Parco nazionale d’Abruzzo, le faggete nel patrimonio Unesco

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Le faggete vetuste del Parco nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO. La decisione è stata presa ieri sera a Cracovia durante i lavori della 41 sessione della Commissione per il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, che ha deciso di estendere il riconoscimento già attribuito alle faggete dei Carpazi a quelle di altri 10 Paesi europei. Diventano così 12 i Paesi Europei con la presenza di siti naturali di faggete vetuste iscritti al Patrimonio mondiale: Italia, Austria, Belgio, Slovenia, Spagna, Albania, Bulgaria, Croazia, Germania, Romania, Slovacchia e Ucraina.
Le faggete del Parco, dove sono stati trovati i faggi più antichi d’Europa, sono quelle di Val Cervara a Villavallelonga, Moricento a Lecce nei Marsi, Coppo del Morto e Coppo del Principe a Pescasseroli e Cacciagrande a Opi. Le faggete abruzzesi entrano nella lista del patrimonio mondiale insieme a quelle di Sasso Fratino nel Parco nazionale delle foreste Casentinesi, della Foresta Umbra nel Parco nazionale del Gargano, di Cozzo Ferriero nel Parco nazionale del Pollino, di Monte Raschio nel Parco regionale di Bracciano e di Monte Cimino nel comune di Soriano del Cimino.
L’Italia entra nella rete transnazionale con 10 siti dei 63 proposti, ognuno dei quali è stato selezionato per la sua unicità biologica ed ecologica, come elemento caratterizzante di un aspetto della rete continentale, la cui diversità ecologica complessiva costituisce il Patrimonio vero e proprio da salvaguardare. Per il nostro Paese si tratta del 5 sito naturale riconosciuto e del primo riconoscimento di un patrimonio naturale espressamente per il suo valore ecologico di rilievo globale.
Il Riconoscimento da parte dell’UNESCO porta a compimento un lungo lavoro, che negli ultimi 3 anni è stato coordinato dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise per tutti gli Enti italiani coinvolti e che è partito dal basso e fortemente voluto dagli Enti gestori dei Parchi nazionali e dalle comunità locali. Il Ministero dell’Ambiente ha preso atto di questa volontà e sostenuto la candidatura nei momenti salienti del percorso.
Come si ricorderà, i 10 Paesi europei, coordinati dall’Austria, hanno presentato l’iscrizione nella Tentative List dell’Unesco nel gennaio 2015 e presentato un corposo fascicolo di candidatura nel gennaio 2016, corredato dalle risultanze di anni di studio. Dal punto di vista scientifico il percorso è stato seguito dall’Università Della Tuscia con i Professori Gialuca Piovesan e Alfredo Di Filippo.
L’iscrizione nella lista del patrimonio mondiale è il riconoscimento di un lungo lavoro di conservazione e di studio che i Parchi italiani fanno dimostrando che con un lavoro di squadra e di rete si possono raggiungere risultati importanti.
“Voglio esprimere la mia soddisfazione – sottolinea il presidente del Parco Antonio Carrara – per il risultato raggiunto. Abbiamo perseguito con determinazione un obiettivo che lungo il percorso, in qualche momento, sembrava impossibile da conseguire. E’ il riconoscimento a un lavoro di una squadra molto ampia che viene da lontano. Tre anni fa, ho raccolto il testimone di un lavoro di studi e di relazioni con la determinazione di finalizzarlo. Oggi possiamo festeggiare, insieme a tutti coloro che ci hanno lavorato e ci hanno sostenuto, un traguardo raggiunto. Si tratta del primo inserimento di un sito naturale italiano per il suo valore ecologico e per l’Abruzzo del primo sito inserito nella lista del Patrimonio Unesco. Voglio ringraziare il personale del Parco che ha lavorato con costanza e passione all’obiettivo, i comuni e le comunità locali, a partire dalla Comunità del Parco, che con l’Ente hanno collaborato, gli attori locali coinvolti nel percorso di candidatura, la Regione Abruzzo, che su iniziativa del consigliere Berardinetti, ha condiviso la nostra iniziativa, L’Università della Tuscia con i professori Piovesan e Di Filippo per la consulenza scientifica, il Ministero dell’Ambiente che con La Direzione Protezione Natura nei passaggi più importanti non ha fatto mancare il proprio sostegno. Le foreste di faggio sono un elemento caratterizzante del nostro Parco per il grande valore che hanno per la conservazione della biodiversità, da oggi lo saranno ancora di più in una dimensione europea e mondiale”.

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SCHEDA

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ha guidato per conto del Ministero dell’Ambiente la procedura di candidatura a livello nazionale, con la consulenza scientifica dell’Università della Tuscia con il professore Gianluca Piovesan. In Italia, il processo di adesione è nato dal basso (bottom-up), fortemente voluto dagli enti gestori e dalle comunità locali. Le faggete selezionate per rappresentare stadi unici a scala continentale nei processi ecologici del’habitat faggeta vetuste ricadono in: Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise; Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi; Parco Nazionale del Gargano; Parco Nazionale del Pollino; Comuni di Soriano nel Cimino e Oriolo Romano.

