Patagonia e ambiente: ripara abbigliamento gratis nella Repair Station di Milano

La politica ambientalista del brand che si prende cura dei propri capi anche dopo la vendita

Patagonia, solo pochi mesi fa la decisione dell’83/enne proprietario, la leggenda dell’alpinismo americano Yvon Chouinard: il brand ha ceduto la società trasferendo le loro azioni, valutate circa 3 miliardi di dollari, a un fondo ad hoc e a un’organizzazione no-profit. Entrambe sono state create per preservare l’indipendenza della compagnia e garantire che tutti i suoi profitti – circa 100 milioni l’anno – siano usati per combattere il cambiamento climatico e proteggere le terre non sviluppate nel mondo.

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Ora arriva in Italia un’altra iniziativa volta nella stessa direzione ambientalista: dopo Berlino, lo store di Patagonia a Milano ha inaugurato – guarda caso nei giorni del black friday – la nuova e permanente Repair Station: da venerdì 25 novembre, infatti, chiunque potrà riparare gratuitamente e in qualsiasi momento i propri capi Patagonia direttamente in negozio. Il servizio offre a tutti gli amanti degli sport outdoor riparazioni gratuite di cerniere rotte, tessuti bucati o lacerati, bottoni e strappi.

Riparare è un atto radicale e per noi vuol dire invitare i consumatori a continuare a utilizzare i prodotti che già hanno riparandoli ed evitando così sprechi e acquisti non necessari. La Station è la seconda nel suo genere in Europa e ci aiuta a prenderci la responsabilità dei nostri prodotti anche dopo averli venduti.

L’iniziativa

L’iniziativa si aggiunge alle altre che fanno parte del programma Worn Wear di Patagonia, che nasce nel 2013 con l’obiettivo di incoraggiare i clienti a prendersi cura dei propri capi d’abbigliamento, adottando corrette modalità di lavaggio e riparandoli quando necessario.

Prolungare la durata dei capi che indossiamo, avendone cura e riparandoli quando serve, è la cosa più semplice che ognuno di noi può fare per ridurre il proprio impatto sul pianeta. Inoltre, consente di non doverne acquistare di nuovi, evitando così di generare le emissioni di CO2, la produzione di scarti e rifiuti e il consumo di acqua associati ai cicli produttivi del settore tessile. Tenendo in circolazione ciò che indossiamo semplicemente per altri nove mesi, possiamo ridurne di circa il 20-30% la relativa impronta ambientale in termini di emissioni di CO2, rifiuti e consumo idrico, e questo solo in virtù del fatto di produrre e scartare un minor numero di cose.

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