Scoperto il Gene Cassin

Un gruppo di ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, sotto la guida di Dario Bonanomi, ha svelato uno dei meccanismi chiave che permette ai motoneuroni del midollo spinale di estendere lunghe proiezioni per mettere in collegamento con successo il cervello alle altri parti del corpo.

Lo studio è stato pubblicato su Neuron ed è la conclusione di un ambizioso progetto di ricerca avviato da Bonanomi presso il Salk Institute di La Jolla, in California, dove lavorava prima di rientrare in Italia grazie a una borsa della Fondazione Giovanni Armenise-Harvard.

«Se immaginiamo di dover guidare l’assone di un singolo neurone lungo un percorso a tappe, facendogli cambiare direzione quando necessario, possiamo immaginare di dargli i giusti segnali chimici nei giusti punti lungo il percorso», spiega Dario Bonanomi. «Il problema è che miliardi di assoni stanno facendo il loro viaggio contemporaneamente, spesso incrociandosi ma viaggiando in direzioni diverse. Questo significa che moltissimi segnali si sovrappongono in ogni punto, generando rumore».

Insomma ai neuroni non basta ricevere i segnali giusti, ma occorre avere dei meccanismi interni per ignorare le distrazioni. Nello studio appena pubblicato, il gruppo di Bonanomi descrive per la prima volta un gene il cui compito è proprio ignorare i segnali errati in un momento cruciale del viaggio dell’assone, quello in cui deve uscire dal midollo spinale.

Senza questo gene infatti, gli assoni dei motoneuroni invece di uscire dal midollo e avventurarsi verso il loro target prestabilito rimangono bloccati al suo interno e iniziano a risalirlo. Per questo motivo Bonanomi ha voluto dare il nome di Cassin, l’alpinista italiano, a questo gene, perché permette agli assoni di aprire una “via” per uscire dal midollo, proprio come fanno gli alpinisti davanti a una parete rocciosa.

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