I Ragni sul Fitz Roy, ma non per la parete Est

Matteo Della Bordella: Abbiamo fatto un ultimo tentativo sulla via dei Ragni ma c’erano troppe fessure intasate da neve e ghiaccio

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Dispaccio di Matteo Della Bordella dalla Patagonia: niente da fare, la parete Est ha detto no! “I giorni scorsi – dice il climber – abbiamo fatto un ultimo tentativo sulla via dei Ragni alla parete Est del Fitz Roy. Purtroppo non siamo andati molto lontano a causa delle fessure intasate dalla neve e dal ghiaccio…”. L’intento dei Ragni era di salire su questa via il più possibile in arrampicata libera e cercando di ripulirla il più possibile. Ma non hanno mollato.
“Siamo però subito ripartiti sulla stessa montagna – aggiunge Della Bordella – per la via aperta da Renato Casarotto nel 1979 e abbiamo aperto una fantastica variante che supera direttamente il “pilastro Goretta” seguendo un sistema di fessure e diedri yosemitici. Venerdì 27 febbraio abbiamo poi completato la salita arrivando in cima al Fitz Roy”.

 

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Un po’ di rimpianto resta, ma non è detto che lo si possa ritentare in un prossimo futuro. “Che dire?!? Peccato per aver mancato l’obiettivo che ci eravamo prefissati- aggiunge il Ragno – ma come premio di consolazione non potevo sperare di meglio, 1300 metri di granito perfetto e fessure di tutte le dimensioni! Una salita di grande soddisfazione!”.

La via aperta nel 1976 da Casimiro Ferrari e Vittorio Meles (e da allora mai ripetuta) fu un capolavoro dell’alpinismo di quegli anni, portato a termine con lo stile e la mentalità dell’epoca e pure con qualcosa in più, se si pensa che, dopo un classico quanto infruttuoso assedio da parte delle diverse squadre che si contendevano la salita, Miro risolse il “problema” affrontando la montagna con una cordata di sole due persone, puntando tutto sulla velocità e la leggerezza.

 

Matteo Della Bordella alla vigilia della partenza per la Patagonia a metà gennaio disse: “Anche se l’esperienza Patagonica degli ultimi anni mi ha insegnato che su queste montagne la cosa migliore da fare è scegliere i propri obiettivi in base alle condizioni ambientali e delle pareti, personalmente mi piace l’idea di partire con un grande progetto e con un obiettivo principale in testa. Che poi potrà essere anche rivisto, modificato o abbandonato, ma che ti permette di sognare e concentrare tutti gli sforzi in funzione del raggiungimento di uno scopo preciso”. Non mancherà rioccasione!

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