Stelvio, il rifugio Casati in pericolo per il ghiaccio che si scioglie: sarà abbattuto e ricostruito

Il rifugio, posto a 3.269 mt nel Gruppo Ortles-Cevedale, sarà abbattuto e ricostruito più a monte. Lo scioglimento del ghiaccio nei detriti su cui è stato costruito lo sta lentamente facendo scivolare a valle

Stelvio, il rifugio Casati è in pericolo. Sta crollando a causa del ghiaccio che si scioglie e va abbattuto e ricostruito. Sì, lo storico rifugio, che si trova tra Lombardia e Trentino-Alto Adige, nel Parco nazionale dello Stelvio (Gruppo Ortles-Cevedale) a 3.269 metri d’altezza, a causa dello scioglimento dei ghiacci, sta scivolando. Lo scioglimento del ghiaccio nei detriti su cui è stato costruito lo sta lentamente facendo scivolare a valle, uno spostamento di venti centimetri solo negli ultimi anni.
Soluzione: abbatterlo e ricostruirlo, a una cinquantina di metri più a monte.
La capanna fu inaugurata nel 1923.

La Regione Lombardia, come riporta Milano Corriere, ha stanziato tre milioni e seicentomila euro, il Parco dello Stelvio attuerà l’intervento in accordo con il Cai di Milano, a cui appartiene, e il comune di Valfurva. I lavori dovrebbero iniziare nel 2023.

Alessandro Nardo, direttore del Parco nazionale dello Stelvio Questi sono gli effetti del riscaldamento globale. Il disgelo in superficie fa muovere i detriti e la capanna si abbassa con crepe nella struttura e gravi problemi che non sono risolvibili, se non con un approccio radicale.

 

Il gestore Renato Alberti Ci abbiamo provato in tutti i modi, ma il rifugio sta collassando lentamente. Questo progetto consentirà di regalargli una nuova vita. Stiamo parlando di un luogo magico, con un panorama mozzafiato. A venti metri dalla struttura si possono ancora vedere i tre cannoni austriaci portati dai prigionieri russi durante la prima guerra mondiale. Pesano ognuno 39 quintali, ci hanno messo tre mesi per trasportarli fin quassù. La Merkel e i più importanti alpinisti al mondo sono stati qui, centinaia gli escursionisti in estate grazie anche al sentiero che è appena stato sistemato: americani, tedeschi, spagnoli, olandesi, svizzeri, ultimamente anche giapponesi. Salgono per fare il Cevedale e si fermano per qualche notte. Disperdere questo patrimonio storico e turistico sarebbe stato un enorme errore.

Per l’emergenza

Nel periodo dei lavori di cotruzione del nuovo rifugio sarà possibile alloggiare nella vicina capanna Guasti, che sorge poco più in alto (solitamente utilizzata in inverno).

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