Recuperati i corpi di Piazza e Mancinelli. Continuano ricerche per Benedetti e Pojer

Intanto sale il bilancio dei morti del terremoto in Nepal: 6.629 e 14mila feriti. Rimpatriati i primi italiani. Migliaia gli europei ancora dispersi

terremoto kathmandu

 

I corpi di Oscar Piazza e Gigliola Mancinelli, rimasti uccisi a seguito del violentissimo terremoto che ha devastato il Nepal, sono stati recuperati e trasferiti a Kathmandu. Lo conferma Piergiorgio Rosati, pilota del nucleo elicotteri della Provincia autonoma di Trento che ha riferito al Dipartimento della protezione civile l’avvenuto recupero delle due salme. Continuano nel frattempo le ricerche Renzo Benedetti e Marco Pojer, gli altri due alpinisti trentini dispersi a seguito della stessa frana.

 

La testimonianza “Ho sentito un boato dietro di me e poi ho visto una nube che scendeva spinta da un vento spaventoso. Mi sono messa a correre, ma sono stata investita da una pioggia di pietre e neve”: Iolanda Mattevi, trentina di 52 anni, ha raccontato all’ANSA come è miracolosamente sopravissuta a una slavina che sabato ha ucciso i due amici Renzo Benedetti e Marco Pojer nel nord del Nepal. L’incidente è avvenuto a circa 3.500 metri di quota sul sentiero del Langtang Trek, a nord di Kathmandu.

Insieme all’amico Attilio Dantone e alle due vittime, era arrivata in Nepal agli inizi di aprile per una viaggio “che aveva sempre sognato”. La donna si trova ora in un ospedale con un avambraccio e un dito fratturato. I medici hanno detto che le sue condizioni non sono gravi, ma dovrà rimanere per un po’ di tempo sotto osservazione. “Renzo e Marco avevano fatto una deviazione per portare delle medicine a un’anziana nepalese che conoscevano – ha raccontato ancora – e quindi ci avevano detto di continuare a camminare perché poi ci avrebbero raggiunti successivamente”. Insieme ad Attilio aveva quindi raggiunto un punto di ristoro sul sentiero e stava bevendo un te’ quando è arrivata la scossa di terremoto che ha fatto franare la montagna.

“I nostri amici sono stati presi in pieno – racconta Attilio, che è guida alpina e gestisce un rifugio nella valle di Cembra – io invece ho trovato scampo sotto una roccia e così sono sopravvissuto”. Nell’incidente sono morti anche tre nepalesi che li accompagnavano: lo sherpa Sangha, 26 anni, padre di una bambina; il cuoco Prem, 48 anni e quattro figli, e l’aiuto cuoco Dawa, anche lui padre di alcuni bambini.

 

Il bilancio Intanto continua drammaticamente a salire il bilancio delle vittime del terremoto in Nepal: i morti sono quasi 6.629, oltre 14.000 i feriti.Il Paese è di fatto in ginocchio: per una prima ricostruzione servirebbero almeno 2 miliardi di dollari. Le Nazioni Unite parlano di 600 mila abitazioni distrutte o danneggiate, 8 milioni di persone colpite dal sisma, di cui almeno 2 milioni bisognose di tende, acqua, medicine e cibo nei prossimi tre mesi. Il governo dal canto suo ha annunciato che fornirà a ogni famiglia dei deceduti mille dollari per prima assistenza e 400 per spese di sepoltura o cremazione. E mentre ieri sono rientrati 23 italiani superstiti, sono circa un migliaio i cittadini europei che risultano ancora irreperibili nel Nepal dopo il terremoto di sabato 25 aprile. Lo ha detto l’ambasciatore dell’Unione europea in Nepal, Rensje Teerink. La maggior parte delle persone di cui si sono perse le tracce sono escursionisti che si trovavano nella regione del Langtang.

 

Italiani a casa Ieri all’aeroporto militare di Pratica di Mare il KC-767 dell’aeronautica militare che ha rimpatriato un gruppo di connazionali provenienti dal Nepal. Il velivolo era partito dalla base di Al Bateen, negli Emirati Arabi Uniti, dove il gruppo di connazionali era giunto con un aereo dell’aeronautica militare proveniente da Kathmandu. Altri velivoli da trasporto dell’aeronautica sono in queste ore impegnati per il trasferimento verso il Paese asiatico dei primi aiuti inviati dal governo italiano per assistere la popolazione del Nepal colpita dal terremoto del 25 aprile.

 

Riapre la pizzeria italiana a Kathmandu: ritrovo dei superstiti Una famosa pizzeria italiana di Kathmandu, Fire and Ice, ha riaperto i battenti dopo il tremendo terremoto di sabato scorso che ha devastato il Nepal. “Quello che e’ successo e’ stato tremendo, ma per fortuna il locale non ha subito danni – ha detto all’ANSA la titolare Anna Maria Forgione – e anche il personale e’ rimasto illeso”. Il ristorante, che si trova nel popolare quartiere di Thamel, e’ stato chiuso per tre giorni dopo la tragedia, ma giovedi’ ha riaperto per il pranzo ed e’ diventato un punto di riferimento per i superstiti italiani in attesa del rimpatrio organizzato dalla Farnesina.

 

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