Fate presto, utilizzate i droni nel soccorso in montagna!

drone bargiel

Il futuro del soccorso in montagna nelle ali dei droni. La tecnologia al servizio dell’uomo, ecco un esempio lampante di un utilizzo proficuo delle invenzioni tecnologiche. Salvare vite umane. È successo pochi giorni fa sul Broad Peak, dove lo scozzese Rick Allen risultava disperso da 36 ore. Da quelle parti c’erano i fratelli Bargiel, che puntano al K2. L’obiettivo di Andrzej Bargiel è salire il K2 e realizzare la prima discesa in sci, che sarà filmata da Bartek. Quest’ultimo è un operatore di droni qualificato che realizza riprese aeree per programmi televisivi, film e pubblicità. Ha filmato sulle montagne di Pamir, Tien Shan e Karakorum in Pakistan.

Scomparso dal 9 luglio Allen era ormai dato per quasi spacciato. Era partito da solo per la vetta del Broad Peak, i compagni erano chi rimasti in tenda, chi aveva preso la via del campo base a causa delle avverse condizioni meteo.

Il giorno dopo Bartek ha sorvolato l’area con il drone ed ha scattato una foto molto vicina, grazie alla quale è stato in grado di determinare le coordinate e l’altezza a cui si trovava Rick Allen, in quanto il drone si collega ai satelliti.

Non solo. Il drone di Bartek non ha solo determinato la posizione di Allen, ma ha pure segnalato la sua presenza ai soccorritori accorsi sul posto. Li seguiva, li anticipava, diceva loro la strada. Sino a trovare l’alpinista in difficoltà.

Tutto ciò al di sopra degli Ottomila metri. Stando a quanto dice il fratello Andrzej su Facebook, sino a 8.400 metri.

Quante vite umane potevano essere salvate! Quanti dispersi potevano essere raggiunti dai soccorritori, sapere la loro posizione, le loro condizioni. Vien da pensare subito a Tomek Mackiewicz e l’odissea sul Nanga Parbat. Chissà!

E pensate il loro utilizzo in caso di slavine, la possibilità di individuare persone in pochi minuti.

Progetti di realizzazione di droni specifici per il soccorso vi sono. Uno parla anche italiano. Nato dall’Università di Bologna con finanziamenti dell’Unione Europea. Si chiama Sherpa. Ed è, allo stato attuale, oggetto di test.

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Speriamo che il salvataggio di Allen apra le porte a nuove forme di soccorsi. Stavolta è andata così per la presenza fortuita di Bargiel e del suo drone, la speranza è che i droni entrino presto nelle dotazioni dei soccorritori. Probabilmente, come scriveva pochi giorni fa Reinhold Messner (sorpreso per l’utilizzo di un drone a quelle altitudini) nella sua rubrica su La Gazzetta dello Sport, è un passo indietro per l’avventura, ma è anche, e soprattutto, un passo avanti per salvare vite umane. Forse dipende, come buona parte della tecnologia, dall’uso che se ne fa.

Il Direttore

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