Sherpa inviperiti: niente più certificati di vetta dal Governo

Il Governo, rifacendosi al Regolamento alpinistico, ha distinto i portatori di alta quota dagli alpinisti. Il Governo la scorsa stagione non ha consegnato ad almeno 300 sherpa i certificati di vetta

sherpa

Poco remunerati, si assumono i maggiori rischi nell’attrezzare una via, salgono con carichi pesanti e facendo, insomma, il lavoro sporco. La storia alpinistica è costellata di tragedie con loro in primo piano. Gli Sherpa. I portatori di alta quota. Ed ora, da quest’anno, arriva un’altra decisione che va contro la loro categoria. Il governo nepalese, infatti, ha privato ad oltre 300 sherpa, che hanno scalato con successo le montagne, tra cui l’Everest, durante l’ultima stagione, del certificato di vetta.

Il Dipartimento del Turismo, sotto il Ministero della Cultura, Turismo e dell’Aviazione Civile, si è rifiutato di rilasciare i certificati citando una clausola del regolamento alpinistico che li esclude dall’ottenere certificati dal governo.

“Il regolamento afferma che il ministero deve fornire un certificato di spedizione alpinistica alla spedizione ed ai membri della spedizione di successo e non per gli sherpa, che accompagnano gli scalatori da tutto il mondo sulle cime delle montagne”, dice Laxman Sharma, Direttore DoT della Sezione Alpinismo Sezione”.

In pratica gli Sherpa non sono considerati una parte della spedizione. E ciò lo si evincerebbe, Regolamento alla mano, dal fatto che i portatori d’alta quota non pagano royalty al governo come membri di una spedizione.

Questa è la prima volta nella storia alpinistica del paese che accade ciò agli sherpa.

Sino alla metà del secolo scorso, le uniche loro fonti di sussistenza erano tre: l’agricoltura, l’allevamento del bestiame ed il trasporto delle merci dal Nepal al Tibet e viceversa. Dopo l’occupazione cinese del Tibet e la quasi contemporanea apertura delle frontiere nepalesi al resto del mondo, tale ultima attività cessò completamente, ma fu sostituita da una nuova forma di guadagno: il turismo. All’inizio fu l’avvicendarsi delle spedizioni alpinistiche lanciate alla conquista delle più alte vette del mondo; in seguito fu il gran numero di escursionisti che ogni anno risalgono la valle del Khumbu per raggiungere il campo base dell’Everest.

“E ‘davvero un momento triste”, ha detto uno degli sherpa che nella scorsa stagione ha raggiunto la vetta dell’Everest. Aggiungendo che tale negligenza da parte del governo ferisce il settore dell’alpinismo dominato dalla comunità Sherpa. “Tutti noi lo consideriamo – dice ancora – uno stratagemma per minare il ruolo degli sherpa ‘del turismo montano”.

Gli sherpa, che sono un popolo e non portatori di alta quota, come taluno erroneamente crede, si sono dati da soli questo nome (sherpa o shar – pa = uomini dell’est), per distinguersi dalle altre popolazioni del Nepal provenienti dal Tibet e che i nepalesi, con un sottinteso significato spregiativo, chiamavano bhutia.

Da ciò che si sa, pare che il Governo ha avviato  un processo di modifica del regolamento.

fonte: thehimalayantimes.com

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