“Fotografiamo” una nuova via sulla parete della Grotta delle Ciaole (Matese)

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La fotocamera fa 250 mt di volo ma al ritorno la ritroviamo intatta e… ecco le foto!

Ci sono delle sere in cui le dita cliccano nostalgicamente su icone di cartelle di foto, magari scattate anni addietro…questa pare essere una di quelle. Forse non sarà un caso che la mia attenzione cade su Spiroyd_apertura_02_02_2010… un attimo ed il gioco è fatto. Siamo in pieno Matese, gruppo montuoso dell’Appennino che separa il Molise dalla Campania, più precisamente sulla parete della Grotta delle Ciaole (versante N di M. Croce).
“Dario ti andrebbe di accompagnarmi ad aprire una via a destra della grotta? Domani le temperature sembrano top e il meteo sereno tutta la giornata..” Questo era l’incipit di un po’ tutte le telefonate tra me e un grande amico, Dario appunto. Il cliché anche in quel caso fu rispettato: zaino preparato meticolosamente la sera prima (peso da trekking himalaiano ovviamente), sveglia alle 5:00, thermos “evaporante”, sbadigli e silenzio nel tragitto da casa alla località turistica di Campitello Matese. I primi due tiri furono i più difficili, sempre a causa di neve ghiacciata ma non proteggibile con chiodi da ghiaccio (in gergo “neve pressa”), ma regalarono belle emozioni. Poi dal diedro strapiombante la via si apriva in placca..ed arrivammo in cima che era oramai il tramonto. “Noooooooo” esclamò Dario urlando e seguendo con gli occhi la macchina fotografica, unica testimone dell’impresa, che ruzzolava giù, proprio mentre approntavamo le doppie per tornare alla base della parete. Sconforto e musi lunghi…ma che importava, una giornata così sarebbe rimasta impressa nei nostri cuori per sempre. Raggiungemmo nuovamente gli zaini che avevamo le lampade frontali in testa e mentre io rifacevo le corde, Dario si mise chino sul pendio a seguire una scia lasciata sulla neve…scia che puntava dritta verso il bosco qualche centinaio di metri più in basso..”Dario ma dove vai?!”…”A cercare la macchina fotografica…” Nemmeno risposi..”figurati 250 metri di volo più 100 metri di pendio, va a raccoglierne le briciole” pensai in cuor mio. La sua lucina si perse nel cuore del bosco per ricomparire 10 minuti più tardi: “Riiiiiiiiiiiiii eccola…. E funzionaaaaaaaaa!” Un sorriso reciproco, un abbraccio forte e poi dritti all’auto per festeggiare. Le foto di quell’avventura sono proprio di quella fotocamera, dura e tenace a morire. Proprio come le vere passioni.

Riccardo Quaranta
r.quaranta@mountlive.com

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