Rifugio Uschione e incisioni rupestri Dona di Prata

In provincia di Sondrio, passeggiata tra borghi abbandonati, cascate, leggende, panorami mozzafiato, massi di pietra ollare, chiesette e affreschi, rifugi

uschione

Uschione SO (830m), è una frazione situata a Sud Est di Chiavenna SO, (333 m), fra l’alpe Quarantaoan ad Est e l’alpe Madrea a Sud. Sino a pochi decenni fa era abitata ed era formata da quattro contrade: (Pighetti, Nesossi, Zarucchi, Fagetti).
Chi raggiunge Chiavenna da Colico, fra i fiumi Lirio e Mera, vede a nord lo scosceso pizzo Guardiello, che con i suoi 2091 metri la sorveglia.
Per raggiungere Uschione, ormai abbandonato, (si può raggiungerlo anche con la strada asfaltata e ci dovrebbe abitare una sola persona che non ho incontrato), sceso dal treno a Chiavenna, ho iniziato il sentiero, meglio chiamarla mulattiera, segnata con il segnavia B4, che si prende in via al Tiglio. Il riferimento è un crotto, (è una cantina naturale usuale in Valtellina. Per un principio geologico si forma all’interno una corrente di aria a temperatura costante, utile sia per gli insaccati che per il vino). Inizio a salire su una bella mulattiera a gradoni, (ne ho contati circa duemila). In poco tempo ho raggiunto l’Ostello al Deserto (Opera don Guanella). Il nome deriva da una antica osteria che sorgeva proprio in questo posto. La mulattiera sale in un fitto bosco di pini, larici, castagni, frutti. Si trova acqua di sorgente, vari tipi di rocce di erosione glaciale, costituita da giganteschi massi staccatisi dalla sponda della montagna dopo l’ultima ritirata dei ghiacciai, diverse nicchie con l’immagine della madonna, molto venerata. Dopo circa mezz’ora di cammino, ho incontrato un terrazzo panoramico con un altare ed una croce di legno. Notevole la vista panoramica su Chiavenna ed il borgo di Pianazzola situato di fronte. Riprendo il cammino, poco distante c’è una baita abbandonata con l’emblema del proprietario, la famiglia Fagetti e sopra la porta d’ingresso, un ritratto della Madonna con il Bambino.
Di fronte, (580 m), c’è una incavo che ospita tre affreschi raffiguranti: al centro Cristo in Croce, alla destra una Madonna incoronata con Bambino, alla sinistra un santo, vestito con il saio francescano, che tiene in braccio un bambino. Una targhetta informa che è stata eretta nel 1884 e restaurata nel 2005. Mi trovo esattamente a metà percorso. Il fatto che anticamente in questo posto c’era una florida agricoltura è dimostrata dai muretti di sostegno dei terrazzamenti. Mi disseto ad una fontana, è inciso l’anno 1961.
A breve distanza, nella cavità di una roccia molto grande, è stata sistemata una bella statua della Madonna. Ormai il paese è vicino e come da suggerimento, ho preferito prendere il sentiero di destra con l’indicazione di “alla chiesa”, (790 m). Cammino ancora qualche minuto e dalla faggeta si individua la prima casa di Uschione, è la contrada Zarucchi. Una fontana, un’altra, case disabitate e qualcuna in ristrutturazione. I tetti delle case usano come tegole una lastra di pietra piatta, la “pioda”, facile da trovare in Valtellina. Un altro uso della Pioda è scaldarla con la brace o fiamma viva per essere utilizzata come piastra di cottura per carni o altri tipi di cibo.

uschione panorama

Il panorama è straordinario, quasi incredulo arrivo ad una bianca chiesetta dedicata all’Ascensione di N.S. Gesù Cristo, costruita nel 1609, ampliata fra il 1891 ed il 1893. Era una parrocchia creata nel 1886 e soppressa nel 1986, (dopo cento anni). Sul vicino campanile c’è una targa, datata 1877. Vorrei fermarmi, il confine con la Svizzera è vicino. Il desiderio di conoscere questo paese mi ha eccitato. C’è anche il monumento ai caduti delle due guerre mondiali, con i nomi dei militari deceduti. E’ una dignitosa scultura bronzea vicino al cimitero. Voglio arrivare al rifugio e passo vicino ad una bella costruzione ristrutturata ed inaugurata alcuni giorni fa, è il CIRCUL, (Circolo Giovanile Uschionese). Ecco il rifugio, mi trovo alla contrada Pighetti. Su una parete c’è un affresco datato MDCCXVII raffigurante una Madonna. Sarà un rifugio gestito da un privato che lo sta ristrutturando. Sarà aperto tutto l’anno. E’ difficile abbandonare questo luogo, ma devo tornare a valle con una deviazione sul sentiero B6 per Dona di Prata per vedere le incisioni rupestri, che però non è facile trovare. Le incisioni sono figure di punte di lancia scoperte In prossimità di Dona di Prata, su una roccia a strapiombo. Nel 1978 un gruppo di scolari della scuola media Garibaldi di Chiavenna, scoprì queste incisioni. Si può ipotizzare che le incisioni risalgono alla tarda età del bronzo o nella prima età del ferro. Purtroppo, anche se ho capito dove si trova questa roccia strapiombante e sulla quale ho scattato diverse foto, le incisioni rupestri non le ho viste, ma ci sono. Da quello che ho capito, si è scelto di non propagandare il luogo perché ci sono persone che si improvvisano incisori, scalpellini dell’età del bronzo, quindi hanno intaccato la roccia che aveva un valore storico e culturale, con le solite stupidate dei graffitari. Il sentiero è molto rilassante con saliscendi e tratti pianeggianti, tranne un passaggio messo in sicurezza con una ringhiera e cavi di acciaio perché passa sotto un’impressionante falesia strapiombante con vari rigagnoli di acqua.

Passo sotto un ponte con una lunghissima scalinata costruita in epoca recente con cemento, che sosteneva i binari usati dai carrelli per il trasporto della roccia proveniente da una cava. Su questo sentiero è presente un grande masso di pietra ollare, il masso dell’Orlando. Una leggenda racconta che è stato gettato fin qui, da un tal Orlando, personaggio che pare avesse la forza di un gigante. Sono così arrivato sulla strada asfaltata che collega Prata, Lottano, Uschione e Chiavenna. C è un cartello che parla delle Incisioni rupestri. Torno indietro, mi fermo per rinfrescarmi ad una cascata, intercetto la mulattiera B4 che mi riporta al Deserto e quindi alla stazione ferroviaria.

Sono tornato ad esplorare dopo anni il territorio delle Alpi. Ho ritrovato le cascate, i torrenti, i fiumi impetuosi, i boschi con la diversità della fauna e flora, le vette ancora innevate, insomma, il suo ecosistema ancora mi affascina.

Difficoltà E
Dislivello: 650 m
Tempo A/R 5 ore
Distanza 10 km

Le Avventure dei Lettori >>> Luciano Pellegrini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio