Nanga Parbat: Nardi monta il campo base 2, poi giù ad aspettare Revol e Mackiewicz
Daniele Nardi ha montato il campo base 2 tra il ghiacciaio e la base dello sperone Mummery ed ha deciso di ridiscendere al campo base 1 in attesa di avere notizie dagli altri due componenti della spedizione Elisabeth Revol e Tomek Mackiewicz. Dopo il comunicato stampa di Nardi dell’altro giorno dove annunciava lo scisma con questi due dal progetto Nanga Parbat Winter Expedition 2015 (causa il tentativo di questi due, a suo dire, di attaccare la vetta in solitaria) l’alpinista laziale si sente chiamato da un senso di responsabilità e tra le righe afferma che anche lui, in quanto alpinista, capisce il richiamo della vetta. Questo è quanto scrive Nardi oggi: “Ieri con Roberto abbiamo trovato una strada per superare l’enorme ghiacciaio che ci separa dallo sperone Mummery. Due giorni in quota per montare campo 2, fare un po’ di acclimatazione e vincere il ghiacciaio. Avevamo intenzione di restare altri giorni per andare a vedere da vicino lo sperone e magari fissare una tenda alla sua base. Tuttavia abbiamo deciso di scendere. La nostra decisione è stata dettata oltre che dalla soddisfazione del lavoro fatto sul ghiacciaio, che quest’anno è veramente difficile da attraversare, ma anche e soprattutto per la preoccupazione per i nostri due compagni di spedizione Elisabeth e Tomek che mancano dal campo base da dieci giorni e con cui non abbiamo nessuna comunicazione diretta. Abbiamo provato ad inviare messaggi per capire come stavano e dove si trovavano ma non abbiamo ottenuto nessuna risposta. Anche se è evidente che hanno scelto un’altra strada, qui al campo base la sensazione di responsabilità nei loro confronti è altissima. Tutti mi chiedono ed io, mio malgrado, non so che rispondere. Per questo motivo abbiamo deciso di restare al campo base in attesa di notizie certe sul fatto che stiano salendo o realmente scendendo dalla montagna al fine di poter essere d’aiuto qualora ce ne fosse bisogno. Purtroppo più di questo non posso fare. Non è bello essere qui in attesa senza notizie. Anche io sono un alpinista e posso capire il richiamo di una vetta cosi importante. Comprendo anche che a volte comunicare da lì su è molto difficile. I mezzi tecnologici a causa del freddo e della distanza non funzionano bene o le batterie velocemente si scaricano, molto più velocemente del normale. Anche per questo non ce la sentiamo di lasciare scoperto il campo base. Aspettiamo speranzosi di vederli apparire con la vetta in tasca sani e salvi e poter continuare con il nostro progetto”.