Nanga Parbat, per Mount Live la spedizione di Moro e Lunger finisce qua

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Vediamo di farlo capire coi fatti. Mount Live ha preso una forte decisione, ma inevitabile considerato l’andazzo ed ovvio per chi viene da un giornalismo “generalista” dove si è abituati a fare nomi e cognomi, dove si è abituati, se si è sbagliato, a ricevere rettifiche, ecc ecc e non ritrovarsi invischiati in querelle dove non ci si centra assolutamente nulla.

Comunque, leggete alcune frasi pronunciate da Tamara Lunger e Simone Moro durante la spedizione invernale al Nanga Parbat.

Tamara Lunger (06/02/2016): “Essere giudicata e raccontata come forte o debole, bene o male, senza contraddittorio, da uno che é seduto in poltrona a casa, al caldo, mi sta proprio sui coglioni (scusate la l´espressione forte, ma in una conversazione diretta lo direi proprio così!!)…  allora bisogna per forza speculare, contrapporre, inventare, fantasticare…. L´unica vera competizione che io vedo qui è tra i giornalisti e quelli che lo vorrebbero essere. La gara è tra chi pubblica prima una notizia, chi ha più traffico sul proprio sito, chi si mette in testa la corona grazie all´azione di chi è qua al Nanga Parbat. Anche se comunico poco, mi ritrovo soggetto o tirato in ballo in tanti articoli… Per tutto questo ora chiedo a tutti voi essere un po’ più scrupolosi, delicati e normali con le informazioni, perché alcune delle tensioni, attriti e nervosismi al campo base si sono creati grazie ai media e alle loro tifoserie… Ma anche come persone abbiamo valore e penso che meritiamo rispetto, reso però sempre più fragile considerando ciò che si legge di noi”.

Sì, ma: chi, cosa, dove, perché, quando?

 

Il post è corredato da questa foto.

tamara lunger

 

Perché colpire una categoria per attriti nei confronti di una testata, da quanto par di capire, non è tanto gratificante per tutti coloro che stanno svolgendo il proprio lavoro di informare i lettori. Ed indirettamente, si pensava, di dare una finestra ai diretti interessati e ai loro sponsor ecc ecc.

Sinora abbiamo scritto della spedizione di Moro facendo pura e semplice cronaca e senza mai andare fuori le righe sulla sua decisione di non comunicare la sua avventura invernale al Nanga Parbat. Ma sentire ad ogni suo intervento dal campo base  precisazioni, attacchi, sull’informazione…. Ce l’avrà non solo coi media, probabilmente. Ce l’avrà anche coi guru della montagna. E chissà chi altro… Ma, leggendo anche i suoi interventi, è tutto un calderone.

Moro pochi giorni ha detto che per lui la comunicazione è uno strumento e non una droga, che c’è chi lo non tollera il suo silenzio, chi lo apprezza e chi non lo comprende. Tutto normale, non può essere altrimenti; o no? Ma, ci chiediamo: chi, cosa, quando, dove, perché.  Non è la prima volta, ormai Moro non perde occasione! In un suo precedente intervento fu bruciante. Ve lo riproponiamo (in parte), è datato 2 gennaio 2016: “Scegliere di non comunicare durante questa spedizione al Nanga Parbat è stata una scelta dettata da numerosi motivi e necessità, tra cui la volontà di stare tranquillo e concentrato e al tempo stesso mandare un bel vaffa a tutte le critiche e le menate di coloro che devono sempre dire la loro opinione (non richiesta) su ciò che faccio e non faccio come alpinista, pilota o recente conduttore televisivo. Esprimere un’opinione costa tempo e questo dovrebbe essere impiegato nel FARE e non nel filosofeggiare”. Sarà pure, ma: chi, cosa, quando, dove, perché…

Forse Moro si sta portando appresso un po’ di nervosismo dalle dure prese di posizione sull’Adventure Game “Monte Bianco”, al quale ha partecipato al fianco della conduttrice Caterina Balivo.

