Vivere e sopravvivere a La Rinconada, la città più alta della Terra
Si trova in Perù, a 5.100 mt, e le condizioni di vita sono difficili: senza reti idrica e fognaria, strade di fango, miniere e prostitute, oltre a temperature bassissime...
Sapete quale è la città più alta della Terra? Beh, vi diciamo subito che è situata a 5.100 metri di altitudine. Con temperature medie annue che potete immaginare. E non solo quelle. Le condizioni di vita sono difficili, tanto che la vita media è molto bassa.
Non è oro tutto quel che luccica
Beh, la città considerata più alta della Terra si trova in Perù. Si chiama La Rinconada. È posta sul fianco occidentale di una diramazione del ghiacciaio Ananea Grande che la sovrasta. Sopra la città sono presenti filoni auriferi di buona resa il cui sfruttamento, anche a causa del recente forte aumento del prezzo dell’oro, ha attratto lavoratori da tutto il Perù meridionale e portato ad una crescita vertiginosa della popolazione che si aggira (2015) attorno a 70 000 abitanti.
Clima
Posta sulle Ande ad altitudine estrema, La Rinconada ha un insolito clima di tundra alpina nonostante si trovi tra il Tropico del Capricorno e l’Equatore. L’estate è umida e l’inverno secco e freddo con temperature basse durante l’intero anno e nevicate frequenti. Le variazioni di temperatura nel giorno sono molto significative. La temperatura media annuale è di 1,3 °C e la precipitazione media di 707 mm.
Attività economica
L’economia cittadina è basata esclusivamente sull’attività estrattiva e su quella di sussistenza dei suoi abitanti. Il clima rende impossibile ogni tipo di coltivazione. La carne dei pochi camelidi (lama ed alpaca) che pascolano per le vie della città, nutrendosi di avanzi di cibo, è una delle poche fonti di proteine locali e, benché sia contaminata dalle emissioni dell’attività estrattiva e di raffinazione, viene consumata dagli abitanti. L’attività commerciale è essenziale e si manifesta in tutte le sue forme: dalla vendita di articoli di prima necessità ad elettrodomestici ed ovviamente articoli minerari di ogni genere. Sono presenti ristoranti, bar, discoteche, alberghi, pensioni e postriboli dove è ampiamente praticata la prostituzione minorile.
La speranza di vita è di soli 50 anni, 20 di meno che nel resto del Paese.
Miniere d’oro
Lo sfruttamento delle miniere andine di alta quota e di quelle di La Rinconada risale all’epoca precolombiana con uno sfruttamento più intensivo durante l’epoca coloniale. La società che si occupa delle estrazioni impiega gli uomini di La Rinconada, alle donne è proibito l’accesso alle miniere perché secondo la credenza locale portano sfortuna.
Le gallerie di accesso ai filoni auriferi sono sparse alla base del ghiacciaio Ananea, a circa un’ora di cammino dalla città. L’estrazione avviene con metodi artigianali, non automatizzati e comporta quindi un forte impiego di manodopera.
Pallaqueras
Molte donne (circa 20 000) lavorano come pallaqueras, chinate vicino alle bocche delle gallerie sul ciglio del pendio dove viene scaricato l’inerte, controllano a mano le pietre alla ricerca di pagliuzze d’oro.
Prostituzione minorile
Si stima che almeno 1.500 ragazze tra i 15 ed i 16 anni lavorino come prostitute nei postriboli di La Rinconada. Molte di loro provengono da varie parti del Perù e dalla vicina Bolivia e sono state attratte da una promessa di buon lavoro e successivamente immesse nella rete di sfruttamento della prostituzione della città.
Difficili condizioni ambientali
Le condizioni ambientali della zona sono critiche. Nella città di La Rinconada le strade sono sempre coperte di fango e vi scorrono rigagnoli di scarichi provenienti sia dalle lavanderie di minerale, sia dalle latrine, non esiste infatti un sistema di fognatura né di fornitura di acqua. L’acqua potabile è ricavata dalle vicine lagune (contaminate dal mercurio proveniente dalla raffinazione dell’oro) e dallo scioglimento del ghiaccio, durante il giorno, dai tetti delle case: anche quest’acqua è contaminata dai fumi di mercurio che si depositano sui tetti stessi. I rifiuti solidi vengono scaricati nelle zone comuni della città o fuori dalle zone abitate nelle vallette tra le rocce che si sono trasformate in discariche fuori controllo.