Sebbene l’Italia detenga il maggior numero di siti UNESCO, solo 4 di essi hanno ottenuto il riconoscimento per gli aspetti naturali (legati all’importanza geologica o all’eccezionale bellezza naturale). Il riconoscimento UNESCO delle faggete rappresenta per l’Italia la prima iscrizione di un patrimonio naturale espressamente per il suo valore ecologico di rilievo globale. L’importanza per il nostro Paese è altresì accentuata dal fatto che ben 10 delle 63 faggete europee iscritte al Patrimonio dell’Umanità nel sito seriale transnazionale ricadono in Italia.

Il processo selettivo delle componenti del sito seriale è stato lungo e guidato da esperti scientifici a livello europeo, scaturendo dai risultati di molti anni di ricerche scientifiche. L’approccio usato è stato quello di scegliere i siti migliori (“Best of the best”) per importanza ecologica e conservazionistica, mantenendo al tempo stesso i migliori livelli di protezione (i.e. riserve integrali in parchi nazionali). Ogni sito dei 63 selezionati è stato aggiunto per la sua unicità biologica ed ecologica, come elemento caratterizzante di un aspetto della rete continentale, la cui diversità ecologica complessiva costituisce il Patrimonio vero e proprio da salvaguardare.

Il peso delle faggete italiane all’interno del sito seriale è dovuto all’unicità che esse rivestono a livello continentale: nel nostro Paese, infatti, sono presenti i faggi più vecchi d’Europa (600 anni), con un patrimonio diffuso sul territorio nazionale di alberi vetusti che superano 400-500 anni di età. Alcune delle nostre faggete, sebbene non provviste della stessa estensione spaziale, eguagliano in naturalità le faggete primarie dei Carpazi. Il nostro Paese ospita inoltre le componenti più meridionali del sito seriale, in aree che hanno rappresentato uno dei più importanti rifugi glaciali per la specie, e che ospitano genotipi unici, adattati a climi caldo-aridi (la cui conservazione è cruciale per comprendere l’adattamento all’attuale cambiamento climatico). Infine, alcune delle nostre faggete si distinguono a livello europeo per ospitare faggi tra i più alti d’Europa (45-50 m di altezza), e tra le faggete a maggior biodiversità arborea.

In questa rete transnazionale, a fianco del valore naturale, il faggio rappresenta una specie dall’alto valore simbolico e culturale, storicamente legata allo sviluppo dei popoli europei (l’etimologia del nome si riferisce ai frutti eduli, “phagein” ossia “mangiare” in greco; in inglese e tedesco “beech” e “buchen” si riferiscono alla parola “book”). Il faggio, con la sua ampia distribuzione, copre larga parte del territorio europeo, divenendo così un ecosistema dal valore simbolico per le politiche ambientali transnazionali. A livello locale, l’alto valore simbolico, storico e culturale di queste foreste è testimoniato dall’importanza a loro riconosciuta dalle popolazioni locali, che le hanno rispettate e conservate anche attraverso periodi storici meno fortunati (p.e. due guerre mondiali) e climatiche, fino a consegnarle a noi. Non a caso, tra i siti italiani proposti ricadono il più antico Parco Nazionale d’Italia (PN Abruzzo) e la prima Riserva Integrale d’Italia (Sasso Fratino nel PN Foreste Casentinesi, istituita nel 1959).

All’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sono stati individuati 5 nuclei di faggeta per una superficie complessiva di 937 ettari, afferenti ai demani Civici di Villavallelonga (valle Cervara), Lecce nei Marsi (Moricento), Pescasseroli (Coppo del Principe e Coppo del Morto), Opi (Cacciagrande). Tutti i siti ricadono all’interno di aree individuate come Riserva Integrale nella pianificazione della Legge 394/91 “Legge Quadro sulle Aree Protette” (corrispondenti alla categoria I dell’Unione internazionale per la conservazione della natura);

Il gruppo individuato si distingue per la sua elevata naturalità, caratterizzata da un mosaico di forme strutturali appartenenti a tutte le fasi del ciclo strutturale della faggeta, e per la sua collocazione geografica lungo il crinale principale dell’Appennino. I singoli siti si sviluppano in ambiente montano su calcari del mesozoico (ad eccezione della faggeta di Val Fondillo che poggia su Dolomia risalente al Lias inferiore). Le faggete candidate ospitano i faggi più antichi dell’emisfero settentrionale (560 anni) e la faggeta della Val Cervara è, attualmente, l’unico esempio conosciuto di foresta primaria in Italia;

Caratteristiche rilevanti di queste faggete sono l’elevato valore di necromassa, la struttura disetanea, l’assenza di interventi antropici, un livello complessivo di biodiversità elevato in funzione proprio della loro alta naturalità, la presenza di specie rare e caratterizzanti i siti complessi e di elevata naturalità. Naturalmente queste foreste ospitano anche specie appartenenti alla grande fauna come l’Orso marsicano, il lupo, cervi e caprioli, varie specie di Mustelidi (martora, faina ecc.), il rarissimo gatto selvatico;

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