Niccolò Fabi in un incantesimo collettivo

Da stasera per diverse settimane il mio compito sarà cercare di ripetere ogni sera un piccolo incantesimo collettivo. Con l’età adulta al tremore dell’esordio si aggiunge quello della responsabilità, quindi respiro profondo e spalle distese.
La carovana di illusionisti itineranti non è mai stata così numerosa. Avró modo di presentarvela. Inizia così per noi una piccola sospensione dal tempo della vita reale, quella forma così speciale di viaggio che i musicisti chiamano “tour”.
Il mio ringraziamento per una fiducia che da 25 anni non smette mai di sorpendermi e commuovermi.

Niccolò Fabi

È partito da Isernia, in Molise, cittadina incastonata tra Matese, Maiella e Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il tour del cantautore romano Niccolò Fabi. “Meno per meno”, 25 anni di musica di Fabi.
È partito un emozionante viaggio tra sonorità intime che sanno di aria rarefatta in un’ambientazione magica che profuma dei misteri della natura, dell’uomo e codici fuori dal tempo. Un doppio concerto, metà solista, Fabi e la sua chitarra, metà orchestrato; due ore che regalano poetiche sonorità. Una rivisitazione delle sue canzoni, un regalo per sé e per i suoi fans.

Il legame con le Terre Alte

In più occasioni, Fabi ha raccontato della sua passione per le terre alte, dalle quali, ha anche detto, trae ispirazione. Ha partecipato a vari eventi montani negli ultimi anni. Nel 2020 era con Massimiliano Ossini, nella trasmissione kalipè, a Punta Hellbronner al cospetto di sua maestà il Monte Bianco. Nel 2021 è stato protagonista dell’annuale rassegna musicale “I suoni delle Dolomiti” in Val di Fassa, nei pressi del Rifugio Micheluzzi. E ancora, nel 2020 a “MusicaStelle” la rassegna che si tiene in Valle d’Aosta. Tutto a testimoniare il legame forte tra il cantautore e la montagna.

L’apertura del Tour “Meno per meno” a Isernia

Ieri sera prima tappa all’Auditorium Unità d’Italia del capoluogo pentro. Un auditorium gremito e caldo.

Durante il tour, il cantautore romano porta in scena uno spettacolo diviso in due parti distinte: la prima in cui rivive intimamente insieme al pubblico 25 anni di parole e musica; la seconda in cui presenta alcune delle canzoni contenute nell’ultimo album “Meno per Meno”, arrivato a sei anni di distanza dall’intimista “Una somma di piccole cose” e tre anni da “Tradizione e tradimento”.


Tante tappe, dopo Isernia si va a Bologna (17 aprile), Milano (18 aprile) e via via le altre per concludere in uno scenario particolare il 28 maggio, il Teatro Romano di Ostia Antica.


Beh, Fabi ha subito riscaldato il cuore della platea con i suoi brani. È andato scavando, come lui stesso ha rimarcato, nella sua storia di cantautore, è andato a pescare canzoni che, per un motivo o per un altro, erano finite nel cassetto e che non aveva più riproposto al suo pubblico. Più di 50 minuti sul palco, da solo. Lui e la sua chitarra. La sua voce. La sua poesia. Brani dimenticati, ed anche brani famosi.

Poi, come per magia, il palco si è riempito di musicisti, dell’Orchestra Notturna Clandestina. È stato il momento di presentare i brani del nuovo album, “Meno per meno”. Canzoni già conosciute (6) e inediti (4; “Andare oltre”, “Di aratro e di arena”, “Al di fuori dell’amore” e  “L’uomo che rimane al buio”).
Pezzi esistenziali, dettati dal vissuto, a volte atroce. Pezzi di onestà intellettuale, di autoanalisi, di sentimenti propri e di quelli che lo circondano nell’avvicendarsi del tempo, e dando anche uno sguardo al sociale.

“Andare oltre” è una coccola per invogliare alla rinascita da una vita lunga e complicata con le sue cicatrici da separazione, di ripartenze, anche con un’estranea al tuo fianco, per una stella cadente o una storia per sempre; armonie orchestrate che incitano ad andare oltre il ponte… andare oltre.

“Di aratro e arena”: Fabi parla del toro, l’animale, ma anche il suo segno zodiacale. Un animale forte ma che lavora a testa bassa, umile, ma che sa scalpitare; un grande lavoratore nella terra, un fiero combattente nell’arena.

“L’uomo che rimane al buio”, dolore, paure e isolamento dal mondo, un parlare con l’oscurità in attesa del ritorno della luce. Come un lupo in gabbia che teme la libertà. Melodie dolci che dicono mai più gesti finti, mai più obbedienza, un inno a tenere – spinti anche dal quasi mistico coro finale – i pori sempre aperti e le luci sempre accese.

“Al di fuori dell’amore”, anche qui emerge la voglia, o bisogno, di capirsi dentro, di domandarsi sulla propria vita e andare in profondità al proprio cuore, fermarsi e riflettere che i giorni passano, cercare di vivere la vita che si è scelti. Svegliarsi, guardarsi allo specchio e potersi dire di aver vissuto dentro l’amore.

E poi ancora, “Ha perso la città”, che è un pugno in faccia, delicato a mo’ di stile Fabi, alla vittoria del cemento, delle tangenziali, dei parcheggi multipiano e dei centri commerciali vicino agli aeroporti; una presa di consapevolezza ultima e voglia di risalire la china per far vincere i calzolai, i sogni, al fiato per parlarci…

E ancora Costruire, versione rivisitata; ed altre ancora. Dopo due ore emozionali, auditorium in piedi e Fabi intuisce che ha passato il primo esame di questa nuova sfida.

È andata! Grazie Isernia.

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