Questo è un commento di Moro che abbiamo ritrovato sulla sua pagina Facebook datato 2 dicembre 2015 in riferimento proprio al reality “Monte Bianco”: “GRAZIE MILLE RAGAZZI. Mi stupiscono e apprezzo molto queste vostre esternazioni positive e lusinghiere. Non ditelo però troppo forte perché la fuori c’è pieno di “sommi sacerdoti”, fondamentalisti verticali e personaggi in cattedra (spesso con la pancia o in nebbia) che pontificano e attaccano violentemente tutto ciò che non rientra nella loro elasticità mentale o nelle loro capacità di saper guardare oltre e lontano”.

Intendiamoci, Simone Moro e Tamara Lunger dicono quel che vogliono e ciò che ritengono più opportuno. Così come, però, gli altri dicono ciò che vogliono ed esprimono la loro opinione su chi e che cosa. E ci chiediamo, non è possibile dire: tu hai fatto questo, tu hai fatto quello; senza sparare nel mucchio?! Esistono le repliche, le richieste di rettifica (e noi ne sappiamo qualcosa, proprio da Moro)…

Quindi, se ci è permesso, diciamo a loro e ai nostri lettori solamente due cose.

La prima è che, come detto, in attacco di pezzo, non tolleriamo più l’essere invischiati in discorsi generalisti che colpiscono una categoria, quella dell’informazione; noi sinora non abbiamo fatto allusioni sessuali, nessuna parola su operazioni di marketing e quant’altro. Senza togliere nulla ai colleghi a cui forse si rivolgono, noi di Mount Live abbiamo fatto e stiamo facendo il nostro lavoro in una determinata maniera e sentire e leggere certi passi…

Seconda cosa. E chi ci dice, a questo punto, che dobbiamo rincorrere obbligatoriamente una notizia, stare ad attendere un commento, una intervista? Stare alla mercé delle decisioni e tempi altrui e poi sottacere a certe dure prese di posizione.  Per di più, entrambi scrivono che si trovano tirati in ballo dall’informazione nonostante abbiano scelto di non comunicare durante questa spedizione.

Quindi, abbiamo valutato e deciso la nostra strategia; i nostri lettori ci perdoneranno, perderemo un po’ di visite o forse ne guadagneremo; staremo a vedere, anche se ciò non è che non ci fa dormire la notte. La comunicazione è una faccenda bilaterale, nel nostro piccolo abbiamo scritto di Moro sul Nanga Parbat (così come l’anno scorso sul Manaslu) ecc ecc.

Insomma, per noi la spedizione di Moro e Lunger si chiude qua. Non riporteremo più loro dispacci (anche se, in modo tacito, è già da un po’ che non lo facevamo) e quindi i loro progressi in montagna. Non staremo a rincorrere loro news e foto e video e quant’altro. Ci limiteremo a scriverne solamente se dovessero, e ce lo auguriamo con tutto il cuore, salire in vetta dell’inviolato Nanga Parbat in inverno. Questo sarebbe un fatto. E per noi la cronaca è una mission!

Ovviamente tale nostra decisione è riferita alla spedizione sul Nanga Parbat, dettata, come detto, dai motivi suesposti e in futuro, passo passo, torneremo a scrivere delle spedizioni (e non solo) di questi due grandi alpinisti.

 

Il Direttore

 

2 Commenti

  1. Sarei contante se MeL salissero. Di saperlo in tempo “reale” non me ne frega niente. Potete pure tacere tanto se arriveranno in cima o cosa avranno fatto lo sapremo. Tranquilli esiste il mondo senza che ci sia chi lo racconta. Chi lo racconta esiste perché esiste il mondo.
    Buon lavoro
    eM

  2. Altre persone che vogliono “imbavagliare” la libertà di stampa, di pensiero. E’ chiaro che Simone Moro è incazzato con le persone che hanno criticato la sua partecipazione ad un programma televisivo dove faceva il “cronometrista”! E’ stata una sua scelta, nessuno lo ha obbligato. Bisognava non vedere, non udire, non commentare? Viviamo ancora in un paese libero. Nel contesto, si è trovato un’alpinista che la pensa come lui.

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