchezza e la possibilità di sopravvivere e di arrivare al campo base. Ce la facemmo !!!!!”
Sabato 7 febbraio Daniele si rende conto che Roberto, nonostante le cure, non ha recuperato e non è nelle condizioni di salire per superare quell’ultimo muro prima del plateu. Quindi, si cambia strategia…