Nanga Parbat, inizia la sfida per entrare nella storia dell’alpinismo

Quasi tutte le spedizioni sono giunte al campo base sui vari versanti dell’Ottomila pakistano ancora inviolato in inverno

daniele nardi

Daniele Nardi, Alex Txikon e Ali “Sapdara” prima di partire per il trekking di avvicinamento

 

E competizione sia. Salire sul Nanga Parbat in inverno, salirci per primo, significa entrare nella storia dell’alpinismo mondiale. L’Ottomila pakistano, infatti, insieme al K2, è ancora inviolato in questa stagione. Negli anni in tanti ci hanno provato. Nessuno ci è riuscito. Almeno una ventina di spedizioni per le diverse vie Rupal, Diamir ecc… Nulla da fare. Il Nanga è tosto! Insomma, fa troppo gola salire in vetta per primo e allora… via alle danze!

Pensate a Simone Moro con tanto di fischietto alla guida tecnica dell’Adventure Game “Monte Bianco” che ora da giudice si ritrova da concorrente sul Nanga Parbat di una competizione reale. E la sua strategia è semplice quanto antica: pensiamo a lavorare e poche chiacchiere. Proprio lui che è un grande comunicatore, proprio lui che nelle settimane scorse è entrato nelle case degli italiani (pochi!) con l’Adventure Game “Monte Bianco”. L’anno scorso sul Manaslu erano soli, lui e Tamara Lunger, e potevano sbizzarrirsi in selfie, foto e video. Ora sul Nanga ci saranno una ventina di alpinisti, tutti col sangue agli occhi per arrivare in vetta. Arrivarci per primi!

simone moro

Il campo base del team Simone Moro e Tamara Lunger

 

Sull’Ottomila pakistano ci saranno ben 5 spedizioni con tre italiani in “gara”. Due dello stesso team, ossia Simone Moro e Tamara Lunger e poi Daniele Nardi che ci riprova sulla Kinshofer con Alex Txikon e Ali Sapdara. Il gruppo che lo scorso anno arrivò a poche centinaia di metri dalla vetta ma sbagliò canalone e il pakistano fu colto da mal di montagna e furono costretti ad arrendersi. Sono i favoriti? Mah! C’è da dire che la via la conoscono e saliranno in stile classico. Ciò significa che già sanno dove allestire i campi alti, conoscere dislivelli, difficoltà, tempistiche. La loro, come detto, sarà una spedizione classica e farà uso di corde fisse. Questo vorrà dire che nella fase iniziale saliranno più volte sulla montagna per allestire i campi alti, portare i materiali e attrezzare la via. Una fatica in più rispetto a uno stile leggero e alpino, ma che garantirà al team migliori condizioni in termini di sicurezza, soprattutto in caso di difficoltà. Ma ad inizio spedizione se la stanno prendendo calma, in queste ore sono alle prese col trekking per giungere al campo base.

Poi ci saranno i polacchi di Justice for all che sono già al campo base da alcuni giorni. Cosa non proprio “pura” per il mondo alpinistico. Qui ci sono varie teorie in merito. L’invernale inizia il 21: c’è chi sostiene che il 21 si arriva al campo base e chi che il 21 ci si inizia a muovere.

justice for all

Il campo base della spedizione Justice for All

 

Sulla Kinshofer ci saranno anche i polacchi Adam Bielecki e Jacek Czech.  Loro saliranno in stile alpino. Anche loro ancora non hanno piantato la tenda al cb.

Si parlava di competizione. Ebbene, Nardi è stato chiaro; ha reso pubbliche le strategie del team e senza peli sulla lingua ha detto: “Quest’inverno non saremo i soli a tentare la prima in invernale. È importante ai fini della sicurezza dichiarare i nostri programmi per evitare situazioni improvvisate. L’inverno su un ottomila è duro ed è bello poterlo condividere”. Nell’intervista rilasciataci l’altro ieri l’alpinista laziale (leggi qui) ha quasi esortato gli altri impegnati sulla stessa via a giungere ad accordi al fine di evitare problemi durante le scalate.

Moro, dal canto suo, potrebbe diventare il primo uomo a salire su 4 Ottomila nella stagione invernale. E potrebbe essere il primo a salire su uno dei due Ottomila ancora inviolati. Per questa spedizione, come detto, ha tenuto una linea bassa. Poco comunicativa. Andando al sodo. Alla stampa ha detto: “Non sono qui per essere il primo, ma per salire in vetta al Nanga Parbat d’inverno. E non rinuncerò alla cima soltanto perché altri mi hanno preceduto”.

Poi ci sono la francese Revol ed il polacco Mackiwicz. I due che l’anno scorso fecero “penare” Nardi. Lasciarono il campo base e tentarono la vetta in solitaria e per giorni non si seppe nulla di loro. Ci arrivarono vicino ma dovettero rinunciare con il polacco che si infortunò cadendo in un crepaccio. Anche quest’anno non intendono dar conto a nessuno e seguire la loro via…

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La francese Revol ed il polacco Mackiewicz da un paio di giorni al campo base

 

E gli altri dove sono? Mentre la spedizione polacca Justice for All, guidato da Marek Klonowski, come detto, sono già al lavoro da una settimana circa;  sul versante Diamir al campo base, situato a 4.200 metri di altezza, sono arrivate altre due cordate (la nera e la rossa; perdonateci la forzatura scherzosa).

I primi ad arrivare Domenica 27 dicembre sono stati Simone Moro e Tamara Lunger,  poco dopo il team formato dal polacco Tomek Mackiewicz, dalla francese Elisabeth Revol e dal pakistano Ahmed Arsalan.

 

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