No funivia Cime Bianche, raccolte oltre 2300 firme

Sono oltre 2.300, di cui più di 2.000 complete della documentazione richiesta, le firme consegnate stamane alla segreteria del Consiglio regionale a sostegno della petizione ‘Salviamo le Cime Bianche’.

La raccolta firme mira a contrastare la realizzazione di un collegamento funiviario tra Ayas e Cervinia.

“Una petizione di peso: tre casse per 25 kg”, commentano in una nota Marcello Dondeynaz, referente dell’associazione ‘Ripartire dalla Cime Bianche’, e Piermauro Reboulaz, presidente del Cai Valle d’Aosta.

“Una petizione di peso, non solo per la mole della documentazione, ma – proseguono – soprattutto per la vasta adesione di valdostane e valdostani dell’intero territorio regionale che ritengono che il patrimonio di questa regione (essenzialmente ambiente, beni culturali, paesaggio, bellezza) vada valorizzato e non dissipato, rappresentando il Vallone delle Cime Bianche il caso più emblematico”.
Inoltre è stata “inattesa, all’annuncio della chiusura della petizione, la richiesta arrivata da più parti di volerla sottoscrivere, di voler consegnare le ultime firme raccolte, tanto che in pochi giorni si sono aggiunte ulteriori 400 firme”.

La battaglia

L’Associazione da mesi si batte per dire no al progetto di realizzare nel Vallone delle Cime Bianche, vallone tutelato dalla Direttiva Habitat (sito Natura 2000), un collegamento funiviario fra i comprensori sciistici di Monterosa e di Cervinia/Zermatt.

Tale impianto, di dubbia utilità pratica, dicono nella mail precompilata (iniziativa lanciata lo scorso luglio), rivolta ai conoscitori del Vallone delle Cime Bianche non residenti in Valle d’Aosta, da inviare al comune di Ayas e alla Regione Autonoma Valle d’Aosta, non potrebbe che avere effetti devastanti sul paesaggio e sui delicati ecosistemi del vallone.
In un contesto segnato dalla crisi climatica e ambientale, in cui lo sci alpino avrà un ruolo minore, ma con un impatto crescente, p.es. in termini di consumo di risorse idriche ed energetiche, occorre immaginare un futuro diverso, che sia desiderabile per abitanti, nuovi residenti, ospiti e visitatori.
Tale futuro dovrà essere in linea con la crescente sensibilità ambientale delle nuove generazioni, future eredi del vallone. Un futuro in cui la cultura, la cura del territorio e la presenza degli agricoltori svolgano un ruolo fondamentale e il turismo non sia mordi e fuggi, ma improntato alla conoscenza, alla scoperta del genius loci e alla frequentazione responsabile del territorio.
La vostra scelta di procedere con il progetto senza dubbio farebbe venir meno la motivazione a frequentare la Val d’Ayas e la Valle d’Aosta da parte di molti amanti della montagna come me, poiché in aperto contrasto con l’interesse collettivo, la tutela del paesaggio, nonché con la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, di cui all’art. 9 della Costituzione della Repubblica Italiana.

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